martedì 14 dicembre 2010

Il rifugio ( Francois Ozon , 2009 )

Giudizio: 6/10
Ritorno al lutto


Torna  a percorre i sentieri narrativi che meglio sa raccontare Francois Ozon, in questo film nel quale, seppure con risultati nettamente inferiori rispetto a quelli dei lavori precedenti, riflette sulla morte e sull'abbandono, sul senso di vuoto che colma l'improvvisa perdita di un caposaldo affettivo della propria vita.
Stavolta è Mousse, una giovane donna eroinomane, che perde il compagno anch'esso tossicodipendente in seguito ad un overdose; durante il ricovero, e quasi contemporaneamente alla notizia della morte di Louis, apprende di essere incinta (il ciclo vitale che si perpetua, con tanto di predicozzo cattolicheggiante durante la funzione funebre...) e nonostante i tentativi della madre del defunto di dissuaderla dal proseguire la gravidanza, la ragazza decide di non abortire e si trasferisce in assoluta solitudine in una villa in riva al mare , dove metabolizzare il lutto e prepararsi alla nuova vita.
L'arrivo del fratello di Louis, Paul, le aprirà nuove prospettive, sarà il connubio di due solitudini che nella tranquillità del luogo troveranno impulsi vitali che forse non conoscevano.
Il finale ci vorrebbe spiegare che spesso non è sufficiente portare in gremo il proprio figlio per nove mesi per sentirsi veramente madre, ma quello che può apparire come un epilogo amaro, di fatto è una apertura all'ottimismo.
Senza dubbio il film ha il marchio di fabbrica di Ozon , votato a un certo intimismo molto francese venato di rimandi alla omosessualità (tema carissimo al regista), in cui la figura di Mousse vuole essere dapprima quella di una sopravvissuta , che forse non fa neppure in tempo a sentire la colpa su di sè ,e poi quella di chi prova profonda avversione per la vita , almeno fino a quando il confrontarsi con Paul sembra aprire in lei un nuovo sguardo sull'esistenza, sicuramente meno amaro.
Se Ozon da un lato dirige un lavoro con una regia pulitissima, dall'altro però qualcosa non convince totalmente: spesso si ha l'impressione di avere di fronte qualcosa di già troppe volte visto, si osservano troppe situazioni abusate galleggiare sullo schermo e se la leggerezza , quasi la soavità, indubbiamente non manca, è anche vero che il film rimane un po' troppo distante da chi guarda, quasi ammantato di una scorza di ghiaccio che lo rende freddo al contatto.
Brava la gravida panciuta Isabelle Carrè nel ruolo di Mousse, soprattutto per sapere con efficacia adeguarsi alla metamorfosi della protagonista (quasi odiosa all'inizio, quasi tenera alla fine); Luois-Ronan Choisy interpreta Paul e pur mantenendo un profilo basso, molto composto, sa imporsi come l'elemento guaritore.


2 commenti:

  1. Già non mi esalta Ozon, in più questo film mi ha abbastanza deluso: l'ho trovato in certi momenti quesi noioso, nulla a che vedere con Sotto la sabbia che aveva ben altro spessore, pur trattando tematiche comuni.

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  2. Ozon è indubbiamente autore che può risultare indigesto , anche a me alcuni lavori non hanno esaltato, però ha uno stile narrativo sempre molto efficace. Concordo sul fatto che Sotto la sabbia sta ad un livello nettamente superiore.

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