sabato 31 dicembre 2011

A beautiful life / 不再让你孤单 ( Andrew Lau / 刘伟强 , 2011 )

Giudizio: 6/10
Concentrato di drammi e sventure, ma la vita è bella

Relegato a gloria imperitura per la trilogia di Infernal Affairs di cui è coregista insieme ad Alan Mak, Andrew Lau ha imboccato da diverso tempo ormai la strada del film commerciale definito in senso lato mainstream e anche l'ultimo lavoro, A beautiful life , non sfugge a questa tendenza.
Sicuramente Lau sa come accalappiare lo spettatore, mettendo in scena due attori tra quelli che vanno per la maggiore, imbastendo una storia che colpisce emotivamente (anche troppo probabilmente) e come se non bastasse inserisce nel cast niente meno che un pluricampione olimpico cinese, Tian Liang,alle prime apparizioni come attore.

lunedì 26 dicembre 2011

Cold steel / 遍地狼烟 ( David Wu / 胡大为 , 2011 )

Giudizio: 6.5/10
Pallottole e amori

Il regista di Cold Steel , David Wu , è stato per molto tempo, tra l'altro, il montatore fedele di John Woo, e partendo da questa banale annotazione biografica, si può già dare conto di questa pellicola ambientata durante l'invasione giapponese della Cina.
Quanto di John Woo, e di quello che ha significato il suo cinema agli albori fino alla parentesi hollywoodiana, è contenuto in questo lavoro salta subito all'occhio, in quanto il regista sembra proprio volerci subito rimettere sul quel binario cinematografico in cui epica e fratellanza, virilità ostentata e melodramma si uniscono per fondersi in un racconto che rimanda a quei temi tanto cari a John Woo, soprattutto per quanto riguarda quella visione nostalgia e un po' fuori dal tempo.

sabato 24 dicembre 2011

The warring states / 战国 ( Chen Jin / 金琛 , 2011 )

Giudizio: 6.5/10
L'arte della guerra e il melodramma

Il periodo storico denominato deli "Stati Combattenti" si colloca immediatamente a ridosso del 221 AC , anno in cui il Re Qin. sottomettendo tutti gli altri regni, si proclama Primo Imperatore della Cina unificata e diede inizio alla breve dinastia Qin, la prima della serie di dinastie regnanti nell'Impero per due millenni ed oltre.
E' questa l'epoca in cui si colloca The warring states guardandosi bene però dall'avere pretese storiche e tralasciando qualsiasi aspetto politico-sociale che possa chiarire un periodo turbolento e allo stesso tempo importantissimo nella storia cinese.
Tutto l'aspetto storico del film si incentra sulla figura di Sun Bin, allievo di Sun Tzu, autore di uno tra i testi più famosi della letteratura cinese e cioè quell'"Arte della guerra" che ancora oggi è oggetto di studio in tutto il mondo, sulla generalessa del regno di Qi Tian Xi e su Pang Juan , anch'esso allievo di Sun Tzu, al servizio del regno di Wei.

venerdì 23 dicembre 2011

Night market hero / 鸡排英雄 ( Yeh Tien-lun / 叶天伦 , 2011 )

Giudizio: 6.5/10
Le tradizioni di Taiwan tra filetti di pollo e bistecche

L'opera prima del regista figlio d'arte Yeh Tien-lun ha sonoramente sbancato i botteghini di Taiwan in un momento in cui la cinematografia di quel paese sta vivendo una rinascita  notevole , non solo dal punto di vista commerciale ma anche da quello della qualità.
Vedendo il film non è difficile capire perchè abbia avuto tale successo, visto che di pura commedia popolare si tratta, con tanto di partecipazione corale di grandi star del cinema taiwanese, che punta molto sulle tradizioni e sui costumi locali al punto di generare in certa critica occidentale (giudizio a mio avviso inconcepibile) la convinzione che il film possa risultare comprensibile a pieno solo dagli autoctoni dell'isola.

giovedì 22 dicembre 2011

Great wall my love / 追爱 ( Emily Liu / 刘怡明 , 2011 )

Giudizio: 7/10
La Grande Muraglia alla fine del viaggio

La terza prova alla regia della cinese Emily Liu è il classico esempio di come sia possibile coniugare un film commerciale con un certo tocco di qualità che non lo faccia cadere in maniera pesante nel tanto vituperato cinema d'autore, ottendendo un risultato apprezzabile per un film che rimane sempre in bilico tra toni da commedia e momenti drammatici.
E' una storia carica di nostalgia e di riflessioni sul passato e sul presente che trova origine in un uomo ormai prossimo ai 70 anni che da Taiwan, dove si rifugiò in seguito alla guerra civile, decide di tornare a visitare il suo paese natale, ai piedi della Grande Muraglia , laddove termina nelle propaggini più settentrionali della Mongolia interna; nel viaggio che intraprende da solo, dopo che la figlia si rifiuta di accompagnarlo, c'è il desiderio nascosto, ma neanche tanto, di rincontrare il suo amore giovanile da cui si separò in circostante drammatiche e alla quale aveva promesso il suo ritorno.

venerdì 16 dicembre 2011

A big deal / 巨额交易 ( Ma Li wen / 马俪文, 2011 )

