lunedì 15 marzo 2010

La promessa dell'assassino (David Cronenberg , 2007)

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Mafia russa e questione etica

Uno sgozzamento in grande stile e in primissimo piano, una giovane ragazza in un lago di sangue che sta partorendo e, in ultimo, un neonato ancora ricoperto di sangue e liquido amniotico: questi i tre quadri di apertura che fungono da prologo del film di David Cronenberg, dimostrando in maniera netta quello che è ancora l'interesse spasmodico del regista per i corpi e la carne.
L'incipit non fa altro che creare subito un clima cupo e tetro che si stende su tutto il film, un noir potente e bello, che trova proprio nell'atmosfera inquitante il suo punto di forza.
Anna , l'ostetrica che fa nascere il neonato, strappandolo alla morte della giovane madre, trova nella borsa di quest'ultima un diario e una flebile traccia per poter risalire all'identità della ragazza.
Il sottilissimo filo la porta dritta nella bocca del lupo: un ristorante gestito da un sanguinario capo della mafia russa dall'apparenza bonaria e rassicurante , padre di un figlio, Kirill, che mostra subito l'inadeguatezza al ruolo di erede degli affari del genitore, nonostante la rassicurante e protettiva vicinanza di Nkolaj, uno sgherro tuttofare che, si intuisce, è anche l'oggetto delle sue brame criptogay. Il diario che la donna ha trovato è una importante prova delle turpitudini che i mafiosi russi perpetrano nei loro traffici di schiavi umani ed una volta giunto nelle mani del patriarca gli eventi precipitano inevitabilmente.
Ennesimo episodio di uomini descritti nella loro malvagità e nella loro crisi di coscienza, in cui tutti hanno di che nascondere e di che raccontare, magari con vasti tatuaggi sul corpo, in cui la figura di Nikolaj si erge ad emblema della tragicità, sapientemente nascosta sotto il glaciale  comportamento dell'uomo, il cui ruolo impone una dolorosa amoralità.
Cronenberg è regista che sa estremizzare ogni aspetto che capita sotto il suo occhio attento, e qui la disamina della mafia russa e dei suoi metodi barbarici, i rapporti interpersonali che si instaurano, l'annientamento della persona, splendidamente descritto nella cerimonia di iniziazione di Nikolaj, è spietata e precisa, così come il tragico ed "edipico" rapporto padre-figlio è sviscerato con violenza e il presunto codice d'onore dei mafiosi russi è ostentato fino a dimostrarne l'assoluta assenza di etica.
E poi il ricorrere ancora al linguaggio corporeo, un corpo che diviene lavagna dove si racconta la storia dell'uomo grazie al sovrapporsi di tatuaggi è quanto di più cronenberghiano possa esistere, disegni che sono cicatrici di una vita fatta di violenza e di sconfitte, una macabra carta di identità insomma, magnificamente esposta da Nikolaj in una epica scena di lotta, sangue e membra nude in una sauna.
Sorprende questo noir del regista canadese, che mostra la sua grandezza muovendosi benissimo in un genere che non gli appartiene, raggiungendo un risultato anche superiore al pur bello History of violence, grazie soprattutto ad una regia a fortissimo impatto.
Ottime le prove degli attori: Viggo Mortensen, grandioso nella sua glacialità da cui fa trasparire pochissimo, Vincent Cassel a suo agio nel ruolo dell'inaffidabile ma debole Kirill, Naomi Watts in quello di Anna che ben si adatta ad occhio indiscreto su un mondo degradato ed infine, ma probabilmete il migliore, Armin Mueller-Stahl che cela la sua ferocia dietro un volto rassicurante.

4 commenti:

  1. molti mi criticano per questo, ma io non sono mai stato un fan sfegatato di cronenberg...forse anche per questo questa sua svolta "realistica" e quasi noir mi ha particolarmente affascinato, e mi ha fatto apprezzare sia questo film che il precedente history of violence...da storia del cinema la sequenza nel bagno turco...

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  2. Credo che Cronenberg sia uno dei registi più difficili e al contempo affascinanti della moderna cinematografia, per cui non mi stupisco che possa non esaltarti. Sicuramente però i suoi film hanno una potenza visiva dirompente che accompagna sempre le situazioni estreme che piacciono tanto al regista.

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  3. La sequenza nel bagno turco mi rimarrà impressa a vita. Ma anche tutto il film devo dire...tant'è che l'ho visto tre volte e non ho di certo finito...

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  4. Vero Alessandra,è una delle scene più belle del Cinema degli ultimi anni e c'è molto Cronenberg con la sua quasi ossessiva attenzione al corpo e alle sue pulsazioni vitali

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