martedì 13 luglio 2010

Le vite degli altri ( Florian Henckel Von Donnersmarck , 2006 )

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La rivincita di un uomo grigio

Siamo a metà degli anni '80, nella Germania Est di Eric Honecker, in cui la famigerata Stasi ha occhi e orecchie dappertutto e condiziona la vita e le esistenze di milioni di persone; in questo cupo scenario, che sembra distante anni luce ma che ha resistito fino a poco più di 20 anni orsono, Florian Henckel Von Donnersmarck, troppo giovane all'epoca per poter raccontare esperienze proprie, mette in scena con grande equilibrio e notevole forza narrativa questa opera prima, atipica spy story che vuole anzitutto essere uno squarcio sul velo della guerra fredda visto dalla parte di chi ha scommesso sulla sua vita, quella di tutti i giorni fatta di lavoro, affetti e amicizie. Quindi niente doppiogiochisti truci nei loro cappotti e con gli occhialoni e niente propaganda politica fine a se stessa, la storia è prima di tutto un racconto di come la protervia del potere era in grado di condizionare, fino a violentarle, le vite di persone qualsiasi.
Il capitano Gerd Wiesler è un perfetto uomo di regime, inflessibile paladino della purezza del comunismo, efficentissimo ufficiale della Stasi che insegna con grande impegno all'università della polizia segreta, celibe , dalla vita monacale che si concede solo qualche timido approccio affettuoso con una corpulenta prostituta a domicilio. Naturalmente quando si tratterà di mettere sotto controllo l'intellettuale Georg Dreyman e la sua bella compagna , l'attrice Christa Maria Sieland, la scelta ricadrà su di lui, essendo un incarico imposto dalle alte sfere del partito. Il motivo dello stretto controllo cui è sottoposto l'uomo non risiede nelle sue attività anti comuniste, essendo anzi lo scrittore abbastanza conforme alle linee ideologiche, ma semplicemente perchè il ministro della cultura è invaghito della donna.
Wiesler compie il suo compito con puntuale bravura, salvo però progressivamente  trasformarsi da spione in attento osservatore della vita della coppia in cui intravede tutto ciò che la ferrea ideologia di stato aborrisce.
Il sorgere di una coscienza "umana" nel capitano lo porterà a decisioni che saranno il risultato di una ritrovata coscienza, ripulita dall'osservazione di un mondo in cui hanno spazio Brecht e Beethoven.
Al di là dell'ambientazione rigorosamente storica, il film ben presto passa dal registro delle spy story a quello del dramma: la vita della coppia che diviene catarsi per lo spione, i due intellettuali in perenne conflitto tra coscienza critica ed aspirazione atristica, il compromesso e la delazione come unico mezzo per sopravvivere fuori ma morire dentro. Ma è soprattutto la figura di Wiesler che emerge prepotente dallo schermo: dapprima il suo occhio e il suo orecchio violentano l'intimità della coppia, poi ne diviene complice soprattutto a livello morale, quando capisce che l'esistenza di due persone viene così dolorosamente e biecamente distrutta solo per un capriccio che viene dall'alto; a quel punto Wiesler mette in gioco tutto se stesso, pagandone conseguenze terribili, solo per consentire alla forza dell'arte e della libertà di espressione di affermarsi dando alimento ad una storia d'amore idealizzata, cosa che avverrà solo qualche anno dopo con la caduta del Muro.
Il film vive di questa forza intimistica che pervade il personaggio del capitano della Stasi, un bravissimo Ulrich Muhe capace di mostare solo con lo sguardo i suoi tumulti interiori, si interroga in maniera asettica sulla liceità del compromesso e sulla funzione salvifica dell'arte e racconta in sottofondo una tragica storia d'amore incompiuta abbattuta definitavemnte insieme al muro di Berlino. Il clima quasi surreale della Berlino Est dell'epoca fa da scenario ad una storia in cui regna il grigio di una epoca   cui il regista deve aver dedicato uno studio approfonditissimo.
A muro caduto e riunificazione avvenuta le ferite non saranno rimarginate , anche se una semplice e banale dedica su un libro , può finalmente strappare un sorriso da un volto che aveva fatto del grigiore il suo unico colore.

8 commenti:

  1. Gran film, scritto magnificamente. Un vero inno all'arte, che è in grado di tirar fuori l'anima e la bontà anche dai carnefici più inflessibili. Come avevo scritto a suo tempo, la frase di Lenin "Non ascolto l'Appassionata di Beethoven perché mi rende morbido e mi avvicina ai pensieri della gente invece di fronteggiarli" mi ha fatto venire in mente per contrasto la celebre battuta di Woody Allen "Quando ascolto Wagner mi vien voglia di invadere la Polonia"...! ^^

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  2. La citazione di Lenin, così come la poesia di Brecht, sono il vero fulcro emozionale del film che per me è stata una sorpresa notevole: solitamente un film europeo che vince l'Oscar non mi predispone bene, invece in questo caso è un bellissimo lavoro, diretto splendidamente da un regista esordiente.

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  3. Film straordinario che come ben dici esalta enormemente il valore e la potenza dell'arte, oltre che dell'umanità. Il finale è davvero molto commovente poi.

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  4. Uno di quei film che emozionano, senza morti, senza urla, con sguardi che parlano.
    Una storia che non può lasciare indifferenti, in cui non c'è solo bianco e nero, ma mille sfumature; un film in cui la differenza la fa l'uomo e la sua coscienza.

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  5. @Alessandra : debbo dire che con un minimo di presunzione lo avevo a suo tempo battezzato come simil americanata priva di valore, sbagliavo e di grosso, per fortuna , anche se tardi, ho messo riparo. Il finale sa commuovere sottovoce, con la sola forza delle immagini

    @Ismaele: esatto, l'ho trovato un film con enorme carica umanitaria, in cui anche un carnefice può trovare la forza di redimersi.

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  6. se non ti dispiace sei qui:

    http://slec.splinder.com/post/23027592/premio-dardos

    ti leggo sempre con interesse e piacere.

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  7. Film eccezionale.
    L'ho rivisto la settimana scorsa in DVD e regge benissimo la seconda visione. Peccato per l'americanata The Tourist, lavoro assolutamente dimenticabile...

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  8. Non ho avuto il (dis)piacere di vedere The tourist, anche perchè non sei l'unico che ne parla in questi termini.
    Seppur visto ormai quasi due anni fa, conservo un vivido ricordo di questo invece.

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