martedì 31 agosto 2010

Happy Family ( Gabriele Salvatores , 2010 )

Giudizio: 6/10
Il pirandelliano Salvatores


Incursione nella commedia brillante per Gabriele Salvatores che riprendendo una piece teatrale di Alessandro Genovesi , porta sul grande schermo questo Happy Family con risultati, è bene dirlo subito, altalenanti e non pienamnete convincenti, nonostante la pirandelliana atmosfera che si respira in tutto il film.
Il mescolare vita reale e finzione, attori e autori, tormenti e amori da vita ad un film senza dubbio piacevole, ben costruito in cui si sente la mano del regista, ma soffre enormemente del difetto che deriva dall'atteggiamento dell'autore che si cala in una genere ritenuto minore con l'atteggiamento di chi non vuole sporcarsi troppo le mani, senza considerare che costruire buone commedie brillanti e intelligenti è operazione difficilissima.
L'inquieto Ezio si cimenta nella scrittura di una storia che vede coinvolte due famiglie tenute assieme dai figli sedicenni che hanno la balzana idea di sposarsi.

lunedì 30 agosto 2010

Segreti di famiglia ( Francis Ford Coppola , 2009 )

Giudizio: 7/10
La famiglia secondo Coppola


E' tutta farina del suo sacco questo ultimo lavoro di Francis Ford Coppola, dalla sceneggiatura alla produzione, e si capisce subito il motivo: se non proprio autobiografico, il lavoro ha fortissimi influssi derivati dalle esperienze personali del grande regista , il quale dal canto suo fa di tutto per lasciarlo intendere chiaramente a partire dalla scelta di uno spettacolare bianco e nero fino al tono intimista e sussurrato che regna in tutta la storia.
Tetro vive in volontario esilio in Argentina, dopo avere tagliato i ponti da anni con la sua famiglia dominata dal padre-padrone Carlo Tetracini, famoso direttore d'orchestra; lo raggiunge il fratello diciottenne Benny, ansioso di ricongiungersi al suo modello e riferimento che lo ha abbandonato anni prima. Qui con l'aiuto di Miranda, la donna di Tetro, scoprirà piano piano i dolorosi veli che nascondono l'esistenza del fratello e sarà uno scavare nel rimosso, nel mai detto, in quanto scritto e tenuto celato che diventa una ricostruzione di una vita e di una famiglia, troppo avvolta nei segreti e nelle ambiguità.

domenica 29 agosto 2010

La foresta dei pugnali volanti ( Zhang Yimou , 2004 )

Giudizio: 7.5/10
Rivisitazioni cinematografiche
Immagine e poesia


La prima visione de La foresta dei pugnali volanti, fu un esperienza visiva e basta, film di enorme eleganza e mirabolante bravura tecnica.
Come sempre la rivisione rende giustizia, anche alla luce del tempo e delle decine e decine di altre pellicole trascorse: il giudizio sul film ne esce modificato ed arricchito, in quanto, seppur inferiore ad Hero nel suo complesso, questo lavoro di Zhang Yimou si staglia come un autentico melodramma d'amore, in cui la disamnia della forza del potere, l'esaltazione e la mitizzazione della lealtà , del coraggio e dell'onore, vengono abbattutti come una pianta di bambu dalle sciabolate impetuose della forza dell'amore. Un wuxia  classico quindi, anche se edulcorato per il palato occidentale, in cui la guerra tra la setta dei "pugnali volanti" ed il potere imperiale corrotto si arrichisce di trame oscure, di doppiogiochi, di tradimenti e di certezze che cadono come fruscelli al comparire delle verità tenute nascoste, diviene metafora nascosta della spietatezza del potere , di qualunque colore esso sia.

La doppia ora ( Giuseppe Capotondi , 2009 )

Giudizio: 7/10
Colori hitchcockiani in salsa nostrana


Incoraggiante esordio alla regia per Giuseppe Capotondi che confeziona un lavoro assolutamente originale nel panorama cinematografico italiano e che fa nutrire ancora qualche speranza sul futuro del nostro cinema. Se Molaioli nel 2006 si impose con un giallo dalla atmosfere chabroliane ( La ragazza del lago ), Capotondi sembra avere il miglior Hitchcock come riferimento, sia nella struttura narrativa del lavoro, sia nella tecnica di costruzione del noir. Inoltre, cosa da non trascurare, sa ben descrivere il disagio esistenziale dei giorni nostri, costruendo due protagonisti principali , e una serie di personaggi collaterali, che nutrono con le loro inquietudini il racconto.
Trama appena accennta, visto che sarebbe troppo spoilerosa e che quindi rovinerebbe inevitabilmente la visione, richiedendo questa una completa immersione nello scorrere degli eventi.

