lunedì 23 agosto 2010

I demoni di San Pietroburgo ( Giuliano Montaldo , 2007 )

Giudizio: 6/10
Dostojevskij cattivo maestro?


Torna  dopo circa 20 Giuliano Montaldo, già autore apprezzato di certo cinema impegnato politico degli anni 70 ( Sacco e Vanzetti, Giordano Bruno), con questo kolossal che trae origine da una idea lungamente covata da Andrei Konchalovsky e che amalgma storia , politica e biografia, mettendo al centro del racconto la maestosa figura di Fjodor Dostojevskij , soprattutto riguardo a quello che fu il suo ruolo nella nascente ideologia socialista pre-rivoluzione.
Assistiamo infatti alle vicende del grande scrittore filtrate e vivisezionate  dal suo eterno malessere esistenziale , popolato di demoni, problemi economici e politici.
Più precisamente le vicende narrano dei nascenti gruppi rivoluzionari che si rifacevano a Bakunin e che nell'opera letteraria del grande scrittore intravedevano un incoraggiamento all'azione, lui che aveva subito per motivi ideologici un'esilio di 10 anni nella gelida Siberia e che, al momento dei fatti, vive nel suo angoscioso ruolo di non comprendere le azioni dei giovani sovversivi e allo stesso tempo di sentirsi responsabile, come un padre putativo può essere.
Questo demone che si agita in Dostojevskij è il fulcro dell'intera pellicola, in cui si insinuano però anche le difficoltà  dello scrittore nella stesura dei libri, oppresso dall'editore-strozzino e dai debiti di gioco che incombono su di lui.
Il continuo ondeggiare dello scrittore tra rivoluzionari , che pur tra dubbi e delusioni, ancora lo vedono come un simbolo antizarista e il potere centrale,  ne fa un personaggio in cui il dubbio e il rimorso hanno il sopravvento; ma allo stesso tempo la figura dello scrittore si eleva al di sopra delle dispute politiche, sempre impegnato come è alla ricerca della conoscenza dell'animo umano e del buio baratro che abita in lui.
Dostjevskij come cattivo maestro quindi, richiamando alla mente le dispute durante gli anni di piombo italici? La gloria della letteratura russa è combattutto tra un etica politca e una personale, da scrittore, che lo porta all'unica conclusione possibile: non è possibile capire per intero l'uomo.
L'impianto da kolossal influenza non poco la pellicola, troppo indirizzata verso la perfezione stilistica e la struttura narrativa stessa pende un po' troppo verso lo sceneggiato, i numerosi flashback riguardanti la giovinezza dello scrittore sono incastonati utilizzando un quasi bianco e nero ed inoltre alcuni momenti del film virano verso una stucchevole ovvietà ( la figura dell'aquila ricordata dallo scrittore ai tempi dell'esilio); nonostante ciò , e grazie soprattutto ad una bellissima interpetazione di Miki Manojlovic nel ruolo dello scrittore, c'è una giusta tensione emotiva che bene emrge dai tormenti del protagonista.
Indubbiamente, anche in funzione della sua storia cinematografica, Montaldo ha voluto fare un film politico, sull'etica della rivoluzione, ma sarebbe senz'altro fuorviante, pensare che il lavoro non contenga altro; l'aspetto biografico e soprattutto la figura dello scrittore hanno una notevole forza che ben si adatta ad una figura tra le più grandiose della letteratura di tutti i tempi; forse il risultato non è propriamente quello atteso, ma il film comunque vale la visione.

2 commenti:

  1. Avrebbe potuto dare di più come film, l'impianto kolossal ne limita parecchio la sostanza, comunque è vedibilissimo.

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  2. vero quanto dici, il kolossal ha certe regole sceniche che vanno rispettate, comunque il tema del "cattivo maestro" e del turbamento dello scrittore è ben trattato.

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