mercoledì 21 ottobre 2009

Mother ( Bong Joon-ho , 2009 )


Giudizio: 9.5/10
Ancora un capolavoro

Ritorna sui suoi passi Bong , facendoci respirare nuovamente ambientazioni e suggestioni da "Memories of murder" e non solo perchè piazza la sua storia in una Corea provinciale, lontana
dalla scintillante Seoul o perchè anche qui sprizza un certo astio nei confronti della polizia inefficiente, ma soprattutto perchè il clima che si respira all'interno del film è il medesimo del capolavoro che ha reso Bong famoso e giustamente osannato come uno tra le colonne portanti del nuovo cinema coreano.
Anche stavolta possiamo definirlo un thriller dal punto di vista strutturale stretto, di fatto è un'opera piena zeppa di situazioni da tragedia greca.
Do-Joon è un giovanotto ritardato che vive con la mamma premurosa e protettiva, il loro rapporto è di quelli che farebbero la felicità di schiere di strizzacervelli, lo intuiamo subito e ne abbiamo drammatica conferma nel procedere. Quando il giovane viene accusato e incarcerato per l'omicidio di una giovane, in totale assenza di prove reali, la mamma (che non sapremo mai come si chiama, ma c'è una ragione) si improvvisa detective con l'aiuto di un amico scapestrato del figlio di cui lei , prima d'ora aveva scarsissima fiducia.
Con una serie di eventi che si rincorrono, piccoli indizi scovati con tecniche investigative non certo da RIS, capovolgimenti di situazioni chiare, improvvisamente divenute confuse, arriverà (forse ) alla verità e allo scagionamento del figlio, grazie anche all'immancabile incapacità della polizia: tutto ciò però avrà un prezzo altissimo.
Anche qui Bong sparge dapprima certezze, quindi dubbi e conclude con enorme tristezza e amarezza in un finale splendido, dopo avere, con lucidità e durezza, descritto un rapporto madre-figlio pieno di problematiche, tenuto insieme dall'amore, dalla rabbia , da segreti e dalla fusione dei destini personali. L'immagine della donna, privata addirittura del nome nel film, è l'archetipo della Madre intesa dal punto di vista biologico, spirituale, sacrificale, colei che saprà intraprendere qualsiasi strada pur di proteggere il figlio (drammaticamente stupenda la scena in cui lei, che ormai sa la verità, va ad incontrare il poveraccio che ha preso il posto del filgio come accusato del delitto). Poche volte sullo schermo abbiamo assistito a figure così epicamente belle e indimenticabili nell'interpretazione del ruolo di madre.
Anche stavolta il finale è amaro, nero come il carbone, impregnato di rimpianto e di sfiducia.
La bravura tecnica di Bong fa il resto: un film che tratta un tema così tragico e coinvolgente è svolto con una classe e una incisività che rimangono a lungo stampate negli occhi, tutto presentato con una semplicità disarmante che , sempre, risulta essere la vera arma in più dei fuoriclasse.
Ci illudiamo di sperare che nessuno osi privarci nuovamente di potere assistere nelle nostre sale ad un film così bello e tosto, sarebbe un peccato mortale.

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