mercoledì 25 agosto 2010

Come Dio comanda ( Gabriele Salvatores , 2008 )

Giudizio: 6.5/10
Vite ai limiti nutrite di amore profondo


Salvatores si affida ancora ad un testo di Niccolò Ammaniti per un suo film, così come fece per Io non ho paura ed il risultato , pur essendo la pellicola bella per taluni aspetti, non è di quelli che fanno gridare di stupore, soprattutto quando il regista è uno di quelli che sa far centro.
Anche stavolta al centro della narrazione c'è il rapporto padre-figlio, qui  al limite dell'estremo in tutti i suoi aspetti.
In un nordest friulano freddo e piovoso, raccontato con immagini spersonalizzante , fatte di ciminiere che gettano fumo contro le montagne e in cui strisciante è il sentimento xenofobo , Rino e Christian, padre e figlio, vivono la loro vita alle soglie dell'indigenza, segnata dal carattere violento , dal razzismo conclamato e dalle simpatie nazistoidi dell'uomo che fungono da linea guida per il ragazzino , istruito alla legge della sopravvivenza; ma entrambi si nutrono di un amore vicendevole viscerale, totalizzante per l'uno, quasi doloroso  per l'altro, una vita quasi in simbiosi in cui alle aspettative del padre corrisponde una sorta di mitizzazione del figlio.

District 9 ( Neill Blomkamp , 2009 )

Giudizio: 7.5/10
Alieni a Johannesburg ( ...e non ditelo a Bossi )

La grande nave aliena fluttua immobile sopra Johannesburg , tralasciando per una volta i più sfruttati cieli americani; ferma lì da tempo, senza segni di invasioni o di armi pericolose; è giunto quindi il momento di farvi irruzione e controllare: alla vista dei prodi assalitori e di chi guarda la scena sembra quella di uno dei tanti barconi della disperazione ; esseri alieni simili a grossi gamberi in stato di privazione assoluta vengono quindi deportati in una zona limitata e sottoposti a ferreo controllo.
Visto dall'alto il Distretto 9 sembra una Soweto aliena, neri e bianchi , oppressi e oppressori di ieri, uniti contro gli alieni che  distruggono e creano caos, barricate, violenze, bande armate fanno tremare la città, i cartelli "vietato ai negri" lasciano il posto a quelli "vietato agli alieni". Dopo 20 anni il governo decide di spostare il milione e mezzo di alieni altrove in un lager lontano dalla città e affida l'operazione ad una multinazionale che ha ben altri interessi: appropriarsi della tecnologia delle micidiali armi aliene e tentare di farle funzionare anche in mano umana.

About love ( Ten Shimoyama , Yee Chih-yen, Zhang Yibai , 2005 )

Giudizio: 7/10
Il linguaggio dell'amore in versione asiatica

Tre storie d'amore, molto sui generis a dire il vero, raccontate da tre registi  in un trionfo di ecumenismo asiatico , tenute insieme dallo scoglio quasi invalicabile della lingua che nasconde ,forse, anche una certa difficoltà nel trasmettere i propri sentimenti.
Filo comune ai tre corti i protagonisti che si trovano in citta a loro estranee e che per un verso o per l'altro si trovano invischiati in problemi di cuore ( e di lingua).
Il primo, ambientato a Tokyo e diretto dal giapponese Ten Shimoyama, racconta di un giovane di Taipei che vola nella capitale nipponica col sogno di diventare un fumettista. Sempre sulla immancabile bicicletta viene colpito da un quadro che una giovane sta dipingendo in un negozio e il cui sguardo ha accidentalmente incrociato, occhi rigati dalle lacrime alla notizia che il fidanzato via telefono l'ha mollata.
Comunicheranno attraverso le immagini, del quadro lei , di foglietti che  furtivamente lascia appesi alla vetrina lui,  ed è un processo di avvicinamento emozionale che troverà il punto d'incontro solo nella rapidissima scena finale.

lunedì 23 agosto 2010

A soap ( Pernille Fischer Christensen , 2006 )

Giudizio: 6/10
La soap dello squallore


Cosa abbia a che vedere questo lavoro della danese Christensen con le soap opera , da cui il titolo, è mistero fitto e irrisolvibile, a meno che non si voglia dare come chiave di lettura, alquanto dozzinale a dire il vero, il costante, o quasi, sottofondo televisivo che trasmette una soap americana e che tanto affascina uno dei protagonisti come fosse il suo ideale di vita; interpetazione , suppongo, troppo banale per essere vera, in un film tra l'altro dove c'è poco spazio per qualcosa che abbia un colore diverso dal grigio cupo.
Charlotte, stanca e vogliosa di libertà , molla il marito e va a vivere in un condominio squallido, in cui al piano di sotto abita un travestito in attesa di cambiare sesso e che si guadagna da vivere facendo marchette; lei dal canto suo trasforma la casa in una sorta di deposito, con il solo letto usato ed abusato con frequenti incontri estemporanei.
L'incontro tra queste due squallide solitudini sarà inevitabile e sarà scandito da momenti di amicizia alternati ad altri in cui la cattiveria scorre a fiumi , fino ad intravedersi un inaspettato sviluppo. Finale apertissimo, tutto sommato meno pessimista di tutto il resto del film.

