giovedì 30 settembre 2010

Secret sunshine ( Lee Chang-dong , 2007 )

Giudizio: 7/10
L'uomo contro Dio


Ancora un dramma esistenziale dall'autore di Oasis e Peppermint Candy, che se da un lato conferma la grande bravura del regista e la sua capacità di dipingere personaggi che catturano lo schermo, dall'altra mostra un passo indietro rispetto al suo capolavoro.
Stavolta  è il dolore che non si può rimuovere il fulcro del racconto,quello in cui piomba Lee Shin-ae dopo la morte del marito e il conseguente trasferimento nella sua città natale (occhio al nome di questa che in mandarino significa "luce segreta del sole"), quasi a voler dare corpo al sogno del defunto che desiderava tornare a vivere lì.
La sfortuna si accanisce ancora sulla giovane donna , in una maniera tremenda; unica via per uscire dalla disperazione muta e la fede, che abbraccia in un impeto di spiritualità e , molto meno poeticamente, di solitudine e angoscia. Al suo fianco , nella sua ingenua e a tratti patetica attrazione per lei, Kim cercherà di rendersi utile, pur di rimanerle vicino.

martedì 28 settembre 2010

Valzer con Bashir ( Ari Folman , 2008 )

Giudizio: 8/10
I mostri si agitano ancora

L'originalità e la struggente bellezza che emana Valzer con Bashir, ne fanno uno di quei film destinati e restare impressi nella memoria  sotto molteplici aspetti, tecnici e di contenuto, come si conviene a lavori che sappiano raccontare pagine oscure dell'umanità con gli occhi di chi quei momenti li ha vissuti, senza indugiare in facili spettacolarizzazioni e tanto meno in demagogiche letture politiche.
Semmai un senso politco possa avere il film è quello di denuncia ferma e spietata degli eccessi della guerra che violano le seppur esecrabili regole della guerra stessa, ed in tal senso il film va annoverato senza alcun indugio tra i capisaldi del genere (Apocalypse now, che si merita una citazione, Full metal jacket, Il cacciatore ).

Il viaggio di Felicia ( Atom Egoyan , 1999 )

Giudizio: 6.5/10
Solitudini a confronto

Il signor Hilditch dirige il catering di una grande azienda di una città industriale inglese, nell'aspetto e nei modi elegantemente retrò, tutto sembra fermo agli anni 50, compresa la tv nella quale montagne di videocassette ordinatamente catalogate rimandano le immagini di una chef affascinante che descrive i modi per preparare mille prelibatezze, diligentemente emulata dall'uomo, suo figlio , che la seguiva sempre sul set, trascinandosi dietro la goffaggine del tredicenne obeso e impacciato, amorevolmente dileggiato dalla premurosa madre.
L'esistenza solitaria , racchiusa in ricordi tangibili che rimandano a tanti anni indietro, si tinge di tinte inquietanti allorquando scopriamo che con metodicità paranoica l'uomo conserva ricordi visivi di ragazze cui si è gentilmente prestato a prestare aiuto e che immancabilmente lo abbandonano causando  reazioni che fanno di lui un seral killer sui generis.

Peppermint candy ( Lee Chang-dong , 1999 )

Giudizio: 9/10
La deriva di un uomo

E' questo il secondo lavoro di Lee Chang-dong, regista coreano di indubbia bravura, la cui prima conoscenza si ebbe con Oasis, film senz'altro di impatto e che segue Peppermint Candy di due anni, in cui al regista è mancata la durezza e la spietatezza che invece sono grandiosamente contenuti in questo.
Già nella struttura narrativa Lee fa centro brillantemente, costruendo il film su un percorso a ritroso fatto di flashback sempre più lontani nel tempo, immaginificamente introdotti dall'intermezzo di un treno che sembra correre all'indietro , mentre invece altro non è che un orologio che ritorna sui suoi passi a mostrarci i momenti sempre più lontani della vita del protagonista.

lunedì 27 settembre 2010

Drifters ( Wang Xiao-shuai , 2003 )

Giudizio: 7.5/10
L'emigrazione, la Cina e l'America

Due anni dopo Le biciclette di Pechino, film che per certa critica va inteso come un moderno manifesto del neorelaismo cinematografico cinese, Wang Xiao-shuai, regista tra i più apprezzati del panorama asiatico, dirige questo lavoro dal forte impatto di denuncia a 360 gradi.
L'argomento trattato in uno stile pacato, al limite del minimalismo è quello dell'emigrazione dalla Cina verso gli Stati Uniti, le tragedie che spesso a questo fenomeno si legano, il contrasto culturale tra una visione della vita che ancora è capace di influenzare il mondo ed un'altra in cui la tradizione e le difficoltà sociali ostacolano un progresso che sa troppo di appropriazione aprioristica di un modo di vivere lontano e per certi versi antitetico.

