domenica 24 gennaio 2010

Green snake (Tsui Hark , 1993)

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Rivisitazioni cinematografiche

Fantasy e sensualità

Lo spunto è quello di una famosa leggenda cinese, il risultato è un classico film  fantasy ricco di pieghe e di sinuosità che ne fanno un lavoro affascinante e  piacevolissimo.
White e Green sono due serpenti, solitamente esemplificazione del male in tutte le latitudini e relegioni, che ricevono il dono di poter assumere sembianze umane sotto forma di due sorelle , grazie alla magnanimità del monaco Fa-hai, custode della parola del Buddha.
Le due sorelle, finalmente dalle sembianza umane, si insinuano nella vita del villaggio, riuscendo a celare le loro ricadute rettili che le trasformano fugacemente nelle forme originali.
White ammalia col suo fascino il giovane maestro Hsui Xien grazie alla sua maggior quota di "umanizzazione" che la porta a provare sentimenti, Green invece è ancora troppo grezza come "umana" , ma vorrebbe essere come la sorella; inevitabile la gelosia, i tentativi insinuanti di sedurre il giovane preso tra due fuochi e in un crescendo finale una sorta di resa di conti tra bene e male, uomo e dio, religione e tormenti umani, con omini volanti e wuxia sullo sfondo.

Tsui Hark dirige magnificamente questo film coloratissimo, ricco di effetti speciali, da cui emerge un clima fiabesco ben sostenuto dal commento musicale, ma soprattutto dominato da un erotismo e da una sensualità straripanti , emblema della caducità umana contrapposta al rigore della religione che aborrisce la tentazione delle carni. Il risultato è una storia romantica e drammatica, seppur dipinta da fantasy con il dominio assoluto di Joey Wang nel ruolo di White e Maggie Cheung in quello di Green, bellissime, conturbanti , ammalianti, assolutamente a loro agio nel ruolo di tentarici peccaminose e al contempo tragicamente affamate di umanità con tutti i sui sentimenti, pianti, tormenti e sorrisi. E' veramente un film in cui le due protagoniste, soprattutto la Cheung più serpente che umana, sono un assoluto valore aggiunto capaci di infondere quella allegra e ingenua sensualità fatta di movimenti lenti e sinuosi , di danze ancheggianti e di sguardi languidi.
Più prosaicamente tutta la storia vuole essere una specchio della condizione umana, ondeggiante tra i suoi conflitti terreni e il suo anelito alla salvezza dello spirito, in cui la forza "carnale" è in grado di poter insinuarsi in ogni angolo dell'animo e creare quel travaglio interno che diviene sussulto morale.

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