I demoni di San Pietroburgo ( Giuliano Montaldo , 2007 )

Giudizio: 6/10
Dostojevskij cattivo maestro?


Torna  dopo circa 20 Giuliano Montaldo, già autore apprezzato di certo cinema impegnato politico degli anni 70 ( Sacco e Vanzetti, Giordano Bruno), con questo kolossal che trae origine da una idea lungamente covata da Andrei Konchalovsky e che amalgma storia , politica e biografia, mettendo al centro del racconto la maestosa figura di Fjodor Dostojevskij , soprattutto riguardo a quello che fu il suo ruolo nella nascente ideologia socialista pre-rivoluzione.
Assistiamo infatti alle vicende del grande scrittore filtrate e vivisezionate  dal suo eterno malessere esistenziale , popolato di demoni, problemi economici e politici.
Più precisamente le vicende narrano dei nascenti gruppi rivoluzionari che si rifacevano a Bakunin e che nell'opera letteraria del grande scrittore intravedevano un incoraggiamento all'azione, lui che aveva subito per motivi ideologici un'esilio di 10 anni nella gelida Siberia e che, al momento dei fatti, vive nel suo angoscioso ruolo di non comprendere le azioni dei giovani sovversivi e allo stesso tempo di sentirsi responsabile, come un padre putativo può essere.

domenica 22 agosto 2010

Il giardino delle vergini suicide ( Sofia Coppola , 1999 )

Giudizio: 7/10
Il racconto del malessere adolescenziale

Opera prima della figlia del grande Francis Ford, proveniente da una famiglia in cui abbondano registi , attori e produttori, lei stessa attrice nel Padrino III, Le vergini suicide, cui è stato aggiunto il giardino nella traduzione italiana, è un film che impone subito all'attenzione il talento della giovane regista, confermatosi poi clamorosamente nel bellissimo Lost in translation.
Tratto da un romanzo che ebbe notevole successo in America, è una fotografia molto incisiva dei turbamenti giovanili in una tipica famiglia media americana, raccontati con grande delicatezza e al tempo stesso con una crudezza emotiva che colpisce nel segno.
Le vicende delle cinque ragazze Lisbon , di età compresa tra i 13 e i 17 anni, è narrata prevalentemenete da una voce fuori campo collettiva, rappresentata dai ricordi ,25 anni dopo, di un gruppo di coetanei delle ragazze che assistettero ai tragici eventi e che da allora si trascinano dietro il ricordo quasi epico dei fatti. Se da un lato le protagoniste del film sono le cinque fanciulle in fiore, dall'altro il vero senso dello storia lo raccontano gli occhi e la voce dei cinque ragazzi, turbati al punto di diventare collezionisti di cimeli delle ragazze.

sabato 21 agosto 2010

Aragami ( Ryuhei Kitamura , 2003 )

Giudizio: 5.5/10
Duello giapponese, parte seconda

Aragami è la risposta di Kitamura alla sfida cinematografica con Tsutsumi, ed il risultato , è bene dirlo , è nettamente inferiore a quello del collega: questo film è interamente farina del sacco di Kitamura che, notoriamente, è regista di film di intrattenimento e di cassetta, molto poco incline al cinema d'autore e nonostante si sforzi , seppur in maniera pasticciata, di fornire alla pellicola un tocco di  profondità, il risultato raggiunge a mala pena una stirata sufficenza solo perchè il regista indubbiamente la macchina da presa sa usarla bene e sa creare immagini molto di impatto.
La storia narra di due samurai che gravemente feriti dopo una battaglia bussano alla porta di uno strano tempio dove vengono accolti.

