venerdì 31 dicembre 2010

Prova a prendermi ( Steven Spielberg , 2002 )

Giudizio: 7/10
Commedia delle truffe


Escursione nella commedia brillante da parte di Spielberg che così facendo ha percorso praticamente tutti i sentieri cinematografici a dimostrazione ostentata di una sua capacità a saper maneggiare vari generi e stili, anche se non sempre con risultati brillanti.
E' una commedia brillante di quelle che trovano le radici in certo cinema americano anni 50 e che giungono fino alle storie truffaldine in stile  La stangata, in cui si racconta la storia vera e molto americana di Frank Abagnale, truffatore per bisogno all'età di 17 anni e quindi collaboratore e massimo esperto mondiale dei frodi monetarie e assiduo collaboratore dell'FBI, una volta scontata la pena.

The blossoming of Maximo Oliveros ( Auraeus Solito , 2005 )

Giudizio: 7.5/10
Il cammino dell'adolescenza


Maximo Oliveros è un tredicenne che vive nella periferia degradata e povera di Manila con la sua famiglia tutta al maschile, la madre è morta e lui, il più piccolo di casa, svolge le funzioni della donna di casa, ruolo nel quale è talmente calato al punto da portarlo ad assumere atteggiamenti effeminati. 
L' adolescenza vede il fiorire in lui della sua omosessualità, tra padre e fratelli maggiori che sbarcano il lunario alla meno peggio con espedienti e piccoli reati.
Nonostante questo substrato degradato, nella famiglia regnano l'armonia e i buoni sentimenti, almeno fino a quando l'arrivo di un nuovo poliziotto di quartiere porta scompiglio nei sentimenti di Maxi che si sente subito attratto da lui; quando il poliziotto sarà costretto ad indagare sugli sporchi traffici del padre e dei fratelli del ragazzo, la storia volge al drammatico, conducendo Maxi ad un pecorso di maturazione doloroso e tragico al termine del quale il ragazzo svestirà canottierine colorate e calzoncini corti, cerchietti in testa e fiori tra i capelli per avviarsi ad una vita più matura.

giovedì 30 dicembre 2010

In memoria di Anita Mui ( 16 ottobre 1963 - 30 dicembre 2003 )

















Il 30 dicembre del 2003 moriva , a soli 40 anni, Anita Mui , una tra le più grandi artiste HKesi, eccellente cantate e grande attrice che ricevette numerosi premi e riconoscimenti nella sua pur breve vita.
La sua interpretazione in A better tomorrow III rimane una delle pagine più belle della storia del Cinema di Hong Kong e ha contribuito a creare l'alone del mito che circonda il nome dell'attrice, ancora oggi a 7 anni di distanza dalla sua morte.
Nel video che segue l'interpretazione di Sunset Song, magnifico brano che chiude A better tomorrow III, durante il suo ultimo concerto un mese circa prima che il cancro ponesse fine alla sua giovane vita.












martedì 28 dicembre 2010

La commedia di Dio ( Joao Cesar Monteiro , 1995 )

Giudizio: 8/10
La difesa dell'identità latina


Il signor Joao de Deus gestisce una gelateria artigianale, ultimo baluardo alla incipiente massificazione di stampo anglosassone, elegge il gelato a tramite per la conoscenza del mondo con i suoi gusti, la sua lavorazione e il modo di presentarlo; vive la sua vita in maniera quasi trasognata, flemmatica, sottovoce, custodisce gelosamente e maniacalmente una raccolta di peli pubici, istruisce le giovani lavoranti sulle cure igieniche, si erge a loro mentore nell'esaltare l'importanza del buon gusto e della pulizia, fantastica con alcune di loro rapporti eterei e fiabeschi,concede le sue conoscenze sessuali iniziando le giovani ai piaceri carnali sempre con uno stile sommesso, discreto; si spinge nell'ambito del proibito solo per la curiosità di aprire le porte all'ebbrezza dei sensi di una quindicenne, non sapendo che ciò potrebbe costargli caro.