venerdì 17 settembre 2010

A better tomorrow III - Love and death in Saigon ( Tsui Hark , 1989 )

Giudizio: 9/10
Rivisitazioni cinematografiche
...e Mark indossa occhiali e spolverino


E' Tsui Hark nella duplice veste di produttore e regista a chiudere la trilogia , dopo avvenuti diverbi con John Woo sulla struttura del terzo capitolo, di fatto un prequel; più precisamente Woo non gradiva la tematica troppo legata alla figura femminile di Kit. Avvenne così che Woo riversò le sue idee su A bullet in the head e Tsui Hark diede volto alla sua creatura, scaturendone due capolavori che di fatto , almeno sotto certe tematiche ,si somigliano molto.
Va subito detto che questo capitolo finale della trilogia, pur discostandosi di molto dagli altri due, risulta essere altrettanto bello e coinvolgente, soprattutto perchè il regista sa far vibrare forte le corde del sentimento non affidandosi solo al melodramma.

giovedì 16 settembre 2010

A better tomorrow II ( John Woo , 1987 )

Giudizio: 9/10
Rivisitazioni cinematografiche
La morale di John Woo


Grazie ad un espediente non particolarmente originale ma efficacissimo, John Woo e Tsui Hark (in veste di produttore) risolvono l'unico problema che ostacolava la riproposizione dello stesso cast per il  sequel di A better tomorrow, film che ebbe , ed ha tuttora, un successo grandioso: ecco allora che Mark, morto alla fine del primo capitolo, si reincarna nel fratello gemello Ken che vive in America, gestendo un ristorante, tra ragazzotti di origine cinese che scimmiottano il mito di Mark e gangster che pretendono il pizzo.
Nella prima parte il film corre sui due binari separati dall'oceano, con i fratelli Sung e Kit impegnati su sponde diverse , ma convergenti stavolta, nel tentativo di stanare un traffico di soldi falsi ad Hong Kong, e Ken nel disperato tentativo di salvare Lung dal baratro dopo la sua fuga precipitosa dalla terra natia.

Il fiore del male ( Claude Chabrol , 2002 )

Giudizio: 7/10
La colpa e gli scheletri negli armadi


"Facciamo finta di niente e tutto si sistemerà"; queste parole pronunciate alla fine del film sono la giusta chiosa all'ennesimo racconto di Chabrol sui vizi e le virtù (pochissime) della media borghesia francese di provincia. E sono parole che ci stanno benissimo a decretare lo stile di vita della famiglia vivisezionata dall'occhio severo e freddo del Maestro francese che imbastisce un finto thriller per gettarci in faccia un ritratto in nero, cupissimo di quel ceto sociale agiato che dietro una robusta patina di perbenismo nasconde armadi stracolmi di scheletri che fanno sentire i loro sinistri scricchiolii nel corso degli anni , rammentando anche alle generazioni nuove il loro passato, che, per quanto sepolto, di tanto in tanto torna ad affacciarsi.

mercoledì 15 settembre 2010

New police story ( Benny Chan , 2004 )

Giudizio: 7/10
La scommessa di Jackie Chan


A circa 20 anni dalla trilogia di Police Story, Jackie Chan torna ad Hong Kong e sotto la direzione di Benny Chan si cimenta in un lavoro in cui se da una parte contiene svariate autocitazioni dall'altra mette in gioco tutto se stesso , creandosi una nuova immagine, drammatica e molto più aderente alla sua non più tenerissima età.
L'interesse per il film sta tutto in questa operazione cui tutti i fans dell'attore hanno guardato con interesse , qualcuno con scetticismo.
L'immagine che ne esce è sicuramente bella, e ci offre un Jackie Chan lontano anni luce dal suo stile che lo ha reso famoso in tutto il mondo, ma sicuramente più umano, confermando in maniera definitiva che attore dalle grandi doti si tratta.

martedì 14 settembre 2010

Bullet in the head ( John Woo , 1990 )

