giovedì 12 agosto 2010

L'uomo nell'ombra ( Roman Polanski , 2010 )

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Fantasmi all'opera

Per fortuna che ancora c'è qualcuno che sappia dirigere un giallo classico , libero da serial killer o assurde fantasticherie: Roman Polanski è uno di questi e la cosa non lascia affatto stupiti , a patto che si riconosca la bravura del regista ormai confermata da decenni di lavori validi.
Nulla di particolarmente originale, ma un film che sembra rievocare la classicità nel campo dei thriller, motivo per cui da molti viene citato Hitchcock come paradigma essenziale per questa pellicola, cosa indubbiamente vera, sotto molti punti di vista.
Il ginepraio nel quale ben presto capisce di essersi cacciato il povero ghostwriter, chiamato a sostituire il predecessore morto in circostanze misteriose, incaricato di redigere l'autobiografia dell'ex Primo ministro inglese, accusato di crimini di guerra e ora in autoesilio su una isoletta al largo della East Coast americana, in effetti si tinge ben presto di intrigo internazionale, con la solita schiera di politici, guerrafondai, faccendieri e l'immancabile CIA.

Il poveraccio , che ispira tanta compassione per il suo essere persona così comune, farà lavorare bene il cervello e giungerà vicino al fuoco, e come sappiamo da decenni di spy story e di thriller ambientati nel sottobosco politico , la troppa vicinanza alla fiamma può bruciare.
Il film è godibile, pur nelle sue oltre due ore di durata,  grazie soprattutto alla bravura e al mestiere cinematografico di Polanski, abilissimo a seminare il terreno di minime tracce , a rimescolarle e a sorprendere con l'immancabile colpo di scena finale che non suona però scontato.
Su tutta la storia aleggia un'atmosfera plumbea , spesso in sintonia con quella metereologica e il progredire della vicenda con le sue tinte sempre più fosche conferisce al film l'aspetto da impermeabile col bavero alzato tipica dei gialli.
Polanski evita con cura ogni connotato politico, anche se i rimandi a Tony Blair sono fin troppo chiari, soffermandosi maggiormente sul sottile gioco delle apparenze che ingannano , della menzogna e della faccia oscura ( ma non tanto) del potere; più provocatoriamente  invece, sembra vaticinare il suo stato di recluso in casa e impossibilitato a muoversi che gli deriva dal suo procedimento penale in Usa datato 30 anni fa, in contrapposizione alla situazione dell'ex premier inglese, tranquillo nell'America amica priva di trattato di estradizione con l'Inghilterra (che ha invece con la Svizzera).
Ewan McGregor offre una valida interpretazione e si cala benissimo nel ruolo dell'uomo qualunque di fronte agli eventi  più grandi di lui; Pierce Brosnan e (soprattutto) Olivia Williams nei ruoli della coppia ex inquilina di Downing Street, completano un buon cast anche nei personaggi di contorno.

7 commenti:

  1. E allora perchè non dargli un voto in più! Io l'ho trovato davvero bellissimo, proprio per quell'atmosfera plumbea di cui parli, davvero straordinaria, per non parlare della regia che alla fine mi ha addirittura lasciata a bocca aperta con un finale che è un mini-capolavoro a sè.

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  2. Son stato indeciso sulle stellette infatti Alessandra, in effetti però forse manca quel colpo di genio alla Polanski che ne avrebbe potuto fare un film eccellente. Il piccolo difetto sta proprio in quello che è il suo pregio: una struttura troppo classica cui manca il tocco di estro e di genialità del regista.

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  3. Non sarà forse il miglior Polanski, ma anche io credo sia una film bellissimo, impreziosito da una regia perfetta, ed il finale così secco è superbo.

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  4. Che la regia sia valida non ho alcun dubbio ed il finale è ben costruito, manca però quel lampo che da Polanski puoi attenderti e che ne avrebbe fatto un film ottimo.

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  5. si esce dal cinema contenti di aver visto un film "vecchio stile": una storia chiara e complessa insieme, bravissimi attori, tensione e colpi di scena.
    buon film davvero!

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  6. Un film davvero godibilissimo, e non è poco in questo marasma !
    Bravi gli attori.

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  7. Ormai Polanski è entrato a far parte di quella cerchia di registi che non deludono mai (tipo Sidney Lumet), pur sfruttando canoni classici e poco innovativi: evidentemente sa ancora come raccontare una storia valida.

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