The message ( Chen Kuo-fu , Gao Qunshu , 2009 )

Giudizio: 7/10
Guerra di spie


Durante la Seconda guerra mondiale la lotta tra l'invasore nipponico che spalleggia il governo fantoccio cinese e le forze di liberazione è giunto al suo punto più alto, gli attentati contro le forze imperiali divengono sempre più frequenti e quando si sospetta fortemente che esiste una spia annidata nel servizio antisommossa, i giapponesi, nella persona del colonnello Takeda, decidono di passare all'attacco con l'intento di smascherarla.
Tutti i membri del servizio che si occupano della trasmissione dei messaggi criptati vengono sequestrati in una rocca a strapiombo sul mare, interrogati e torturati , con la certezza che tra loro si nasconda la spia.
Un paio di colpi di scena nel finale mostrano come stanno le cose, proprio quando , a distanza di tempo, la verità sembra essere venuta già a galla.

lunedì 27 dicembre 2010

Somewhere ( Sofia Coppola , 2010 )

Giudizio: 5.5/10
Dolori e tormenti ad Hollywood


Vincitore, non senza qualche polemica e dubbio, dell'ultimo Leone d'oro, il nuovo film di Sofia Coppola, ritorna dalle parti del bellissimo Lost in tanslation, senza però neppure sfiorarne la leggerezza e la bellezza, forse anche perchè privo dell'autoironico istrionismo di Bill Murray.
Indubbiamente la regista mostra ancora una volta il suo talento tecnico e la sensibilità che abbiamo conosciuto nei lavori precedenti, ma stavolta quello che stona è un eccesso autoriale, quasi un compiacimento fine a se stesso nell'eccessivo uso di talune situazioni tecniche di ripresa.
Anche stavolta il protagonista è un attore hollywoodiano, non sulla via del tramonto come Bill Murray, ma comunque spossato da una stanchezza ed una apatia che lo rendono sin da subito simile a quei personaggi che non riesci a capire se vorresti prendere a schiaffi oppure affettuosamente commiserare.

In love we trust ( Wang Xiao-shuai , 2008 )

Giudizio: 8.5/10
Storia di coppie a Pechino


Il regista che nel 2000 diresse Le biciclette di Pechino, giustamente considerato un pilastro della nuova cinematografia cinese, dopo un paio di variazioni sul tema, torna ad ambientare la sua storia nella megalopoli , ambiente che sembra metterlo particolarmente a suo agio, e dirige In love we trust con risultati apprezzabilissimi; pur non toccando le vette del suo capolavoro, Wang Xiao-shuai, racconta una storia intima, lasciando solo sullo sfondo il tumulto sociale che anima Pechino e la Cina, con toni molto lievi nonostante le tematiche trattate siano di quelle che colpiscono forte.
Mei Zhu e Xie Huai vivono la loro vita abbastanza agiata fra i palazzoni della periferia di Pechino; la figlia di 5 anni Hehe, avuta dalla donna nelle prime nozze con Xiao Lu si ammala gravemente di leucemia, i tentativi per curarla non danno i risultati sperati e rimane, come estrema possibilità, il trapianto di midollo che però nè la madre nè il padre , risposatosi nel frattempo con Dong Fan, possono donare perchè incompatibili.

domenica 26 dicembre 2010

Why has Bodhi-Dharma left for the east ? ( Bae Yong-kyun , 1989 )

Giudizio: 8.5/10
Il tempio cinematografico dello Zen


Un anziano monaco, un giovane monaco tormentato e un ragazzino orfano, isolati in un eremo nel mezzo delle montagne: la loro vita, i ricordi , i dolori , le domande sul senso dell'esistenza; è questo il cuore di un lavoro unico e affascinante, in cui il regista coreano Bae Yong-kyun, altro esempio di artista a tutto campo, inserisce le sue profonda riflessioni sulla vita e sul buddhismo (il riferimento a Bodi-Dharma è assolutamente essenziale in tal senso), più precisamente sulla dottrina Zen , quella che più di ogni altra si basa sulla meditazione trascendentale.
Considerare il film una sorta di manuale visivo sul buddhismo potrebbe risultare altamente fuorviante oltre che inesatto, in quanto l'opera non ha nulla di pedagogico o didascalico, risultando invece molto più propriamente un concentrato di concetti legati alla vita, alla morte e al dolore visti con la spiritualità dello zen.