Giudizio: 9/10
Rivisitazioni cinematografiche
Il cinema epico di John Woo


Apice assoluto del ciclo cinematografico HKese di John Woo , la re-visione di Bullet in the head è il degno e personalissimo modo di festeggiare il Leone d'Oro assegnato al grande maestro; è probabilmente il capolavoro assoluto , che va a suggellare un ciclo che con The killer e i due episodi di Infernal Affair si staglia a monumenti imperituro della cinematografia di tutti i tempi.
In questo lavoro John Woo, per la prima volta senza l'ala protrettrice di Tsui Hark e con conseguenti problemi finanziari , oltre a raccontare il suo cinema fatto di onore , coraggio , lealtà e amicizia, aggiunge un fortissimo messaggio antimilitarista, una condanna della guerra che prima ancora di disperdere un numero enorme di vite umane, distrugge le personalità ed annienta le esistenze, e il suo modo di raccontare , immagini pressanti e ritmate, musica sempre mirata ad esaltare e completare il pathos, azione convulsa e spettacolarità, ben si sposa anche con le immagini della guerra, che sanno risultare efficaci come quelle del Coppola di Apocalypse now.

2012 ( Roland Emmerich , 2009 )

Giudizio: 4.5/10
La retorica dell'apocalisse


Anticipando la immancabile folta schiera di registi , scrittori, novellieri e affini pronti a gettarsi sulla fatidica data del 12 dicembre 2012 che secondo una presunta profezia maya sarà la data dell'apocalisse, Roland Emmerich, esperto narratore di catastrofi  ( Indipendence day e The day after tomorrow), dirige questo ennesimo film , uguale a tanti altri, in cui si narra lo sconvolgimento  della vita sulla terra.
Ovviamente i potenti della terra, a conoscenza del rischio, si organizzano e nel cuore del Tibet appaltano ai cinesi la costruzione di alcune immense navi che dovranno salvarli dalla catastrofe e che giacciono nel ventre delle montagne innevate pronte a prendere il largo , una volta che le acque avranno sommerso gran parte del globo.
Intorno all'evento l'immancabile schiera di personaggi comuni ognuno con qualche strappo da ricucire nella propria vita, e quale momento più propizio se non l'incombente fine del mondo ?

sabato 11 settembre 2010

La battaglia dei tre regni ( John Woo , 2008 )

Giudizio: 8/10
La colomba di John Woo vola ancora

Finalmente torna a casa John Woo ed il risultato è subito tangibile: un kolossal dal budget enorme, un film storico in cui si narra la battaglia di Chibi che vide contrapporsi le truppe imperiali comandate dal Primo ministro, di fatto usurpatore, e i regni del sud della Cina, ultime retroguardie non sottomesse alle mire dello spietato Cao Cao.
Il film è tutto imperniato sulla battaglia , che occupa gran parte della narrazione, e sui personaggi coinvolti che il regista tratteggia sì brevemente ma con grande forza ed efficacia.
L'aspetto storico è quindi predominante, sviluppato con precisione e con la passione tipica dei registi cinesi che si cimentano con la loro storia millenaria; qui inoltre c'è la mano di uno dei più grandi registi viventi, capace di dare forza alle immagini come pochi e di impreziosire la narrazione con momenti di grande poesia.

venerdì 10 settembre 2010

Once upon a time in China ( Tsui Hark , 1991 )

Giudizio: 9/10
Rivisitazioni cinematografiche

Epicità e tradizione nella storia cinese

Con questa opera basilare, Tsui Hark firma uno dei suoi lavori più belli e importanti, che ha goduto, e gode tuttora, di una fama  sterminata, anche grazie alla saga di cui è il progenitore.
Ma l'importanza maggiore di questo film , che è poi il motivo della sua grandezza, sta nella capacità del regista di dirigere un lavoro che è la sintesi delle varie anime del cinema HKese sempre in bilico tra storia e cultura popolare; un affresco quasi epico di un periodo e di un personaggio che eccita la fantasia popolare, raccontato con grandissima classe, in cui la forza delle immagini va a braccetto all'analisi storica, con una precisione che rasenta la perfezione. Se a ciò aggiungiamo la componente da film d'azione, in cui i combettimenti di kung fu diventano un'occasione per mettere in scena coreografie mozzafiato, ben si capisce come un una pellicola del genere va considerata una pietra miliare nella storia del Cinema.

