lunedì 15 marzo 2010

Tetsuo - The iron man (Shinya Tsukamoto , 1989 )

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Rivisitazioni cinematografiche
Ferraglia che vive e pulsa

Ammetto che la prima visione di questo film , alcuni anni orsono ormai, mi aveva lasciato molto poco convinto, probabilmente perchè stordito dal furore quasi psichedelico che emana la pellicola.
La ri-visione, oltre che la conoscenza un po' più approfondita di un regista assolutamente geniale e particolare quale è Tsukamoto, hanno squarciato in maniera inequivocabile il velo che mi aveva impedito di vedere oltre nella prima visione.
Possiamo definirlo un unico lunghissimo videoclip assolutamente allucinato, debordante di immagini pesantissime e quasi assurde che si fanno strada in un ammasso di ferro contorto.
Sin dal suo primo lungometraggio Tsukamoto lascia intendere di che pasta è fatto, ponendo le basi per una lunga serie di film a metà  strada tra il punk e l'underground che lo hanno imposto all'attenzione come uno dei più originali artisti visivi moderni.
Le immagini che scaturiscono da Tetsuo sono frenetiche sculture di un artista che vuole cercare il confine tra l'umo e la macchina e tra l'uomo e la modernità fino a compenetrarli.
Trama praticamente assente e solo deducibile da immagini che sono al contempo flashback ed allucinazioni di corpi in sfacelo, ritmo ossessivo, effetti speciali non fini a se stessi , stupefacenti per essere datai ormai più di venti anni e costruiti quasi artigianalmente, come sempre nel primo Tsukamoto, ma soprattutto quella orrida mutazione dell'uomo in ferraglia informe da cui spuntano solo due occhi, essendo tutto, genitali compresi, trasformato in metallo.
La mutazione della vittima e del suo carnefice proseguono di pari passo, assorbendo tutto quello che di metallico c'è intorno e , nello stesso tempo, ricoprendo tutto di bare ferrose, fino all'epico duello finale, quasi un cyber-western, in cui la fusione delle due entità darà vita ad una spaventosa quanto grottesca macchina da guerra pronta a distruggere.
L'occhio di Tsukamoto rivolge il suo sguardo ad una modernità che per la cultura giapponese è sinonimo di riscatto e ne delinea il suo pessimistico futuro con un film che, se da una parte ha tutti i connotati dell'incubo, dall'altro rifulge di uno splendore tecnico purissimo grazie ad un bianco e nero molto retro, ad un ritmo che confonde e stravolge e ad una musica costantemente presente e perfettamente in linea con il furore delle immagini.
E' veramente un'opera assolutamente unica nel suo genere, un solco che il regista ha ripetutamente percorso con altri film a fortissimo impatto visivo, ma questa, pur essendo probabilmente inferiore a Snake of June, è quella che lascia negli occhi le immagini più nitide e penetranti.

3 commenti:

  1. Per questo tipo di film (ma in realtà la cosa varrebbe per ogni tipo di film), la ri-visione è quasi un obbligo!

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  2. questo è cyberpunk allo stato puro...un grande film (deludente invece il sequel) "psichedelico" è indubbiamente l'aggettivo più appropriato per descriverlo.

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  3. Vero Christian, ma Tsukamoto esige inoltre una certa qual sintonia non sempre facile da trovare, soprattutto al primo impatto.

    @Monsier : tutto il primo Tsukamoto è su questa linea; personalmente il film che preferisco è A snake of june, il suo capolavoro autentico.

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