giovedì 23 dicembre 2010

Tale of cinema ( Hong Sang-soo , 2005 )

Giudizio: 8.5/10
Il male di vivere tra uomo e donna


E' forse il lavoro più dolorosamente spietato di Hong questo Tale of cinema, carico come è di quella visone pessimistica, quasi una apocalisse dell'animo umano, che non prova neppure per un momento ad alleggerirsi con qualche sferzata di sarcasmo come il regista è capace di regalarci di tanto in tanto.
Le sue tematiche abituali stavolta, e più che mai viene da dire, anche alla luce dei lavori seguenti, vanno a coinvolgere il cinema nel cinema, mostrandoci due episodi apparentemente slegati ma che ben presto capiamo essere le due facce di una  realtà comune.
Come sempre la trama è scarnissima, quasi impalbabile, una coppia di giovani che si ricontrano dopo anni, sembra rifiorire l'amore, ma alla fine il sentimento dominante è la morte; e poi ancora due giovani, regista scalcinato lui , attrice lei chesembrano specchairsi nella coppia precedente, mettendo a nudo la solita incomunicabilità  venata di egoismo e cattiveria.

mercoledì 22 dicembre 2010

Swimming pool ( Francois Ozon , 2003 )

Giudizio: 7/10
Lo scrittore e la costruzione della realtà

Dopo l'intermezzo brillante e ardito di 8 donne e un mistero, Francois Ozon torna sui suoi passi, a quelle tematiche e situazioni a lui senz'altro più congeniali , molto più vicine a Sotto la sabbia, che rimane probabilmente il suo lavoro più bello.
Quello che Ozon sa utilizzare con continuità, coerenza e senza annoiare è la situazione tipica di molti dei suoi lavori in cui il microcosmo ristretto costruito intorno ad una solitudine o a una inquietudine, viene sfruttato per sondare gli stati d'animo, ricorrendo ad un clichè sempre uguale a sè stesso: l'eremo dove trovare tranquillità, le incursioni di personaggi che la tranquillità la fanno esplodere, una vitalità ritrovata.
Anche stavolta al centro del racconto c'è una donna, Sarah, , scrittrice di romanzi gialli di successo che per trovare ispirazione e slancio si reca nella villa in Francia del suo editore nonchè amante. La donna incarna il tipico stereotipo dell'intellettuale pietrificato nella sua scorza autoriale , per cui è facile immaginare quale esito possa avere l'arrivo inaspettato alla villa della figlia dell'editore, Julie, ragazza sfrontata, dall'erotismo smisurato e dalla vita libertina.

Electric shadows ( Xiao Jiang , 2004 )

Giudizio: 7.5/10
Il Cinema e la vita


Avvalendosi della sensibilità tutta femminile della sua regista, Electric shadows è film di quelli che parla dritto ai sentimenti, con ingenuità forse, ma senza scadere mai nel patetico  e nello strappalacrime a tradimento, ma soprattutto, ed è il vero pregio di questo lavoro, racconta il mito del Cinema, inteso come luogo dove si costruiscono i sogni e la vita.
Mao Dabing ha una passione infinita per il cinema, spende quasi tutto quello che guadagna col suo lavoro per andare al cinema, soprattutto alle maratone notturne che lo tengono felicemente inchiodato allo schermo.
Un piccolo incidente, dettato forse da un destino non troppo cieco, lo porta a incontrare Ling Ling che dapprima lo colpisce pesantemente alla testa e poi lo prega , mentre lei è arrestata dai poliziotti, di andare a dare da mangiare ai suoi pesci.

martedì 21 dicembre 2010

13 (Gela Babluani , 2010 )

