mercoledì 22 dicembre 2010

Swimming pool ( Francois Ozon , 2003 )

Giudizio: 7/10
Lo scrittore e la costruzione della realtà

Dopo l'intermezzo brillante e ardito di 8 donne e un mistero, Francois Ozon torna sui suoi passi, a quelle tematiche e situazioni a lui senz'altro più congeniali , molto più vicine a Sotto la sabbia, che rimane probabilmente il suo lavoro più bello.
Quello che Ozon sa utilizzare con continuità, coerenza e senza annoiare è la situazione tipica di molti dei suoi lavori in cui il microcosmo ristretto costruito intorno ad una solitudine o a una inquietudine, viene sfruttato per sondare gli stati d'animo, ricorrendo ad un clichè sempre uguale a sè stesso: l'eremo dove trovare tranquillità, le incursioni di personaggi che la tranquillità la fanno esplodere, una vitalità ritrovata.
Anche stavolta al centro del racconto c'è una donna, Sarah, , scrittrice di romanzi gialli di successo che per trovare ispirazione e slancio si reca nella villa in Francia del suo editore nonchè amante. La donna incarna il tipico stereotipo dell'intellettuale pietrificato nella sua scorza autoriale , per cui è facile immaginare quale esito possa avere l'arrivo inaspettato alla villa della figlia dell'editore, Julie, ragazza sfrontata, dall'erotismo smisurato e dalla vita libertina.
All'iniziale gelo, quasi disprezzo tra le due, subentra in seguito quasi l'affetto, soprattutto da parte di Sarah che trova nella figura della ragazza l'ispirazione per portare avanti il suo nuovo lavoro: il soffio vitale , insomma, questa volta ha la faccia della bionda e bella figlia del suo amante, in perenne contrasto col padre.
Verso il finale il film vira al thriller, dando più smalto ad una colorazione vagamente chabroliana che aleggia in tutto il lavoro non donando viceversa verve alla storia che si trascina un po', fino a quando il buon Ozon , con un colpo di teatro in perfetto stile thriller (ma che thriller non è), ci insinua il dubbio (o la certezza) che quanto abbiamo visto non sia tutto completamente vero e reale.
Il colpo di scena finale, molto sommesso a dire il vero, ci apre alla profonda tematica della manipolazione della realtà da parte dell'autore letterario, qui rigenerato, anche nelle membra e nell'eros, da una situazione che probabilmente è nel suo intimo che cresce e che trova espressione massima nella contrapposizione tra le personalità delle due donne, personaggi su cui si impernia tutto il film.
Come detto, qualche tinta chabroliana non toglie originalità al lavoro di Ozon che sa benissimo condurre il film, all'interno di quel microcosmo che lui ha creato per i suoi attori, tenendo ben saldo il timone con una regia elegante senza esagerazioni, sfruttando più del solito, forse, la forza delle immagini (il continuo riflettersi nell'acqua della piscina).
Charlotte Rampling (ancora lei,bravissima e senza problema a mostrarsi in un nudo integrale) e Ludivine Sagnier (di nuovo ancora lei, conturbante al punto giusto nel suo perenne topless) si prestano bene al gioco, perchè di questo si tratta, che Ozon ci ha regalato in questa pellicola.

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