2LDK ( Yukihiko Tsutsumi , 2003 )

Giudizio: 7/10
Duello giapponese , parte prima


Film dalla genesi quanto meno curiosa è stravagante, è il frutto di una sfida cinematografica tra i registi nipponici Yukihiko Tsutsumi e Ryuhei Kitamura: girare in una sola settimana una pellicola che rappresenti un duello mortale ambientato in un unico ambiente.
Con delle premesse simili  il lavoro non poteva non risultare interessante (Kitamura girerà Aragami), dando corpo a quella particolare predilezione che i giapponesi hanno per le sfide.
Ed è così che quella che sembra una sigla oscura di qualche composto chimico altro non è che la descrizione in sigla della tipologia di un appartamento con due stanze da letto, soggiorno, sala da pranzo e cucina, ambiente nel quale si svolgono le vicende. Protagoniste due attrici in cerca di fortuna: provinciale, pignola e spigolosa l'una, vamp, alla moda e navigata l'altra, si trovano a dividersi l'appartamento e  a contendersi il posto di protagonista in un film.

venerdì 20 agosto 2010

Noi albinoi ( Dagur Kari , 2003 )

Giudizio: 6/10
Minimalismo all'islandese


Lavoro d'esordio del regista islandese Dagur Kari che ha ricevuto molteplici riconoscimenti in giro per i festival europei, è un film che, con molti alti e bassi,qualcosa di buono lo mostra, pur rifacendosi ad un tema forse un po' troppo largamente abusato , quello della fuga idealizzata e probabilmente mai messa in atto, e pur rimannendo un po' troppo sospeso tra il dramma profondo e la commedia un po' nera.
Noi è un diaciassettenne albino che vive in uno sperduto villaggio dell'Islanda perennemente innevato , sovrastato da una montagna simile ad un dente lanciato verso il cielo; la nonna si prende cura di lui e lo sveglia la mattina sparando col fucile al cielo prima di dedicarsi con fare ebete alla costruzione di un puzzle, la madre non esiste, il padre tassista ubriacone con vene artistiche miseramente fallite, epigono rockettarao anni 70 ingrigito e con la maglia degli Iron Maiden, lo tratta più da compagno di merende che da figlio; in questo universo famigliare frammentato e disperso Noi si muove con fastidio e con la voglia di ribellione e di fuga tipica della sua età.

giovedì 19 agosto 2010

Adrift in Tokyo ( Satoshi Miki , 2007 )

Giudizio: 7/10
A spasso per Tokyo

Sorprende piacevolmente, e a tratti affascina ed emoziona , questo lavoro del giapponese Satoshi Miki, una storia semplice ma ben articolata, che si costruisce strada facendo in una sorta di road movie cittadino che è anzitutto un viaggio interiore.
Takemura, perennemente fuoricorso e pesantemente indebitato, riceve la visita dell'esattore Fukuhara che con maniere spicce gli impone il pagamento entro 3 giorni; il tempo passa ed ovviamente il giovane squattrinato non trova i soldi , ma sarà proprio Fukuhara a fornirgli la ciambella di salvataggio offrendogli i soldi che salderebbero i debiti in cambio di compagnia nel suo girovagare apparentemente , all'inizio, senza meta per Tokyo; non avendo altra scelta Takemura accetta e il viaggio, che intraprende dapprima con molta cricospezione e diffidenza, si trasforma presto in un confronto di esperienze e di ricordi. 

mercoledì 18 agosto 2010

Peking Opera blues ( Tsui Hark , 1986 )

Giudizio: 10/10
Rivisitazioni cinematografiche
Il frutto del genio di Tsui Hark


E' il genio creativo di Tsui Hark il protagonista assoluto di questo straordinario film, autentico capolavoro del Cinema HKese: una struttura narrativa che fonde commedia e film d'azione, melodramma e storia portando in superficie quell'ingenuo candore emozionale  tipico delle produzioni della ex colonia inglese.
Sono 100 minuti di immagini e di vicende narrate ad un ritmo vorticoso, che si costruiscono strada facendo intorno al mondo del teatro in costume e che Tsui Hark utilizza come parabola dell'epoca storica a cavallo tra fine della monarchia , repubblica e rivoluzione culturale: un variopinto sussegguirsi di eventi che quasi dilatano la narrazione con momenti di cinema indimenticabile, soprattutto in alcuni frangenti da action movie.

martedì 17 agosto 2010

The world ( Jia Zhang-ke , 2004 )

Giudizio: 8/10
L'illusione che nasconde la realtà


"Visitare il mondo senza lasciare Pechino" : con questa frase scritta all'entrata del parco tematico "the World" e che viene ripetuta in continuazione dalla suadente voce che illustra ai visitatori le meraviglie del parco e con un incipit di stampo quasi felliniano, Jia Zhang-ke abbandona la polverosa provincia dello Shanxi per ambientare questo suo lavoro nel centro del mondo dell'illusione e del progresso.
E' un film di fatto senza trama: le vicende vedono come protagonisti un gruppo di persone che lavorano nel grande parco dell'illusione e che vivono le loro vite di tutti i giorni all'ombra della finta Tour Eiffel o della Torre di Pisa; vite che , squarciato il velo che le avvolge, mostrano i problemi e le inquietudini che già il regista ci ha raccontato nei suoi lavori precedenti.

