martedì 6 aprile 2010

Castaway on the moon ( Lee Hae-joon , 2009 )

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Solitudini a confronto

Premessa fondamentale: non lasciarsi fuorviare dalla locandina che indirizza subdolamente verso la commedia idiota e ridanciana, confermando ancora una volta come la scelta dei manifesti per i coreani sia guidata da idee assolutamente balsane. 
Per fortuna la visione rende giustizia a questo film che, miscelando sapientemente commedia e dramma con estrema leggerezza e anche con un tocco di superficialità, risulta una lieta e gradevole sorpresa.
Inizio con Kim che vola giù da un ponte sul fiume Han e ,da mancato affogato, si ritrova su un'isola che sembra sperduta ma che invece giace nel mezzo del fiume, con Seoul lì ad un passo. Da bravo naufrago Kim mette da parte la sua iniziale autocommiserazione, l'idea di riprovare il suicidio con metodi più sicuri, gli impulsi depressivi e , come un Robinson Crosue coreano, inizia la sua nuova esistenza lontano da tutto e da tutti, seppur così tremendamente vicino a quella città e a quella vita che lo ha condotto alla disperazione. Il bisogno stuzzica l'ingegno e Kim saprà costruirsi la sua nuova vita iniziando ad apprezzare tutto ciò che il fiume gli butterà sulla riva.
Dall'altra parte del fiume Kim una ragazza che vive relegata in una stanza da tre anni senza mettere mai piede fuori, la cui vita sociale è fatta solo di chat e di mondi virtuali e bugiardi, grazie al suo hobby di fotografare la luna si accorge casualmente, grazie al potente teleobiettivo, della presenza dell'uomo sull'isola. Spinta dalla curiosità, qualche crepa inizierà a screpolare la sua vita da hikikomori e giungerà a stabilire un contatto con l'uomo grazie a messaggi nelle bottglie e a scritte sulla sabbia.

Le due solitudini interagiscono quindi tra loro, conducendo dritte dritte ad un finale un po' troppo frettoloso e tinto da commedia sentimentale, che però non sbiadisce più di tanto l'immagine complessiva del film.
Grazie ad una soavità non sempre facile da ottenere senza cadere nel melenso, Lee dirige un film piacevole, in cui la solitudine del naufrago per scelta e quella della ragazza, sono ben disegnate, alternando momenti autenticamente brillanti ad altri in cui il dramma della vita votata alla disperazione emerge prepotente: cambiare la propria vita e il proprio destino è possibile, basta avere la forza e il coraggio di affrontare le paure, e coltivare la speranza, che per Kim il naufrago ha l'aspetto di un piatto di tagliolini ai fagioli neri; mentre per Kim l'hikikomori l'osservare da lontano la nuova vitalità che anima il naufrago solitario diviene una spinta ad uscire dal suo isolamento fatto di finzioni e menzogne.
Lee giostra bene queste due solitudini, così diverse ma poi fondamentalmente uguali nella ricerca dell'isolamento e nella paura del mondo circostante , e ci costruisce sopra una storia  che, seppur pecchi spesso di scarsa profondità , riesce comunque ad essere interessante anche grazie all'apporto dei due protagonisti Jeong Jae-yeong, l'aspirante suicida naufrago e Jeong Ryeo-won , bravissima ed intensa nel suo ruolo di hikikomori.

2 commenti:

  1. un piccolo film davvero ben fatto, una piacevole sorpresa.

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  2. vero iosif, soprattutto una volta compreso che il film non ha nulla a che vedere con quella demenziale locandina.
    La leggerezza con cui è svolto è senz'altro il suo pregio maggiore.

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