domenica 21 giugno 2009

The orphanage ( Juan Antonio Bayona , 2007 )


Giudizio: 7/10
Thriller e fantasmi


Opera prima di Juan Antonio Bayona (sotto la rassicurante egida di Guillermo Del Toro) che si presenta in modo inequivocabile come l'archetipo di film intriso di suspanse e di tensione che riesce a far meno in maniera totale di urla, sgozzamenti, cigolii sinistri , musiche algide e immagini disturbanti.
Lo si capisce subito, dall'inizio, a cosa si andrà incontro : già l'incipit del film ha qualcosa di cupo, doloroso e angosciante, dominato da quella villa che sembra uscita da un film di Sam Raimi.
Laura ( una grandiosa Belen Rueda, totale dominatrice del film) , il marito e il loro piccolo figlio (adottato e sieropositivo inconsapevole) vanno a vivere nella dimora che un tempo fu la sede dell'orfanotrofio dove la stessa Laura visse fino alla adozione : lì decidono di riaprire la casa come centro di accoglienza per bambini; i loro progetti naufragano allorquando il piccolo sparisce in maniera misteriosa e a nulla servono le ricerche delle autorità e fatte in proprio dai genitori, fino a quando piccoli indizi sparsi e strane presenze aprono un inquietante spiraglio.
Da questo momento il film procede in una sorta di paralellismo divergente: la vita reale con l'angoscia per la perdita del fanciullo e la vita dei fantasmi (apparentemente con grande spirito di vendetta), delle paure, dei rimorsi , delle colpe e dei soprusi sommersi sotto la melma del tempo che sembrano però portare un lampo di speranza nella madre disperata; indubbiamente in certi momenti la storia presta un po' troppo il fianco a ovvietà e stereotipi (la scena con Geraldine Chaplin sembra uno di quei programmi abitati da improbabili ricercatori di fantasmi e spiriti malvagi) , ma la figura di Laura riesce sempre a ricondurre tutto sul binario giusto, senza essere a sua volta ovvia, nel rappresentare i sensi di colpa e i tumulti dell'anima lacerata.
Nel drammatico e incalzante finale ricco di pathos troppe cose verranno a galla, troppe verità si sveleranno, ma quello che si impone è sempre lo spirito leggero della psiche anche quando fa a pugni pesantemente con il mondo reale; il finale emoziona pesantemente e scalfisce anche chi si ammanta di scorza dura come l'ebano , dando al film intero un senso di compiuto dipinto di angosciosa rassicurazione.

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