domenica 15 agosto 2010

La promessa ( Jean-Pierre e Luc Dardenne , 1996 )

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La rivolta contro l'abbrutimento


Con questo lavoro, presentato a Cannes in una delle rassegne collaterali a quella ufficiale, i fratelli Dardenne si affacciano per la prima volta nel panorama cinematografico, imponendosi da subito per la loro tecnica originale e per le tematiche sociali congiunte ad una attenta e scrupolosa, quanto asettica, descrizione delle dinamiche che muovono l'uomo.
Il loro cinema pone sempre al centro della scena l'aspetto umano, quello che emerge da situazioni di degrado e di disperazione avvalendosi di un uso quasi spasmodico della macchina da presa a spalla, sempre piantata sui volti dei personaggi.
La promessa narra di un adolescente cresciuto troppo in fretta nel degrado, che sotto l'ala protrettrice e punitiva del padre , gestore di traffico di immigrati clandestini nell'orribile periferia belga, entra ben presto in contatto con il lato più duro e spregevole della vita, quello in cui non c'è posto per la solidarietà, quello governato dal passaggio di mano di soldi (nei primi munuti del film non si vedono altro che franchi belgi passati convulsamente di mano), quello dove la protervia dell'abuso della degnità umana si affianca all'abbrutimento degli struttati.

venerdì 13 agosto 2010

Xiao Wu - Artisan pickpocket ( Jia Zhang-ke , 1997 )

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L'esordio di un grande regista


Sin da quello che viene considerato il suo debutto alla regia, Jia Zhang-ke butta sul piatto della bilancia del cinema la sua  vena poetica e la sua capacità di girare film veri , in cui lo scorrere della vita di tutti i giorni , osservata, ripresa e registrata quasi con intento neorealistico, fa da sfondo e da asse portante alle sue storie.
In Xiao Wu, rigorosamente girato con attori non professionisti, come ci tiene bene a precisare alla fine del film, ambienta le vicende nella provincia natale dello Shanxi, zona in cui vita rurale e cittadina creano una commistione , che ancora sul finire del secondo millenio, donava un aspetto da perfetto cinema neorealista, lontano , apparentemente, anni luce del modello occidentale che nel frattempo si affermava nelle grandi città. Ma sotto la cenere dell'apparente tradizione della Cina rurale, cova la fiamma dell'impulso alla corsa al denaro, all'arricchimento, al crearsi una nuova identità imprenditoriale e al conformismo capitalista, ma Xiao Wu, ladruncolo borseggiatore che sbarca il lunario rubando, sembra resistere a questa febbre , scoprendosi però solo, isolato, confinato ai margini, persino dai vecchi amici nonchè compari che si dimenticano addirittura di invitarlo al matrimonio.

Like you know it all ( Hong Sang-soo , 2009 )

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La dissacrante e leggera ironia di Hong

Fedelissimo al suo ormai collaudato e apprezzato stile di fare Cinema, il regista coreano Hang Sang-soo dirige questo lavoro che risulta essere senz'altro uno tra i suoi più riusciti; vero, come molti detrattori affermano, la struttura è sempre uguale a sè stessa: segmenti che sembrano quasi dei film a sè stanti tenuti insieme dal protagonista, anche stavolta in perenne vagabondaggio col corpo e con lo spirito. Quello che arricchisce e aggiunge qualcosa di nuovo a questa pellicola è la forte carica ironica , con accenni probabilmente anche auotbiografici, con cui Hong descrive l'ambiente falsamente colto e raffinato, in realtà godereccio e ben poco professionale del cinema e dei festival cinematografici.
Infatti la trama , come sempre scarna, si basa sul personaggio di Ku, regista indipendente, chiamato a fare da giurato in un festival della provincia coreana, che ben presto a tutto sarà interessato fuorchè svolgere il suo ruolo di giudice , e come lui,  gli altri della giuria e il colorito mondo che ruota intorno ai festival cinematografici.

giovedì 12 agosto 2010

L'uomo nell'ombra ( Roman Polanski , 2010 )

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Fantasmi all'opera

Per fortuna che ancora c'è qualcuno che sappia dirigere un giallo classico , libero da serial killer o assurde fantasticherie: Roman Polanski è uno di questi e la cosa non lascia affatto stupiti , a patto che si riconosca la bravura del regista ormai confermata da decenni di lavori validi.
Nulla di particolarmente originale, ma un film che sembra rievocare la classicità nel campo dei thriller, motivo per cui da molti viene citato Hitchcock come paradigma essenziale per questa pellicola, cosa indubbiamente vera, sotto molti punti di vista.
Il ginepraio nel quale ben presto capisce di essersi cacciato il povero ghostwriter, chiamato a sostituire il predecessore morto in circostanze misteriose, incaricato di redigere l'autobiografia dell'ex Primo ministro inglese, accusato di crimini di guerra e ora in autoesilio su una isoletta al largo della East Coast americana, in effetti si tinge ben presto di intrigo internazionale, con la solita schiera di politici, guerrafondai, faccendieri e l'immancabile CIA.

mercoledì 11 agosto 2010

Exes ( Martin Cognito, 2006 )

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Meglio fare porno?