La vita sognata degli angeli ( Erick Zonca , 1998 )

Giudizio: 6.5/10
Due vite allo specchio


Opera prima del regista francese Erick Zonca, presentata a Cannes dove oltre a ricevere una meritata Palma d'oro per l'interpretazione femminile alle due attrici protagoniste, fu accolta molto bene dalla critica e non a torto , perchè si tratta di uno di quei piccoli film , quasi ordinari che possiedono però la forza per raccontare una storia semplice ma profonda, che va all'essenza dei protagonisti, con un occhio dardenniano all'aspetto sociale e con una capacità di scavare dentro ai personaggi.
Al centro della storia due ventenni , Isa e Marie, che si incontrano , si sintonizzano sulla stessa lunghezza d'onda e che vivono assieme in una casa che non appartiene a loro, in attesa del ritorno dei leggittimi proprietari.

giovedì 9 settembre 2010

Riprendimi ( Anna Negri , 2008 )

Giudizio: 3/10
Noia, solo noia , maledetta noia


La domanda che prima o poi chi guarda un film si pone è " cosa voleva raccontare il regista?" , e a volte ( non molte per fortuna) per quanti sforzi si facciano la risposta rimane un mistero glorioso. E' il caso di Riprendimi della regista Anna Negri alla sua opera seconda, supportato nelle vesti di produttori dalla premiata coppia Claudio Amendola- Francesca Neri.
Trama esilissima ed essenziale: due documentaristi indipendenti si impegnano anche la casa per trovare i soldi per girare un film documentario su una coppia di giovani coniugi precari nel mondo dello spettacolo. Quando la coppia scoppia, ovviamente, la troupe  si sdoppia e continuerà a seguire i due nuovi single , fregandosene ampiamente del primitivo progetto, più interessati alle loro vite private.

mercoledì 8 settembre 2010

Nuovomondo ( Emanuele Crialese , 2006 )

Giudizio: 8/10
Il vecchio mondo che approda nel nuovo


Dopo la Lampedusa selvaggia di Respiro, Crialese ci regala ancora immagini di una Sicilia arcigna, quasi inospitale, in cui la sopravvivenza è legata a pochi animali al pascolo e agli scarsi prodotti della terra. E' una terra fotografata agli inizi del 900 , in cui tra povertà e orgoglio, superstizione e sacralità, l'unica via di uscita sembra quella di emigrare nel nuovo mondo, quasi mitologica terra della felicità in cui i soldi crescono sugli alberi e la terra produce frutti enormi e fiumi di latte.
Ed è così che Salvatore raduna la sua famiglia , baratta asini e capre per vestiti e si imbarca alla volta della terra promessa, dove già è approdato il fratello gemello anni prima.

domenica 5 settembre 2010

Oasis ( Lee Chang-dong , 2002 )

Giudizio: 7.5/10
E' amore estremo ?


Può essere amore estremo quello tra un poco di buono , disadattato e minus habens e una disabile con handicap grave al punto da non essere quasi in grado di parlare oltre che di muoversi ?
Per il corano Lee Chang-dong evidentemente sì visto quanti spunti poetici e momenti di autentica e non retorica tenerezza offre il film che arriva fino a commuovere in alcuni tratti, pur possedendo, è bene dirlo subito, un piccolo peccato originale: quello di raccontare una storia che comunque farà presa sicura su chi guarda. Anche il connazionale Kim Ki-duk, soprattutto agli inizi, ci ha mostrato storie d'amore estreme (Bad Guy su tutte), però lo ha fatto mantenendo sempre un tragico sottofondo di cattiveria, quasi di melmoso, cosa che invece Lee ha evitato con cura, ove si escluda l'approccio iniziale tra i due, molto più simile ad una violenza che ad un incontro amoroso.

Respiro ( Emanuele Crialese , 2002 )

Giudizio: 8.5/10
Respiri di grande Cinema


Lavoro pluripremiato qua e là per i festival europei, Respiro di Emanuele Crialese è film dalle profondissime radici italiche che sprigiona grande Cinema: i retaggi pasoliniani e rosselliniani emergono prepotenti nella struttura dell'opera, donandogli un fascino e una poesia inusitate per il cinema italiano del terzo millennio.
Una Lampedusa aspra e affascinante fa da sfondo alla storia di Grazia, una giovane donna madre di tre figli e sposata con un pescatore, esempio tipico di disadattamento all'ambiente e al territorio; il suo spirito libero, costretto nel gretto e tradizionalista ambito dell'isola, non trova altro sfogo che non siano le canzoni di Patty Pravo urlate a squarciagola e il bagno nuda nel mare cristallino; la donna esprime il suo stato d'animo in maniera primordiale tra un momento di euforia , uno scatto d'ira e un gesto inconsulto, apparendo da subito come l'elemento disturbante nelle abitudini di vita isolane.

sabato 4 settembre 2010

Woman on the beach ( Hong Sang-soo , 2006 )