Giudizio: 5.5/10
Il remake che delude


Quando nel 2005 il giovane regista franco-georgiano diresse 13 Tzameti, la critica rimase folgorata dalla cristallina bellezza del film, che mostrava in maniera evidente il forte influsso della Novelle Vague francese in una storia durissima, quasi una cronaca della deriva umana sotto forma di un gioco sanguinoso e spietato.
Cinque anni dopo il medesimo regista cede alle lusinghe americane e dirige un remake, ambientato nel gelido Ohio, che sconfessa in maniera pesante il lavoro originario.
Pur mantenendosi fedele alla storia ( il giovane Vincent che rimane impelagato in un gioco clandestino a colpi di pistola dietro al quale scorrono fiumi di denaro), purtroppo ne smonta gran parte della struttura che sta alla base della narrazione, introducendo la stucchevole tematica tutta americana del bisogno impellente di denaro che spinge l'uomo a tutto.

lunedì 20 dicembre 2010

The killer inside me ( Michael Winterbottom , 2010 )

Giudizio: 6/10
Tra il noir ed il pulp vince Casey Affleck


Primo film americano per Michael Winterbottom che si ispira molto fedelmente all'omonimo romanzo di Jim Thompson del 1952, una storia in cui tra studio sociologico e pscianalisi della follia, viene messo in scena un dramma dai contorni tinteggiati da una fredda violenza che esplode sì quasi subito, ma che alberga in un personaggio che, se non fosse per la voce narrante del medesimo che non lascia presagire nulla di buono, tutti vorrebbero avere per amico e vicino di casa tanto gentile e a modo appare.
Lou Ford è il vice sceriffo di una piccola città del Texas popolato da pozzi petroliferi  che si perdono all'infinito che, in omaggio al lignaggio sociale del  questuante, si trova a dover risolvere un problema con una prostituta per la quale il figlio di un ricco magnate ha perso la testa e si sta avviando verso il baratro.

domenica 19 dicembre 2010

Chloe (Atom Egoyan , 2009 )

Giudizio: 7/10
Un gioco a tre senza ruoli


Rimanendo nella traccia segnata con Le false verità , Egoyan dirige un film che ne ripercorre sotto livree diverse le stesse tematiche legate all'apparenza , all'inganno e alla realtà, filo comune in tutte le sue opere, ma che rispetto a Il dolce domani, si spoglia di quella cupezza formale forse un po' eccessiva, mantenendo quella glacialità dei sentimenti che è il nucleo bollente del suo Cinema.
Il sottotitolo italiano (Tra seduzione e inganno), volutamente omesso, vorrebbe spiegare il senso del film , come se il povero spettatore fosse un idiota che non sa andare oltre il titolo, mistificandone in parte, tra l'altro, l'essenza, perchè se è vero che molto della pellicola ruota intorno ad un inevitabile gioco morboso di seduzione e di inganno, è altrettanto vero che c'è molto dell'altro: c'è quella ricerca spasmodica da parte del regista, mascherata dietro una regia rigorosa e molto pulita, di scoprire il lato oscuro , profondamente celato, che alberga in tutti noi.

venerdì 17 dicembre 2010

Outrage ( Takeshi Kitano , 2010 )

Giudizio: 6/10
Kitano sembra stanco


Dopo aver percorso per 10 anni svariati sentieri cinematografici approdati negli utlimi lavori ad una riflessività estrema come forma di meditazione sull'arte, Takeshi Kitano torna allo yakuza movie senza però sgombrare assolutamente il campo sui numerosi dubbi che riguardano la sua vena creativa.
Outrage è un film difficile da valutare in modo esatto, probabilmente necessita una lievitazione interiore, ma sicuramente non si tratta di opera a livello di Sonatine e tanto meno di Hana-bi, rimanendone lontano anni luce, essenzialmente per la completa mancanza di quello sguardo poetico e quasi trasognato che emergeva dai due capolavori citati; e qui si pone il primo scoglio per una oggettiva valutazione del lavoro: è una scelta precipua quella di Kitano di mostrare un mondo (quello degli yakuza) assolutamente privo di qualsivoglia cosa che non sia la violenza e l'arrivismo? Oppure è lo sguardo del regista che non riesce più ad offrire quelle immagini e quei momenti che frammisti alla violenza gangsteristica facevano comunque dei suoi film degli autentici gioielli sprizzanti poesia?

