Tsukamoto fuori dai suoi canoni
Uno Tsukamoto assolutamente irriconoscibile, almeno nella forma, quello che dirige questo thriller: svolgimento quasi canonico, abbandono del cyberpunk e dell'underground dei precedenti lavori, fascinoso ricorso ad un colore elegantissimo e ben maneggiato, tutte impronte stilistiche che finora il regista aveva rigorosamente evitato; anzi fa di più, ambienta il suo thriller ai primi del Novecento, facendo sfoggio di costumi ed ambienti quasi sofisticati.
Nulla toglie però, e questo è un ulteriore merito del regista, al prodotto finito, che se non possiede la dirompente e conturbante forza consueta, rimane pur sempre un film bello e girato magnificamente e che comunque tra le pieghe nasconde furtivamente tutta la capacità visiva di Tsukamoto.
In una bellissima casa immersa in un parco vive Yukio con la moglie Rin e i genitori di lui, annesso alla casa c'è l'ambulatorio dove il giovane svolge la professione medica; sembra un quadro perfetto, se non fosse che Rin sembra soffrire di amnesia legata ad un evento drammatico che le ha sterminato la famiglia e, in rapida successione, i genitori di lui muoiono in maniera a dir poco strana; il colpo definitivo sul tranquillo quadro familiare lo da un intruso dalle fattezze identiche a Yukio che scaraventa quest'ultimo in un pozzo e ne assume l'identità. Questo evento porterà a galla verità celate che si riveleranno di pari passo col crescere della tensione e che troveranno parziale soluzione in un finale che tende a ribaltare tante certezze e nel contempo a lasciare amari interrogativi.
Il topos dei gemelli separati alla nascita popola una notevole fetta del cinema di tutti i tempi e qui Tsukamoto lo tratta senza giudizi morali, ma solo descrivendo come due esistenze possano essere tanto diverse se soltanto le si calano in situazioni opposte e come possano tornare ad incrociarsi con effetti devastanti. Sembra più interessato all'aspetto sociale della vicenda e alla fusione e repulsione di identità che si mescolano producendo una omegeneizzazione letale , al punto che, per un breve momento, siamo quasi tentati di credere che i gemelli altro non siano che due personalità dello stesso soggetto. Nello scontro che ne deriva non ci saranno vincitori, solo sconfitti e anzi Yukio sembra quello che ne subisce i danni maggiori.
Il tema della colpa è strisciantemente presente: la colpa di Rin che stanca di aspettare il gemello di Yukio si sposa con quest'ultimo, dopo aver capito che non è lui, la colpa di Suketichi, il gemello, che non torna da Rin come promesso, la colpa di Yukio che viene meno alle sue prerogative di medico e quella immensa dei genitori che abbandonano Suketichi solo per causa di una strana voglia su una gamba. La colpa porta la vendetta o l'accettazione di essa , e comunque cambia i destini dei protagonisti.
La regia di Tsukamoto è bella , a tratti elegante e dimostra in maniera inconfutabile come questo ex piccolo artigiano della celluloide possegga del talento smisurato.
Nulla toglie però, e questo è un ulteriore merito del regista, al prodotto finito, che se non possiede la dirompente e conturbante forza consueta, rimane pur sempre un film bello e girato magnificamente e che comunque tra le pieghe nasconde furtivamente tutta la capacità visiva di Tsukamoto.
In una bellissima casa immersa in un parco vive Yukio con la moglie Rin e i genitori di lui, annesso alla casa c'è l'ambulatorio dove il giovane svolge la professione medica; sembra un quadro perfetto, se non fosse che Rin sembra soffrire di amnesia legata ad un evento drammatico che le ha sterminato la famiglia e, in rapida successione, i genitori di lui muoiono in maniera a dir poco strana; il colpo definitivo sul tranquillo quadro familiare lo da un intruso dalle fattezze identiche a Yukio che scaraventa quest'ultimo in un pozzo e ne assume l'identità. Questo evento porterà a galla verità celate che si riveleranno di pari passo col crescere della tensione e che troveranno parziale soluzione in un finale che tende a ribaltare tante certezze e nel contempo a lasciare amari interrogativi.
Il topos dei gemelli separati alla nascita popola una notevole fetta del cinema di tutti i tempi e qui Tsukamoto lo tratta senza giudizi morali, ma solo descrivendo come due esistenze possano essere tanto diverse se soltanto le si calano in situazioni opposte e come possano tornare ad incrociarsi con effetti devastanti. Sembra più interessato all'aspetto sociale della vicenda e alla fusione e repulsione di identità che si mescolano producendo una omegeneizzazione letale , al punto che, per un breve momento, siamo quasi tentati di credere che i gemelli altro non siano che due personalità dello stesso soggetto. Nello scontro che ne deriva non ci saranno vincitori, solo sconfitti e anzi Yukio sembra quello che ne subisce i danni maggiori.
Il tema della colpa è strisciantemente presente: la colpa di Rin che stanca di aspettare il gemello di Yukio si sposa con quest'ultimo, dopo aver capito che non è lui, la colpa di Suketichi, il gemello, che non torna da Rin come promesso, la colpa di Yukio che viene meno alle sue prerogative di medico e quella immensa dei genitori che abbandonano Suketichi solo per causa di una strana voglia su una gamba. La colpa porta la vendetta o l'accettazione di essa , e comunque cambia i destini dei protagonisti.
La regia di Tsukamoto è bella , a tratti elegante e dimostra in maniera inconfutabile come questo ex piccolo artigiano della celluloide possegga del talento smisurato.
L’ho visto quando era uscito (al festival di Venezia!), mi ricordo proprio quei colori così forti e accesi che ben si sposavano con l’atmosfera morbosa e il tema del doppio.
RispondiEliminaHai ragione, Tsukamoto è sempre un regista interessante (anche se personalmente non ho apprezzato più di tanto il recente “Nightmare detective”).