Che Martin Cognito provenga dall'ambiente del cinema hard francese lo si intuisce chiaramente dalla esuberanza visiva , che questo poi significhi sapere girare un buon thriller di qualità è tutt'altra cosa, ahimè. Exes , ove si escluda una certa originilità nelle ambientazioni, è film noioso, privo di una sceneggiatura, che goffamente si arrovella intorno a personaggi che sono la materializzazione di un lavoro letterario. Come poi il libro si incastri con la storia è cosa che sfugge totalmente e peggio ancora un finale quasi inspiegabile non regala un minimo di chiarezza, sufficiente almeno a render intellegibili le intenzioni del regista, il quale ,da parte sua, a parte qualche simpatico sprazzo di grottesco, non fa nulla per dissolvere le nubi fitte
Due strani personaggi ,muta lei, pelato lui e tendente al travestitismo ,girano per la città ammazzando secondo le direttive di un racconto di cui sono i protagonisti; spesso giacciono ignudi in maniera contemplativa , riservando trattamenti da film porno sadomaso ai poveri malcapitati che gli capitano sotto; sulle loro tracce una coppia di detective alquanto improbabile, lui in sdrucito impermeabile alla Colombo con vistose e perenni macchie di sangue e capelli da wrestler, lei  faccia stralunata capace solo di farsi fregare la pistola dal feroce pelato.

La tigre e il dragone ( Ang Lee , 2000 )

*****
Rivisitazioni cinematografiche
Ritorno al wuxia


Dopo la lunga e , cinematograficamente, non particolarmente brillante parentesi americana, Ang Lee torna alle radici della sua cultura e della sua storia, dirigendo quello che probabilmente è il suo migliore film, attiggendo  e ridando fiato ad un genere, il wuxia, che è stato per tanti anni la linea guida di certa cinematografia orientale (soprattutto HKese). La rivisitazione che ne fa Ang Lee è senz'altro contaminata dalla sua cultura multietnica e dall'uso di strabilianti effetti speciali, ma non per questo meno attinente alla natura intima del wuxia, genere che fonda le sue basi su un etica e una tradizione tipicamente orientale.
La storia di Li Mu Bai  e Shu Lien , entrambi maestri di arti marziali , perennemente innamorati ma divisi dalla scelta di vita indirizzata alla ricerca dell'onore e della lealtà, forgia tutto il film , raggiungendo in alcuni momenti livelli di lirismo misto a melò.

martedì 10 agosto 2010

Happy together ( Wong Kar-wai , 1997 )

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Rivisitazioni cinematografiche
Il destino scritto nelle cascate dell'Iguazu

Il destino è scritto su una lampada: l'immagine delle cascate dell'Iguazu è la meta della fuga e l'approdo ad una nuova vita cui aspirano Yiu-fai e Po-wing coppia omosessuale di Hong Kong; in mezzo l'Argentina, la crisi , la lotta per sopravvivere, la disperazione che si tinge di gabinetti pubblici e di cinema porno, la separazione definitiva che lascerà solo dolore e rimpianto. Le cascate le vedrà solo Yiu-fai in un estremo atto di rimembranza e di struggente ricordo, mentre Po-wing stringe a se una coperta lisa nella quale cerca un contatto flebilissimo con l'ex amante.
Con estremo coraggio Wong abbandona l'amata Hong Kong ( è l'anno dell'handover e il regista dichiarò di avere abbandonato l'amata terra per fuggire alle domande su come sarà il futuro) e in una Argentina spesso piovosa e livida ambienta una storia d'amore estrema, ancor più perchè omosessuale, mostrando una radicalità nelle scelte narrative propria a pochi registi.

