lunedì 30 agosto 2010

Segreti di famiglia ( Francis Ford Coppola , 2009 )

Giudizio: 7/10
La famiglia secondo Coppola


E' tutta farina del suo sacco questo ultimo lavoro di Francis Ford Coppola, dalla sceneggiatura alla produzione, e si capisce subito il motivo: se non proprio autobiografico, il lavoro ha fortissimi influssi derivati dalle esperienze personali del grande regista , il quale dal canto suo fa di tutto per lasciarlo intendere chiaramente a partire dalla scelta di uno spettacolare bianco e nero fino al tono intimista e sussurrato che regna in tutta la storia.
Tetro vive in volontario esilio in Argentina, dopo avere tagliato i ponti da anni con la sua famiglia dominata dal padre-padrone Carlo Tetracini, famoso direttore d'orchestra; lo raggiunge il fratello diciottenne Benny, ansioso di ricongiungersi al suo modello e riferimento che lo ha abbandonato anni prima. Qui con l'aiuto di Miranda, la donna di Tetro, scoprirà piano piano i dolorosi veli che nascondono l'esistenza del fratello e sarà uno scavare nel rimosso, nel mai detto, in quanto scritto e tenuto celato che diventa una ricostruzione di una vita e di una famiglia, troppo avvolta nei segreti e nelle ambiguità.

Benny tenta di raccogliere gli scritti del fratello, di decifrarli e di concludere un'opera drammatica che Tetro, in crisi letteraria si rifiuta di fare; ma soprattutto può ricostruire eventi che hanno condizionato e segnato le vite di molta persone. Il finale , con eccesso di tinte melodrammatiche, squarcerà gli ultimi veli all'insegna della sacralità famigliare.
Non serve scomodare certo la saga de Il Padrino per ricordare quanto peso la famiglia abbia nelle opere di Coppola (e nella sua vita privata), quindi non deve sorprendere che il film di fatto sia un dramma famigliare in cui la figura paterna, monumentale ben oltre le dimensioni di Klaus Maria Brandaur che interpreta il pater familiae, incide nelle esistenze, quasi avesse il potere di vita e di morte su tutto; il contrasto tra Tetro e il padre (efficacemtente descritto in flashback a colori) dimostra come l'anelito all'arte venga soffocato con frasi che tagliano come un bisturi ( "nella famiglia c'è spazio solo per un genio" e naturalmente è lui, dice il padre a Tetro in procinto di dedicarsi alla letteratura), ma soprattutto come il potere paterno diventi opprimente anche negli aspetti personali; tutto concorre a creare un conflitto, svelato solo dagli scritti, che conduce Tetro a recidere ogni legame e a farlo piombare nel dramma esistenziale più tetro.
Una famiglia, quindi, onnipresente, in cui mancano le figure materne e in cui Coppola cerca quasi una psicanalisi di se stesso e della sua famiglia, troppo simili essendo alcune situazioni e che diviene quasi una ossessione per il regista impegnato a ricostruire l'ancestrale nucleo , come fosse l'unica speranza di salvezza.
Tutta la prima parte del film è ben orchestrata sul confronto tra i due fratelli , si sente lontano l'eco di quanto già visto in Rusty il selvaggio, il dipanarsi dei segreti e dei drammi procede di pari passo con la presa di coscienza del profondo legame che lega i due, ma quando il film vira verso il finale, in cui subentrano momenti troppo distanti dal precedente registro narrativo, la storia perde il suo dolroso e tetro fascino, paradossalmente proprio all'apice del dramma, risultando troppo costruita e impedendo alla pellicola di raggiungere l'eccellenza.
Ne risulta però comunque un film bello, con momenti anche intensi, in cui molto di suo offre Vincent Gallo, convincentissimo nel ruolo di Tetro, da cui traspare una particolare passione da parte del regista, il quale superata la soglia dei 70 anni, entra di diritto nella cerchia di coloro che possono permettersi di girare un film senza compromessi.

11 commenti:

  1. ottimi gli attori, bella la realizzazione, ma mi ha lasciato davvero poco dentro...

    RispondiElimina
  2. Nella sua anarchia narrativa, a me è piaciuto. A tratti è almodovariano...

    RispondiElimina
  3. Marco: a me il finale è piaciuto poco o per nulla, nella sua struttura; il coinvolgimento c'è, la figura di Tetro è di quelle che colpiscono.

    Christian: vero, ho trovato qualche analogia con l'ultimo Almodovar, anche nella sua non completezza. Comunque il film è bello e soprattutto mostra un grande coinvolgimento da parte del regista, un tocco di intimismo ben evidenziato dalla prima scena.

    RispondiElimina
  4. Ho un buon ricordo di questo film, forse ne parlai addirittura nel blog.
    Ottimo Vincent Gallo, affascinante il contesto.

    In che senso lo vedete un po' almodovariano ?

    RispondiElimina
  5. Una cosa che si può dire è che non è un film alla moda.
    FFC racconta una storia che non è epica, come ha fatto tante volte, ma sembra una storia che "sente" molto.

    RispondiElimina
  6. Chissà chi è il solo genio della famiglia Coppola!! Comunque Vincent Gallo mastodontico. A me il film è piaciuto molto seppur leggermente inficiato da un finale fin troppo melodrammatico.

    RispondiElimina
  7. Bruno: almodovariano perchè i legami famigliari sono sempre al centro delle vicende e perchè il baratro in cui è calato Tetro mi roicorda certi personaggi del maestro spagnolo.

    Ismaele: infatti, è il tipico film che può permettersi solo un cineasta indipendente veramente e che se ne frega delle mode.

    Alessandra: a posteriori sicuramente è lui , Francis Ford, però , come Tetro anche lui ha avuto un padre importante e lui stesso con la figlia è stato un genitore ingombrante.
    D'accordo sul finale un po' eccessivo, ma il film vale.

    RispondiElimina
  8. inoltre, altri almodovarismi (cito dalla mia recensione dell'epoca):
    la comunità artistica della Boca, con tanto di autore/interprete gay di una commedia che incrocia "Faust" con il "Rocky Horror Picture Show"; le donne procaci e disinibite; l'ambientazione e il mood latino; gli inserti onirici; la presenza di Carmen Maura (in un ruolo inizialmente previsto per Javier Bardem).

    RispondiElimina
  9. Esatto Christiane; forse la scena più almodovariana di tutte è l'iniziazione al sesso che la coppia zia e nipote opera sul giovane Benny.

    RispondiElimina
  10. Non il miglior film di Coppola, però concordo con chi dice che il suo intimo lirismo lo rende bello e interessante. Ho trovato l'interpretazione di Gallo molto convincente.

    RispondiElimina
  11. Vincent Gallo offre una interpretazione molto attinente al personaggio, dandogli le giuste sfumature; tra l'altro ho letto che inizialmente Coppola aveva pensato a Matti Dillon per quel ruolo, ma onde evitare che il film potesse sembrare un Rusty il selvaggio 30 anni dopo ha desistito.

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.

Condividi