Giudizio: 8/10
Microcosmi in conflitto


Più conosci Hong Song-soo e più pensi a Rohmer: non avrà quelll'ntellettualismo quasi ascetico del grande maestro francese , così come non raggiungerà le vette di profondo intimismo , ma il suo modo beffardo e indagatorio fatto di piccoli e laceranti affondi che vanno a portare alla luce quello che giace nel profondo dell'individuo, ricorda molto il regista della Nouvelle Vague scomparso di recente.
I suoi film possiedono una struttura quasi ossessivamente ripetitiva e uguale a se stessa, raccontano storie che quasi non esistono se non in forma di momenti di incontro e di situazioni, al punto che raccontarne la trama è quasi impossibile; ma nonostante queste premesse che potrebbero lecitamente far pensare a pellicole poco coinvolgenti, i lavori del coreano rifulgono di una descrizione dell'uomo spietata, pur rimanendo l'occhio del regista apparentemente molto lontano, in grado di raccontare microcosmi che interagiscono , quasi sempre con risultati catastrofici.

venerdì 3 settembre 2010

Matrimoni e altri disastri ( Nina di Majo , 2010 )


Giudizio: 4/10
La maledizione del film "carino"

Tipico esempio di (presunta) commedia brillante all'italiana che, prendendo a spunto situazioni limite di diasgio che ispirerebbero in mani sagge ben altre dissertazioni non necessariamente drammatiche, si diverte a giocherellare con personaggi e situazioni, alcune delle quali francamente assurde e spacciate per espressione del profondo disagio esistenziale che percorre i nostri giorni, portando quasi allo stremo lo spettatore che non si fa imbrogliare dalle battute facili e dal clima ridanciano che può andare bene per Verdone , ma non certo per chi tenta di ergersi a rifondatore di una commedia brillante all'italiana che di fatto non esiste più quasi. Ed è così quindi che si assiste ad una omologazione deprimente in cui Mine Vaganti e questo Matrimoni e altri disastri giungono allo stesso punto morto che porta una parte della critica e certo pensare comune ad affermare che questo è un film "carino" , termine dietro al quale si nasconde il nulla o semplicemente il giusto e meritatissimo riconoscimento per una bravissima attrice quale Margherita Buy, unico raggio di sole in una pellicola buia, che di fatto regge da sola quel pochissimo di buono che il film ha da dire.

Seven swords ( Tsui Hark , 2005 )

Giudizio: 7.5/10
Dramma storico e wuxia nelle sapienti mani di Tsui Hark

Grazie ad un budget enorme e alla partecipazione di grandi star, Tsui Hark realizza un film che negli intenti del regista vuole essere una fusione di generi sfavillante e policromatica.
Il regista Hkese conosce a menadito il wuxia e le arti marziali, essendone stato il curatore ufficiale della riscrittura cinematografica che ha decretato la rinascita del cinema di Hong Kong, quindi non deve stupire l'apparente eccessiva contaminazione di generi che questa pellicola mostra.
La base sociale e politica del film è quella comune: la Cina oppressa dalla dominazione delle dinastie della Manciuria che tende a spazzare via tradizioni e cultura locale; nello specifico della storia in questione , un editto imperiale vieta e punisce con la morte l'esercizio della arti marziali, divenendo il pretesto per bande di predoni sotto le insegne imperiali per arricchirsi riscuotendo il premio per ogni cadavere portato in dote.

mercoledì 1 settembre 2010

La 36a camera dello Shaolin ( Liu Chia-liang , 1978 )

Giudizio: 8.5/10
Rivisitazioni cinematografiche
La vera essenza del kung fu


Ancora dopo oltre 30 anni questo film conserva intatto il suo grandissimo fascino, arricchito ormai dall'aura del mito e del capolavoro, destino comune ai lavori che hanno lasciato il segno, e che dopo molti anni rimane un punto di riferimento nella cinematografia di genere.
Fu indubbiamente il rilancio in grandissimo stile dei film sulle arti marziali, che con la morte di Bruce Lee avevano subito una triste decadenza e si pose subito come un riferimento non solo relativamente al kung fu ma anche , e soprattutto, alla filosofia che sta dietro all'esercizio della arti marziali, aspetto che , specialmente in occidente, è rimasto troppo spesso relegato in secondo piano, privilegiando l'aspetto da action movie e spettacolare.
Ecco quindi che La 36a camera dello Shaolin diviene anzitutto una sorta di manuale visivo sull'iniziazione alle arti marziali, quasi a voler ribadire il lungo percorso interiore che vi conduce.
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