Izo ( Takashi Miike , 2004 )

*****
Filosofia nera


E' questo uno dei film di Miike che spiazza di più, quasi a livello di Bird people in China, seppur per motivi quasi diametralmente opposti.
E' opera difficle che si presta ad una vastissima gamma di interpretazioni e che necessita inevitabilmente di visioni ripetute per tentare di capirne il significato e gli oscuri messaggi spesso nascosti dietro una sfuggente immagine o un piccolo particolare.
Inevitabilmente il giudizio definitivo deve rimanere in sospeso, troppo tumultuosa è la corrente di pensieri e di immagini che fanno di Izo un film essenzialmente crudamente filosofico.
La trama , scarna, è tutta contenuta in un inizio drammatico e sanguinolento in perfetto stile-Miike: Izo, guerriero, assassino, fedele esecutore degli ordini del suo signorotto, crocefisso e trapassato da lance , metà Cristo e metà San Sebastiano, la cui anima spicca il volo assetata di una infinita vendetta e pronta a tormentare con violenza inaudita chiunque le si pari davanti, oggi come ieri.

lunedì 9 agosto 2010

Isola.La tredicesima personalità ( Toshiyuki Mizutani , 2000 )

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Spettri e fenomeni paranormali


Non fosse per la curiosità destata dalla presenza nel cast di Yu Kurosawa, nipote del Sommo Maestro e all'epoca del film appena diciottenne, nel ruolo di Chihiro, questo lavoro di Toshiyuki Mizutani sarebbe passato assolutamente senza lasciare alcuna traccia, risultando un pretenzioso psyco-thriller infarcito di pseudo-scientificità, di paranormale , di disgiunzioni corporali e di spettri che perlomeno stavolta non hanno i capelli lunghi sul viso e non sbucano da acque torbide.
La storia è ambientata a Kobe subito dopo il terribile terremoto che colpì il Giappone centrale nel 1995; fra i volontari accorsi con la protezione civile , Yukari, una ragazza che da subito l'idea di possedere poteri anormali. Quando incontra Chihiro e la psichiatra che ha in cura la ragazza, affetta do molteplici personalità, Yukari prova un senso di profonda simbiosi con la giovane, vedendo in lei probabilmente , quello che alberga anche nel suo animo.

domenica 8 agosto 2010

Little Cheung ( Fruit Chan , 1999 )

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Vita quotidiana ad Hong Kong vista con gli occhi dell'adolescenza


Con Little Cheung si chiude quella che in maniera ufficiosa e un po' didascalica viene considerata la trilogia dell'handover del 1997 , evento che ha riportato Hong Kong sotto la bandiera della Cina continentale dopo secoli di protettorato britannico.
Se nei primi due capitoli Chan aveva raccontato l'evento epocale dal punto di vista dei giovani scapestrati di Made in Hong Kong e di coloro che con il passaggio alla Cina persero il lavoro di militari in The longest summer, qui il regista ci racconta attraverso gli occhi del piccolo Cheung, ragazzino sveglio e intelligente, ricco di intraprendenza che consegnando cibi per conto del padre che possiede un ristorante, abbraccia l'ideologia del denaro, inteso come motore universale capace di dare animo alle persone.

giovedì 5 agosto 2010

Men suddenly in black ( Pang HoCheung , 2003 )

*****
Action movie coniugale

E' un Pang in pieno stato di grazia , alla sua opera seconda, quello che dirige questa graffiante e ironica commedia, quasi una guerra dei sessi in versione HKese.
La trama è semplicissima: quattro amici hanno finalmente , dopo anni, una mezza giornata libera dalle grinfie delle malefiche arpie mogli, a loro volta in gita e decidono di riappropriarsi di quel dirittto al divertimento goliardico che la vita matrimoniali gli nega. Passando da un bordello ad un cyber caffè , vestiti di nero e a bordo di un anonimo taxi, dopo aver pianificato tutto in modo da non lasciare tracce, iniziano il loro tour godereccio con risultati a dire il vero quasi sempre disastrosi; a complicare il tutto il sospetto che ad un certo punto qualcuno li tenga d'occhio pronto ad incastrarli.

mercoledì 4 agosto 2010

The number 23 ( Joel Schumacher , 2007 )

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Il passato riesumato dall'ossessione per i numeri

E' un vorticoso viaggio nella paranoia grafologica e numerologica questo lavoro di Joel Schumacher, che imbastisce la trama dello psico-thriller intorno all'ossessione del protagonista per il numero 23; non è però soltanto una compulsiva ricerca del significato dei numeri, è anche un viaggio in una mente che progressivamente sprofonda nella follia col riemergere di un passato cancellato.
L'accalappiacani Walter riceve per regalo dalla moglie un curioso libello, di quelli artigianali cui manca solo la dicitura "ciclinprop", dal titolo "The number 23", una sorta di viaggio allucinato del protagonista del romanzo, il detective Fingerling. Man mano che Walter lo legge inizia a trovare delle strane coincidenze con la sua infanzia e con i suoi sogni che iniziano a tormentarlo come incubi insieme al significato misterioso del fatidico numero.