martedì 14 dicembre 2010

Besieged City ( Lawrence Lau , 2008 )

Giudizio: 8/10
Vivere nella città assediata


Quello che per Ann Hui in The way we are è un gigantesco palcoscenico, microcosmo della perdita di identita e di personalità, per Lawrence Lau è invece una prigione irta di grattacieli, di palazzoni che conduce all'alienazione; Tin Shui Wai , la periferia residenziale dei nuovi territori di Hong Kong si offre con crudezza , carica di cattiveria , di alienazione abbrutente in cui gli adolescenti , un po' homeless, un po' disadattati, scrivono le loro regole di vita, circoscritto in un'area che sembra non respirare e vedere la luce tanto fitti sono i palazzi che la compongono.
E' in questo ambiente che seguiamo la storia di Ling, quindicenne con alle spalle una famiglia sgretolata, che scopre che il fratello minore, fuggito di casa due anni prima, ha prima ucciso una sua coetanea e quindi ha tentato il suicidio.

Il rifugio ( Francois Ozon , 2009 )

Giudizio: 6/10
Ritorno al lutto


Torna  a percorre i sentieri narrativi che meglio sa raccontare Francois Ozon, in questo film nel quale, seppure con risultati nettamente inferiori rispetto a quelli dei lavori precedenti, riflette sulla morte e sull'abbandono, sul senso di vuoto che colma l'improvvisa perdita di un caposaldo affettivo della propria vita.
Stavolta è Mousse, una giovane donna eroinomane, che perde il compagno anch'esso tossicodipendente in seguito ad un overdose; durante il ricovero, e quasi contemporaneamente alla notizia della morte di Louis, apprende di essere incinta (il ciclo vitale che si perpetua, con tanto di predicozzo cattolicheggiante durante la funzione funebre...) e nonostante i tentativi della madre del defunto di dissuaderla dal proseguire la gravidanza, la ragazza decide di non abortire e si trasferisce in assoluta solitudine in una villa in riva al mare , dove metabolizzare il lutto e prepararsi alla nuova vita.

domenica 12 dicembre 2010

La ragazza che giocava con il fuoco ( Daniel Alfredson , 2009 )

Giudizio: 4.5/10
La inevitabile e famigerata regola del sequel


Secondo atto tratto dalla trilogia di Stieg Larsson: regista nuovo, inevitabile applicazione della famigerata regola del sequel e film piuttosto scadente, privato di tutto quello che di buono c'era nel primo ed epilogo che sembra semplicemente la fine del primo tempo di un film giocato in due episodi.
Si salva poco in questo lavoro, probabilmente solo la bravissima Noomi Rapace sempre più al centro della scena col suo volto tagliato con l'accetta e la potenza del suo fisico manipolato.
La giovane hacker stavolta viene accusata di un triplice delitto che non ha commesso, in cui vengono uccisi una coppia di giornalisti e collaboratori di Mikael Blomkvist alla rivista di denuncia Millennium, e il tatuato per sfregio tutore della ragazza, nonchè suo aguzzino.

sabato 11 dicembre 2010

Dream home ( Pang HoCheung , 2010 )

Giudizio: 8/10
Casa dolce casa...a tutti i costi


Evento attesissimo, grazie soprattutto alle ben poco rassicuranti indiscrezioni filtrate sulla pellicola, l'ultimo film di Edmond Pang ha visto la luce, in anteprima mondiale, al Far East Film Festival di Udine, dove è stato presentato nello scorso aprile, tra deliqui e conati di vomito, circa due settimane prima della sua uscita in patria.
Preceduto dall'iperbolica definizione di "film tra i più truci mai prodotti ad Hong Kong", il lavoro di Pang ha avuto anche una genesi piuttosto travagliata con ripetute interruzioni di lavorazioni, al punto di permettere al regista di dirigere contemporaneamente Love in a puff, che è giunto sugli schermi addirittura in anticipo e che a ben vedere si lega a Dream home molto più di quanto la lettura delle due storie possa far immaginare.

venerdì 10 dicembre 2010

Love Exposure ( Sion Sono , 2008 )


