Giudizio: 8.5/10
Capolavoro Kolossal
Non poteva riuscire meglio l'omaggio di Zhang Yimou all'arte wuxia: un kolossal in tutti i sensi , bellissimo, colorato, danzato, commovente. Ambientato nella Cina preimperiale del III secolo AC, narra la storia di uno spadaccino prodigioso e invincibile (un ritrovato Jet Li, finalmente) che sgomina , a suo dire, tutti i più pericolosi potenziali sicari del futuro Imperatore ed unificatore della Cina ( il re Qin), ma quest'ultimo ricevendolo in udienza sa che le cose sono andate diversamente (come non pensare a Rashomon....).
E' la storia agli albori della Cina moderna ed i suoi eroi ciò che canta il regista, quasi a cercare una identità difficile da trovare per un paese così grande e sterminato; ed è la storia del coraggio, della fedeltà e dell'onore di quegli eroi che fecero dell'arte wuxia uno stile di vita.
I combattimenti a colpi di spada sono stupefacenti, autentiche danze intrise di colori e simboli cari alla cultura orientale, disegnati nella loro plasticità con una capacità tecnica che lascia allibiti. Tutto è danza e movimento, tutto è colore che avvolge e stimola i sensi.
Ma sarebbe sbagliato considerare bello il film solo per la sua enorme qualità stilistica e formale; dalla storia degli eroi spadaccini emerge un grande messaggio morale: la lotta alla tirannia, la ricerca dell'unità e della prosperità del paese, l'onore da salvare sempre, il rispetto doloroso delle leggi, la verità assoluta che non esiste, l'amore che unisce anche nel dolore.
Zhang si avvale , come ogni kolossal che si rispetti, del meglio che la cinematografia di Cina ed Hong Kong offrono: dalla fotografia del grande Cristopher Doyle al già citato Jet Li ,da Maggie Cheung a Tony Leung, dal coreografo Ching Siu-tung al bravissimo Chen Dao-ming nel ruolo del Re Qin, a dimostare una volta tanto che anche con budget sterminati si può fare grande cinema d'autore.
E' la storia agli albori della Cina moderna ed i suoi eroi ciò che canta il regista, quasi a cercare una identità difficile da trovare per un paese così grande e sterminato; ed è la storia del coraggio, della fedeltà e dell'onore di quegli eroi che fecero dell'arte wuxia uno stile di vita.
I combattimenti a colpi di spada sono stupefacenti, autentiche danze intrise di colori e simboli cari alla cultura orientale, disegnati nella loro plasticità con una capacità tecnica che lascia allibiti. Tutto è danza e movimento, tutto è colore che avvolge e stimola i sensi.
Ma sarebbe sbagliato considerare bello il film solo per la sua enorme qualità stilistica e formale; dalla storia degli eroi spadaccini emerge un grande messaggio morale: la lotta alla tirannia, la ricerca dell'unità e della prosperità del paese, l'onore da salvare sempre, il rispetto doloroso delle leggi, la verità assoluta che non esiste, l'amore che unisce anche nel dolore.
Zhang si avvale , come ogni kolossal che si rispetti, del meglio che la cinematografia di Cina ed Hong Kong offrono: dalla fotografia del grande Cristopher Doyle al già citato Jet Li ,da Maggie Cheung a Tony Leung, dal coreografo Ching Siu-tung al bravissimo Chen Dao-ming nel ruolo del Re Qin, a dimostare una volta tanto che anche con budget sterminati si può fare grande cinema d'autore.
All'epoca mi fece incazzare. Bello ok, bellissimo. Colorato sì. Coloratissimo. Ma ad un certo punto, guardando un primo piano di uno spadaccino intento a volteggiare etereo, mi accorsi che sulla faccia mancava il sudore.
RispondiEliminaE mancava pure al film. Non l'ho più rivisto.
Medesimo discorso per il successivo "La foresta dei pugnali volanti".
Confrontali con l'ottimo "La tigre e il dragone" di Ang Lee: qui gli omini volanti si scaracollano giù da tetti e precipizi, ma pulsano, fremono. E sudano ovviamente... :D
Sono ancora curioso di vedere Hero, se non altro per la fotografia...
RispondiEliminaOT:
Caro blogger,
anche questo film era candidato agli Oscar, del 2003 però...