martedì 3 agosto 2010

La ragazza sul ponte ( Patrice Leconte , 1999 )

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La fortuna e l'amore


A dieci anni di distanza dal bellissimo Mr Hire, Patrice Leconte regala un altro film di quelli destinati ad essere ricordati: lancia in maniera definitiva Vanessa Paradis che trova la consacrazione come attrice con l'inevitabile paragone con Brigitte Bardot, di cui i francesi attendono ancora la reincarnazione di celluloide, regala a Daniel Auteuil un ruolo che sembra cucito su misura per lui, immerge i due in una atmosfera fatta di dolce vita anni cinquanta e di influssi felliniani, e soprattutto si diverte a parlare di amore,destino e fortuna con un tono disincantato e leggero.
La  storia, dalla trama scarna , si impernia su Adele, giovane che dalla vita vorrebbe voracemente assorbire tutto, cui la fortuna sembra aver girato definitavemente le spalle al punto di portarla a tentare il suicidio da un ponte parigino, dove Gabor, altro cui la vita ha mostrato le sue varie facce, tenta di dissuaderla offrendole un lavoro come bersaglio nel gioco circense del lancio di coltelli, occupazione per la quale cerca sempre i collaboratori tra gli aspiranti suicidi.

Darkness ( Jaume Balaguerò , 2001 )

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Tanta tensione con poco costrutto

Che Jaume Balaguerò sia regista di talento e di grandi capacità visive è opinione ormai diffusa e consolidata, sarebbe però il caso che lo dimostrasse con sceneggiature e storie di una certa sostanza, altrimenti la sua indubbia bravura rimane  confinata a quella dei registi che riescono a fare le nozze coi fichi secchi.
Questo Darkness , così come le prove successive, è film che faticosamente si trascina , ma nonostante ciò riesce a creare un clima di tensione grazie alle trovate del regista che mescola bene il già visto con le citazioni e le situazioni di genere con i colpi di scena immancabili.
Una casa che da subito pullula di raimiana memoria fa da protagonista e da teatro alle gesta della consueta famigliola che ignara (o immemore del passato) pensa di aver trovato la dimora dei sogni ed invece si trova sprofondata in un incubo, una resa dei conti da troppi anni rimandata in cui esoterismo e riti sacrificali attendono di sprofondare il mondo nell'oscurità. Il passato torna a bussare alla porta , a chiedere quel conto che un atto di codardia (o di pietà) ha lasciato in sospeso: ed è un passato fatto di fantasmi incavolati per il loro inutile sacrificio di un tempo.

lunedì 2 agosto 2010

Le forze del destino ( Thomas Vinterberg , 2003)

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Il deludente caos nel mondo di Vinterberg

E'  il 2021 è nel mondo regna il caos: un disordine  che nasce dentro l'umanità e che si affianca a quello dell'ambiente: glaciazioni improvvise, nevicate in pieno luglio a New York, l'Uganda nella morsa del gelo e con uomini che volano in preda a strani fenomeni, il globo terrestre perennemente innevato e organizzazioni che clonano esseri umani per mantenere in piedi strutture che consentono di lucrare.
In questa atmosfera a meta tra Blade Runner e cinema post apocalittico, John ed Elena si ritrovano per divorziare a New York, lei famosa pattinatrice, lui docente universitario, ma quando intuiscono che qualcosa sta manipolando le loro vite, ritroveranno una unione e l'amore per combattere il sistema algido e spietato che permette agli uomini di morire per strada in preda ai loro affanni e di lasciare i cadaveri abbandonati a se stessi.

L'eredità ( Per Fly , 2003 )

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Dogma e incoerenza

Per Fly è uno dei pupilli e dei protetti di Lars Von Trier, fedele depositario del Dogma secondo le direttive impartite dal manifesto dettato dal famoso regista danese, ed indubbiamente l'influsso dell'autore di Dogville si sente e molto, quasi una presenza spirituale che aleggia nei lavori di Per Fly. Pur se questo lavoro è stato scritto e concepito non rispettando alla lettera le disposizioni, comunque una parte degli influssi e delle regole che lo governavano il Dogma pervadono comunque la pellicola.
E' la storia, quasi una dinasty di una famiglia danese di grandi imprenditori dell'acciaio, che con la morte suicida del patriarca si trova a dover riduscutere e riorganizzare tutta la su struttura gerarchica. La vedova, vero asse portante della famiglia, sospinta dal suo cinismo e dalla sua freddezza, convince il figlio Christoffer, emigrato in Svezia, dedito a tutt'altra vita e sposato con una giovane attrice teatrale in carriera, a tornare in patria e ad assumere il comando dell'azienda.
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