lunedì 1 marzo 2010

El secreto de sus ojos ( Juan Josè Campanella , 2009 )

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Occhi che parlano e grandi passioni

E' un noir sui generis, ricco di passioni e melanconia , questo lavoro candidato all'Oscar come miglior film straniero. Una storia che corre su 25 anni, che volge spesso lo sguardo indietro e in cui due storie d'amore, diversissime tra loro, trovano l'epilogo.
Esposito è assistente del Pubblico Ministero a Buenos Aires e quando viene chiamato sulla scena di un delitto brutale , intuiamo subito che per lui non sarà una pratica come le altre; rimane enormemente colpito dalla sofferenza e dal dolore del giovane marito, scorre le foto della defunta tra le quali è colpito da un uomo che figura in tutte e negli occhi del quale sembra leggere qualcosa di insano. L'indizio è valido, e dopo una ricerca condotta anche con mezzi poco canonici, l'assassino è catturato.
Nel frattempo la vita di Esposito viene in modo inesorabile segnata dalla presenza di Irene , segretaria del Pubblico Ministero per cui lavora: una storia d'amore sottaciuta, silenziosa, fatta di sguardi , che rimarrà sottotraccia per 25 lunghi anni.
Ritroviamo all'inizio del film Esposito ingrigito e in pensione che pensa di scrivere un romanzo su quell'omicido che tanto lo appassionò; nel frattempo l'assassino, con manovre titpiche da Argentina anni 70-80, è stato liberato, essendosi dimostrato buon spione ed infiltrato e  ha avviato la sua vendetta che porterà Esposito al trasferimento e alla separazione da Irene in una scena da tipico melò anni 50.
Quando Esposito tornerà da Irene ,ormai in pensione ,oltre al legame neppure troppo inconfessato che prova per lei, è fermanete intenzionato a scoprire se giustizia è stata fatta su quel caso.
In un finale a doppio binario le due storie d'amore avranno pace: l'una nel nulla più totale, come deve essere la vendetta per un assassinio, l'altra in un incrocio di sguardi radiosi celati al fine ditero ad una porta chiusa.
Tutto il film è pervaso di un clima nostalgico-melanconico e si muove tra ampi flashback ben strutturati e coerenti, vive di un intimismo doloroso, soprattutto per la figura del marito della vittima e di un senso di incompiuto quale solo una storia d'amore silenziosa e sofferta può offrire.
Campanella dirige il film con mano decisa , imprimendo un ritmo buono per tutta la durata, anche nei momenti più rallentati, facendo largo ricorso ad una buona dose di umorismo ben riuscito e trova, in un bellissimo finale, una soluzione all'anelito di giustizia che aleggia perennemente.
Le due scene finali risultano molto belle e cariche di di pathos: da una parte l'assassino stupratore che implora che gli si rivolga la parola almeno, per farlo emergere da quel nulla totale che deve essere la sua pena; dall'altra la porta dell'ufficio di Irene che si chiude a impedire la vista e l'ascolto di quanto già gli occhi avevano efficacemente detto.
Un film di grandi passioni insomma , che riesce quasi a commuovere, soprattutto nei momenti in cui si guarda alle spalle, lasciando quel senso di agrodolce venato di intima mestizia.

5 commenti:

  1. Sì. Occhi, passato e passioni.
    E commuove.

    Ps_ però agli Oscar del miglior film straniero tifo ovviamente per "Il Profeta"...

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  2. Ne parlano tutti benissimo, spero di riuscire a vederlo presto...

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  3. Vorrei ricordare la figura di Pablo Sandoval, l'impiegato dalla battuta pronta, l'amico di una vita, alcolizzato, e indifeso nella vita, anche per lui un'interpretazione che vale la visione.

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  4. Gli attori son tutti fantastici e debbo aggiungere che ripensandoci qualche tempo dopo, il film è di quelli che fa centro.

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  5. Le vostre valutazioni mi incoraggiono nella visione; ero molto curioso di vedere un film che ha sbancato all'Oscar e di cui però è riconosciuta una dose di validità derivante dal fatto di essere cinema d'autore. Vi farò sapere.

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