venerdì 8 gennaio 2010

Lost indulgence ( Zhang Yibai , 2008 )


*****
Gambe , seduzione e fragilità familiare


Convincente prova del regista cinese Zhang Yibai che con questo lavoro dimostra grandi doti di narratore, sensibilità da vendere e capacità visive notevoli. Il film, superati i problemi iniziali di censura in Cina ha avuto anche una buona accoglienza in Occidente, pur rimanendo relegato nei festival specializzati.
La storia si apre con un incidente stradale in cui Wu Tao, tassista e la provocantissima passeggera Su Dan finiscono nello Yangtze; lui non verrà ritrovato, lei subirà dei gravissimi danni ad una gamba.
La moglie del tassista ed il figlio si prenderanno cura della ragazza accogliendola in casa loro e mentre Li (la moglie) cercherà di farsi una ragione dell'accaduto , il ragazzo Xiao-Chuan continuerà a credere che il padre sia in vita ancora, solo disperso; di pari passo una ambigua e insinuante attrazione lo porterà verso Su Dan, di cui spierà le lunghissime e bellissima gambe cinte da calze a rete colorate con corredo di vistosissime scarpe, nonostante il fissatore esterno che la ragazza si porta dietro. Una bellissima scena in cui il giovane mostra un suo modellino che tiene nascosto che appare come una sorta di proiezione della sua vita, abitato da statuine raffiguranti persone reali, suggella una complicità sottilmente erotica che accompagnerà il resto del film. Rimane nell'aria cosa sia successo quella sera col taxi e quando Xiao-Chuan cercherà di indagare , siamo proiettati verso un finale che si tinge di irrisolto e di incompleto.
La figura del padre ,...
che vediamo solo in poche scene, aleggia con un certo carisma su tutto il film , risultando, alla fine , come il vero motore trainante della storia.
Una vicenda ordinaria che si eleva a descrizione della fragilità dei rapporti familiari, ottimamente esplicata con la dichiarazione al silenzio e al segreto fatta dal ragazzo alla madre, una volta che (forse) ha scoperto la verità; verità che a dire il vero appare chiara a tutti sin da subito, una volta tratteggiati i protagonisti della vicenda.
Indubbiamente il dinamico rapporto tra il ragazzo e Su Dan risulta uno degli aspetti più interessanti del film, condito da un appena celato erotismo, complicità, dolore e anche delusione e rabbia.
Una parabola insomma sulle relazioni interpersonali , troppo spesso intrise di falsità e di difficoltà , resa con grande leggerezza e senso di fatalismo e nobilitate da una regia molto bella e contenuta ,fatta soprattutto di immagini statiche che danno ancora più risalto alla ricchissima emotività che permea il film.
Bravissime le due interepreti donne: Karen Mok, splendida e seducente pur con la ferraglia conficcata nelle carni, conferma la sua grandissima capacità di riempire lo schermo e Wenli Jiang nel ruolo della moglie, stupenda nel suo ruolo carico di frustrazione e di dolore.
Sicuramente uno dei più bei film provenienti dalla Cina degli ultimi anni.

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