sabato 9 gennaio 2010

Two lovers ( James Gray , 2008 )


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L'amore che sa fare male


Ritorna a descrivere il suo ambiente preferito James Gray, quello della New York di Brighton , popolata da ebrei che già splendidamente aveva disegnato in Little Odessa, il suo film più bello. Questa volta abbandona però il thriller per dedicarsi ad un dramma sentimentale che in alcuni momenti si tinge si thriller se non altro per la sottile tensione che si affaccia e per la costruzione degli eventi.
Leonard, giovane appena emerso da una drammatica storia d'amore che lo ha svariate volte portato al tentato suicidio, si trova all'apice di un triangolo amoroso con Sandra, la figlia di un socio in affari del padre, ragazza irreprensibile e molto premurosa con lui e Michelle, una ragazza inquieta, nevrotica e invischiata in una storia amorosa con un uomo sposato, di cui non vede una conclusione tranquillizzante.
Leonard oscilla tra le due donne e capiamo subito che la situazione non porterà a nulla di buono, troppo fragile e inquieto è lui e troppo diverse sono le due.
Quando la scelta eroica sembra fatta, il finale ci condurra dritti dritti nel baratro emotivo e ad una conclusione nerissima, lontana anni luce dagli happy end cui certo cinema americano ci ha cronicamente abituato.

Quella che può all'apparenza sembrare una normale storia d'amore tribolata, diventa invece il pretesto per una osservazione profonda delle fragilità umane, delle dinamiche familiari, di due mondi inquieti che si incontrano, si attraggono ma non si concilieranno mai; tutta l'ambientazione del film è bellissima, una sorta di guscio all'interno del quale ribolle l'animo umano con le sue emozioni e i suoi drammi; un intimismo che diviene linguaggio universale nel momento in cui il regista va a scavare senza pudore alcuno nel profondo dei personaggi, lasciando cadere veli e barriere, mettendoci davanti il sentimento dell'amore in tutti i suoi aspetti, anche quelli devastanti senza usare mezze misure ipocrite o sdolcinati imbonimenti.
Gray disegna con bravura notevole i personaggi di Leonard e di Michelle, verso i quali si prova subito quella strana simpatia che le persone erose dagli eventi della vita infondono, torna a decrivere una famiglia nel suo interno , come fece in Little Odessa, presentandone le sottili e striscianti problematiche interne; ma soprattutto , finalmente, assistiamo ad un film che parla d'amore, privo di orpelli e di patine a tinte più o meno pastello: qui l'amore sa essere distruttivo, sa infondere rabbia e cattiveria e può segnare la vita di una persona, come intuiamo in una scena finale bellissima.
Ottima la prova di Phoenix, sempre molto calato nel personaggio e assolutamente credibile e della Paltrow che sa dare sostanza alle nevrosi e alla fragilità di Michelle.

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