lunedì 19 aprile 2010

Protégé ( Derek Yee , 2007 )

*****
Un film in sospeso, con pasticcio annesso

Nick vive sotto copertura ,come infiltrato da anni ,tra i trafficanti di eroina guidati da Lam, da cui ha ottenuto piena fiducia al punto di esser eletto come suo successore in ragione delle condizioni di salute del boss in continuo peggioramento.
Muovendosi tra raffinerie, spedizionieri e  contatti d'affari, Nick conosce ormai alla perfezione il mondo del traffico di droga dell'estremo oriente, meno forse conosce la condizione dei tossicodipendenti, per cui quando si imbatte in una sua vicina di casa ,con figlioletta al seguito, che fa uso di eroina, il suo duplice ruolo di infiltrato-trafficante subisce qualche colpo basso che gli crea non pochi problemi morali.
Giunto alla fine del suo compito, gli rimarrà solo da consumare una vendetta e un'opera di salvataggio estremo.
Rimanendo costantemente sospeso tra action movie e film di denuncia, il film finisce per non essere nè l'uno nè l'altro: dopo qualche attimo iniziale movimentato e con un ritmo da pellicola d'azione, il film si cala nell'aspetto sociologico , in cui onestamente riesce a dare il peggio di sè: ovvietà continue, stereotipi a non finire, frasi sentite , da anni ormai, all'infinito ed interpretazioni  psicologiche piuttosto dozzinali.
Perfino il finale un po' ruffiano ,con tanto di piccolo angelo salvatore, non giova per nulla, anzi non fa altro che amplificare un senso di assoluta incompiutezza e di sciatta confusione.
A poco servono momenti quasi documentaristici che vorrebbero essere di denuncia sullo smisurato giro di affari planetario che è diventato il mercato della droga, così come discussioni sull'evoluzione del mercato, quasi da analisti finanziari; la storia , purtroppo, non decolla minimamente, e restituisce una sensazione di pasticciato, nonostante il regista mostri, ma questo lo sapevamo, una eccellente tecnica e sa costruire bene le ambientazioni.
Rimangono invischiati in questo marasma, ahimè, anche tre mostri sacri del cinema quali Andy Lau, incanutito e malaticcio boss molto poco convincente, Daniel Wu , il poliziotto infiltrato che appare spesso un pesce fuor d'acqua e Louis Koo nel ruolo del marito tossico della vicina di casa di Nick, in una parte più macchiettistica che altro.
Alla fine quello che rimangono sono le immagini della piccola vicina di casa aggrappata spasmodicamente al collo di Nick e i tetti di Hong Kong ricoperti di impenetrabili e scheletriche foreste di antenne.

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