sabato 3 luglio 2010

Il caso Mattei ( Francesco Rosi , 1972 )

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Rivisitazioni cinematografiche
Il potere che lotta contro il potere


Prototipo del Cinema-inchiesta, filone ormai abbandonato da anni in Italia e mai sufficientemente rimpianto, Il caso Mattei di Francesco Rosi esplora con la forza di un documentario realistico e con la grandezza di cui il regista è capace uno dei primi grandi misteri di cui la storia italica è cronicamente percorsa.
Il film , dal taglio polimorfo, documento-inchiesta-cronaca, fu girato 10 anni dopo l'episodio misterioso (ma poi non tanto ) del 1962 che portò alla morte del presidente dell'ENI, quando orami era chiaro, nonostante la disinformazione e le deviazioni di rito, che non di incidente si trattò bensi di sabotaggio, ad opera, come sempre, di personaggi non noti ma facilmente identificabili in quell'ambito di potere che le scelte gestionali di Mattei mettevano seriamente in pericolo.
Rosi affronta il problema di petto, come ha sempre fatto, raccogliendo documenti (l'intervista con Parri ad esempio), mostrando se stesso intento nelle indagini personali finalizzate alla stesura del copione del film, ma soprattutto descrive con grande precisione, senza suggestioni di parte, quella che è stata la storia personale di uno dei personaggi più importanti e controversi della vita italiana del dopoguerra. Il ritratto di Mattei è lucidissimo, rivolto essenzialmente al suo ruolo manageriale e politico, che ne fa uno degli antesignani dei gestori del potere economico del paese.
Il personaggio è ben focalizzato, così come il contesto storico in cui visse e gli aspetti geniali delle scelte di Mattei sono sviscerati con completezza: ne scaturisce un personaggio per certi versi  anticipatore, profetico, che , lungi dall'essere un benefattore delle masse, era semplicemente un uomo di potere che intendeva distruggere altri poteri; vita privata e aspetti intimi sono lasciati da parte , proprio per rafforzare l'aspetto politico del personaggio, che con le sue idee tentava di stravolgere un ordine costituito.
Un uomo di potere , quindi, rivoluzionario, che intuì chiaramente quali dovessero essre i nuovi atteggiamenti da tenere il politica estera e che tentava di condizionare le scelte industriali del Paese, sin da quando fu posto a capo nell'imediato dopoguerra dell'Agip, come liquidatore di una realtà industriale fascista fallimentare.
La sua scalata ai poteri economici del paese fu imperiosa, un paese cha ancora era in gran parte contadino e rurale, ma che iniziava a muovere i primi passi controllati verso una industrializzazione indotta.
Il film vinse a Cannes nel 1972 e ricevette enormi riconoscimenti, grazie all'indubbio coraggio , nonchè bravura. del suo regista e alla splendida interpetazione di Gian Maria Volontè ; peccato solo che una volta scomparsa quella generazione di registi votati all'indagine e al disseppellimento delle carogne frettolosamente interrate dai poteri forti,  di cui Rosi fa pienamente parte, in questo paese il cinema-indagine, che ricerca la verità e che squarcia i veli del conformismo politico, sia totalmente assente: normalizzazione o appiattimento delle coscienze? Difficile a dirsi, sta di fatto che film come Il caso Mattei non se ne vedono più.

4 commenti:

  1. l'ho visto da ragazzo, e Volontè riesce a farti innamorare del Cinema, e scoprire che il cinema non era fatto solo di storie per ragazzini, ma di cose serie, importanti, che uno come Rosi riusciva a rendere avvincenti le cose dei "grandi" è stata un'illuminazione, e c'è solo da essergliene grati.
    questo film, e il cinema di Rosi in generale, hanno il pregio di essere come un'iniziazione alla vita degli adulti, e hai quasi ragione a dire che film così ce n'è più (qualcosa c'è, mi viene in mente Marco Bechis, qualcosa di Marco Risi), certo poco rispetto a prima.

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  2. Questo era un genere nel quale prima o poi i registi di quella generazione si sono cimentati, non per esercizio stilistico fine a se stesso , ma per dare corpo ad uno di quei cardini della Cinematografia, e cioè raccontare storie vere con lo spirito critico di chi osserva la realtà.
    Quando rivedo film simili, ammetto di provare una enorme nostalgia: una grossa e importante parte della nostra cinematografia che non ha avuto seguito o quasi, e non mi si venga a raccontare che non esistono storie vere sulle quali imbastire un film di "denuncia".

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  3. Grande Rosi, dell suo cinema di inchiesta lucido, cinisco, diretto con grande maestria, ahimè, oggi non vi è più traccia, ed invece e n'è sempre un disperato bisogno...

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  4. Esattamente Monsier, quello che intendevo: possibile che al di là di qualche miniserie a sfondo pseudomafioso ( e qualche rara eccezione, penso al Garrone di Gomorra) non ci sia un regista che abbia la curiosità intellettuale di indagare misteri e misfatti?

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