Giudizio: 9/10
Il ciclone Sion Sono


Poteva mai un film di 4 ore di un regista giapponese provocatorio, irrispettoso fino quasi all'iconoclasia, adorato da una abbastanza ristretta cerchia cinefila e considerato dai più un pazzo furioso pervertito, trovare spazio nelle sale italiane affollate da ignobili baggianate? La domanda è chiaramente retorica e l'ovvia risposta comporta la mancata visione, per chi non metta in atto una ostinata cocciutaggine per procurarselo, di uno dei film più belli e stimolanti degli utlimi anni, naturale prodotto di una mente fertile e coraggiosa come quella di Sion Sono, uno dei registi più bravi del cinema nipponico contemporaneo.
Love Exposure, pur mancando di quel folle surrealismo visionario che animava Strange Circus, indubbio capolavoro del nuovo millennio, è comunque un opera meravigliosa in cui il regista da sfoggio del suo indubbio bagaglio culturale oltre che di una abilità tecnica strabiliante.

giovedì 9 dicembre 2010

Buried - Sepolto ( Rodrigo Cortes , 2010 )

Giudizio: 7/10
Novanta minuti in una bara


E' un film di quelli che rischiano di passare alla storia questo Buried del regista indipendente spagnolo Rodrigo Cortes, non tanto per le sue qualità , che indubbiamente possiede,ma per il totale stravolgimento di ogni canone cinematografico: un'ora e mezza chiusi in una bara, unico ambiente utilizzato, un solo attore (gli altri sono solo voci veicolate dal telefono), una pagina di guerra descritta senza mostrare nulla, quasi a voler sconvolgere anche quello che è ormai diventato il concetto di conflitto bellico.
Nella bara, sepolto chissà dove nel deserto iracheno, un semplice camionista americano, addetto ai trasporti nell'Iraq sconvolto dalla guerra; unici oggetti  racchiusi con lui sono un telefono cellulare e uno zippo che emana la sua luce tremula, lasciati lì dai suoi rapitori che pensano di usarlo come merce di scambio per svariati milioni di dollari.

mercoledì 8 dicembre 2010

Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni ( Woody Allen , 2010 )

Giudizio: 6/10
Woody Allen e l'amore


Woody Allen abbandona di nuovo New York e torna a Londra e come il vino che scende dalla collina in pianura e perde il suo aroma , così il regista americano torna a non convincere pienamente, con un film che, seppur contenga molte delle tematiche a lui care, manca di verve, di sarcasmo, di ironica e divertita allegria e disincanto.
L'occhio del vecchio Woody si posa su una storia dai contorni indubbiamente leggeri, in perfetto stile da commedia, in cui i difficili rapporti di coppia ed il senso stesso del rapporto amoroso vengono sviscerati e messi alla berlina , ma con risultati molto lontani dai suoi migliori lavori.

domenica 5 dicembre 2010

Il giorno della civetta ( Damiano Damiani , 1968 )

Giudizio: 8/10
Rivisitazioni cinematografiche
Immutabilità e rassegnazione


Espressione di quel cinema civile impegnato che non esiste più, Damiamo Damiani , trova nella trasposizione del testo del grande scrittore siciliano Leonardo Sciascia la sua opera probabilmente più valida; Il giorno della civetta, oltre a rendere alla perfezione sullo schermo quelle atmosfere magistralmente descritte dal narratore, racconta uno spaccato di vita reale molto poco romanzata, posando lo sguardo soprattutto sull'ambiente e sulle persone grazie ad un realismo che sembra quasi voler rimandare a certa cinematografia italiana dell'immediato dopoguerra.
Quello che ad una lettura più superficiale può essere visto come un giallo, è invece uno studio sociale ed antropologico che dopo oltre 40 anni costituisce ancora un documento sulla cultura mafiosa, da rilegge probabilmente con grande attenzione per poter meglio capire le differenze e le radici di un fenomeno che ancora oggi aflligge, seppur in forme diverse e molto più "degradate", la società italiana.

sabato 4 dicembre 2010

I saw the devil ( Kim Ji-woon , 2010 )

