martedì 26 gennaio 2010

Blind shaft ( Li Yang , 2003 )

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Storia di disperazione e cattiveria

Lucidissimo esempio di neorealismo in stile cinese, l'opera prima di Li Yang ha vissuto notevoli traversie con la dura censura di Pechino fino a quando l'entusiastica critca mondiale non la ha elevata ad una delle maggiori espressioni della  nuova cinematografia orientale.
Song e Tang , animati da diverso furore, escogitano un sistema agghiacciante per fare soldi: uccidono in miniera dei loro compagni di lavoro , fingendo un incidente e riscuotono l'indennizzo spacciandosi per parenti della vittima. L'uno cinico e amorale , l'altro spinto dalla necessità di procacciare denaro per mantenere il figlio agli studi, si muovono nel sottobosco umano delle provincie del nord della Cina, popolato da disperati alla ricerca affanosa di un lavoro. Il loro occhio malevolo cade su un giovanotto sprovveduto e sperduto che cerca lavoro per mandare i soldi a casa e sostenere gli studi della sorella, essendo il padre partito per lavoro a sua volta e mai più ritornato.
Il progetto delittuoso viene pianificato: trovano lavoro in una miniera, imbrogliano il direttore dei lavori spacciando il ragazzo come nipote di Song, carpiscono la fiducia dell'ingenuo ragazzo che cercano di avviare alla vita tra consigli e incontri nei bordelli, e quando l'ora X arriva un fato maldestro (o chi per lui) rovescia totalmente la vicenda, portando ad una conclusione che sta agli antipodi rispetto a quella immaginata e beffardamente rappresentata dalla grigia fumata che esce dall'inceneritore, ultima immagine del film.

Utilizzando uno stile sobrio, secco, essenziale, Li descrive una parabola umana dalle fortissime tinte realistiche calata in un ambiente sociale sconquassato da cambiamenti troppo rapidi e radicali da poter essere assorbiti senza  lasciare tracce di disperazione, in una società come quella cinese (soprattutto rurale) da una parte troppo tradizionalista e arretrata e dall'altra offuscata dall'idea dell'arricchimento ad ogni costo pur di mantenere degli standard di base. La ricerca ostinata del denaro per Song ed il giovane malcapitato è propedeutica al mantenimento delle attività scolastiche dei loro cari, esigenza basilare che con il nuovo corso cinese è divenuta fonte di spese.
Ma il film non vive solo dell'importante aspetto sociale; in questo mare magnum di difficoltà, disperazione e anelito al guadagno, l'occhio del regista si posa anche sull'animo umano e al suo modo di confrontarsi con questa realtà: cinismo, strisciante solidarietà, rigurgiti di onestà emrgono qua e la' nel racconto uniti ad una certa disillusione derivata da un percorso sociale troppo travagliato che cerca di sposare socialismo e capitalismo.
Ma, soprattutto, il film acquisisce grandi meriti nella descrizione puntuale e precisa della realtà quotidiana, fatta di cunicoli sotterranei, laide baracche, abiti sporchi e mercati brulicanti ripresi da una telecamera sempre attenta e discreta, capace di avvolgere e attirare chi guarda; come detto e ripetuto tante volte , in alcuni momenti si ha l'impressione di essere in un film di Rossellini o De Sica trasportato nel tempo e nello spazio, tanto toccante e dura sa essere la descrizone della realtà.

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