giovedì 22 ottobre 2009

Muoi ( Kim Tae-kyung , 2007 )


Giudizio: 6/10
Leggende e maledizioni

Come sappiamo, il cinema orientale attinge a piene mani alle tradizioni popolari e alle leggende per usarle come ispirazione per i numerosi thriller che da anni ormai sforna a ritmo industriale.
Alla carrellata si aggiunge la leggenda di Muoi, giovane donna amata da un pittore e morta atrocemente dopo che la fidanzata tradita scopre la tresca.
A questa leggenda e alla maledizione ad essa legata si interessa la scrittrice Yon-hee, in crisi di ispirazione dopo il successo ottenuto con un libro scandalistico, recandosi in Vietnam dove è conservato un ritratto della fanciulla che è intimamente legato alla leggenda. Qui le farà da guida la sua amica Seo-yon, che ha lasciato la Corea e che è una delle discusse protagoniste del romanzo della scrittrice.
Il film prenderà la piega tipica delle ghost story, con un finale che stravolge le certezze acquisite e che offre una sorprendente circolarità a tutto il racconto.
Non brilla certo di originalità il soggetto, con richiami chiarissimi a certa letteratura che vede il "ritratto maledetto" al centro delle vicende, così come molti sono i punti di contatto con la filmografia di genere coreana , però il film ha una sua identità precisa , scavando nel doloroso e pregno mondo delle colpe, dei torti subiti, della vendetta e del rancore, tratteggiando soprattutto il tormentato rapporto tra le due protagonista non immune da certi ammiccamenti omosessuali , vero asse portante della storia, al punto che in certi momenti il film vira verso il melodramma, abbandonando i forse troppo abusati scricchiolii di porte, respiri ansimanti, apparizioni orrorifiche, sogni agghiaccianti e urletti vari.
Il vero punto di forza del film sta in una regia molto curata, elegante a tratti addirittura raffinata con ambientazioni ben studiate , che evita il ridondante che strizza l'occhio, con colori ben dosati , riprese azzeccatissime e una fotografia molto bella. Un film insomma che si lascia vedere piacevolmente e che aggiunge il suo contributo senz'altro valido alla cinematografia coreana di genere. Vero che la tensione e la suspance sono spesso più costruite che reali, ma lo studio psicologico delle protagoniste unito alla vivisezione del loro rapporto complesso danno comunque al film un tocco di inquietudine.

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