Giudizio: 7.5/10
La cattiveria che riempie lo schermo


L'ultimo lavoro di Kim Ji-woon è uno di quei film  destinati a rimanere impressi a lungo, per  i suoi aspetti positivi (molti) , per quelli negativi (pochi) , per il suo costante rimandare al revange film di cui il connazionale Park ci ha donato una splendida trilogia e per il fatto, assolutamente non secondario, che la bravura e la raffinatezza tecnica del regista, che ne fanno uno dei più importanti e forse sottovalutati artisti cinematografici orientali, si impongono in una maniera che visivamente lascia quasi sbalorditi.
Il tema trattato non è dei più originali, ma il modo con cui, almeno all'inizio, Kim lo prende di petto è invece peculiare , grazie ad una ricchezza fiolosofica che non alberga spesso nei thriller-horror.

venerdì 3 dicembre 2010

The way we are ( Ann Hui , 2008 )

Giudizio: 7.5/10
L'altra faccia di Hong Kong


Il penultimo lavoro di Ann Hui conferma , anche se a livelli probabilmente inferiori rispetto all'ultimo Night and fog , la bravura della regista e la sua grandissima sensibilità artistica che ne fanno una delle cineasta viventi più importante oltre che longeve.
In The way we are, la regista HKese ambienta una storia con forti tratti minimalisti nella new town di Tin Shui Wai costruita a partire dagli anni 80, che nell'immaginario costiituisce il contraltare popolare e depersonalizzato della metropoli ex colonia britannica: un luogo irto di palazzoni popolari grigi che si lanciano verso il cielo, sorti dove fino a 40 anni prima c'erano acqua e paludi.
Il film è comunque lontano dall'avere pretese sociali e antropologiche, molto più concretamente è la solitudine, il disfacimento della famiglia e la solidarietà che Ann Hui descrive prendendo a pretesto una donna che vive sola col poco più che adolescente figlio intorno a cui ruotano pezzi di legami famigliari molto flebili e una vicina di casa anch'essa sola.

giovedì 2 dicembre 2010

Shara ( Naomi Kawase , 2003 )

Giudizio: 7/10
La forza dell'assenza


Un lunghissimo e bellissimo piano sequenza iniziale offre l'unico momento dinamico del film: sono le immagini che precedono l'evento che segna tutta la storia; due ragazzini giocano e corrono per le viuzze  della antica città di Nara , rincorsi dalla telecamera, finchè uno dei due, Kei, scompare in una maniera talmente improvvisa da apparire non vera.
Anni dopo Shun, il fratello rimasto, diciasettenne, ancora porta i segni di quella scomparsa rinvigoriti dal ritrovamento del ragazzo dopo anni.
Shun è silenzioso, quasi apatico, unico legame è quello con Yu una coetanea che scoprirà di avere alle spalle una storia di abbandono.
Su questa trama esilissima, quasi eterea, gravita il senso di abbandono, l'assenza intesa come vuoto assoluto intorno; è sinceramente uno dei film in cui maggiormente il sentimento doloroso che deriva da una assenza troppo grande si impadronisce della storia e ne diviene l'unico filo conduttore.

mercoledì 1 dicembre 2010

Io sono un evaso ( Mervin LeRoy , 1932 )

Giudizio: 9/10
Quando anche la speranza viene spazzata via


Grande classico degli anni 30 dal fortissimo impatto sociale e politico, questo magnifico lavoro di Mervin LeRoy costituisce un coraggioso esempio di denuncia sia dei danni della guerra, sia della grande depressione e sia, soprattutto, di un sistema carcerario inumano al limite della barbarie che ben lungi dal rieducare i detenuti li trasformava il più delle volte in abbrutiti malviventi.
James Allen torna dalla guerra in Europa, convinto che l'aver subito anni di stenti e di privazioni, gli dia il giusto diritto ad un esistenza migliore, motivo per cui rifiuta il lavoro da operaio in fabbrica che il vecchi datore di lavoro gli propone e decide di dedicarsi a quella che è la sua passione, cioè l'edilizia.
Condividi