Giudizio: 6.5/10
Arricchirsi è d'obbligo

Il paese travolto dalla ricchezza e dalla affannosa corsa all'arricchimento è divenuto un abusatissimo topos della cinematografia cinese: non esiste quasi lavoro che non ne faccia un accenno, persino in quelli storici in cui sotto la metafora traslata nel tempo si racconta questo processo tumultuoso che da tante parti inquieta in maniera trasversale la nazione.
La regista quarantenne Ma Li wen, che ha già sulle spalle due lavori che ricevettero a suo tempo buoni apprezzamenti ( You and me e Lost and found), costruisce una commedia brillante/romantica facendo perno proprio sul fenomeno dell'arricchimento ad ogni costo che ossessiona soprattutto le nuove generazioni (paradigmatica in tal senso l'interpretazione che da il personaggio interpretato da Chapman To in un passaggio del film).

martedì 13 dicembre 2011

The woman knight of mirror lake [競雄女俠秋瑾] (Herman Yau , 2011)

Giudizio: 7/10
Ritratto di rivoluzionaria con azione

Nell'anno delle celebrazioni per il centenario della nascita della Repubblica in Cina, Herman Yau sceglie di omaggiare una delle figure eroiche che di quegli eventi fu una delle antesignane, la rivoluzionaria-poeta-femminista antelitteram Qiu Jin che a soli 31 anni fu giustiziata in seguito ad una rivolta nella provincia di Zhejiang contro il potere imperiale corrotto.
Il lavoro di Yau però riesce ad andare oltre il fatto puramente storico-biografico, riuscendo a confezionare una buona pellicola che offre diverse riflessioni su varie tematiche.
Tutto il film è un unico flash back filtrato attraverso i ricordi della donna in prigione durante il processo che la portarà a morte, a partire dall'infanzia in cui mostra già il suo tenace carattere e la sua indipendenza rifiutandosi di sottoporsi al mutilante rito della fasciatura dei piedi, reclamando per se stessa le medesime opportunità che venivano offerte allora ai maschi e diventando esperta di arti marziali.

giovedì 8 dicembre 2011

The butcher , the chef and the swordsman ( Wu Ershan , 2010 )


Giudizio: 7.5/10
Aria nuova sulla commedia wuxia

Opera prima del giovane regista cinese proveniente dalla Mongolia interna e diplomato presso la prestigiosa Beijing Film Academy, autentica fucina di talenti da qualche anno a questa parte, The butcher, the chef and the swordsman ha ricevuto anche il premio come migliore opera prima al recente Taipei Golden Horse Film Festival, meritata diciamolo subito, perchè il lavoro di Wu Ershan ha la grandissima dote di rilanciare, arricchendolo di una nuova visione molto personale ed originale, il genere wuxia brillante.
La storia è divisa in tre segmenti, riguardanti appunto i personaggi riportati nel titolo, che tendono a riunirsi correndo dietro ad una mannaia da cucina, curioso filo conduttore della pellicola.

The sniper ( Dante Lam , 2009 )

Giudizio: 7/10
Cecchini tra invidie e ambizioni

Rischiò di naufragare prima di vedere la luce, comunque con un anno di ritardo, a causa del pruriginoso scandalo che coinvolse Edison Chen, uno degli attori protagonisti, questo lavoro di Dante Lam, che in origine doveva vedere la luce un anno prima.
Come sempre, poi , il tutto si risolse probabilmente con una involontaria campagna pubblicitaria che contribuì alla riuscita commerciale del film.
Peripezie a parte, Dante Lam dimostra ancora una volta di avere la stoffa del narratore noir di qualità, dirigendo un lavoro che sebbene presenti qualche parte un po' discutibile, nel complesso risulta valido e che apre una nuova stagione per il regista che produrrà pellicole importanti e molto belle quali Beast Stalker e Stool Pigeon chi rimangono tra le prove più valide dell'action movie HKese degli ultimi anni.

domenica 4 dicembre 2011

North Point ( Zhu Shaoyu , 2011 )

Giudizio: 6/10
Immigrati ad Hong Kong

L'esordio cinematografico di Zhu Shaoyu, finora attivo nel mondo della televisione, è un film che affronta un argomento interessante e che avrebbe potuto essere ricco di tematiche stimolanti che però , in gran parte, rimangono nelle intenzioni, essendo il risultato finale non particolarmente convincente.
La storia raccontata  l'ambiente degli immigrati cinesi ad Hong Kong, ed in particolare la storia di una donna Min, giunta nella ex colonia 25 anni prima e che vive in un palazzone di North Point con i figli e la fidanzata del più grande, anch'essa immigrata mainlander.
La donna, buddhista devotissima, vende la sua piccola attività e aiutata da una amica dalle comuni origini viene impiegata in una compagnia che stipula assicurazioni sulla vita.

sabato 3 dicembre 2011

Guilty of Romance ( Sion Sono , 2011 )

Giudizio: 8/10
Il sesso ci salverà

Nell'attesa della tante volte annunciata e tante altre volte rimandata uscita di Lord of Chaos e dopo la poco convincente prova di Cold Fish, Sion Sono da sfoggio di una ritrovata ispirazione tumultuosa con Guilty of Romance, opera che lo riporta sui binari che dai tempi di Love exposure aveva parzialmente abbandonato e che sono quelli più congeniali alla sua strafottente e dissacratoria concezione cinematografica.
Il film , di cui esistono due versioni, una per il pubblico occidentale e l'altra un director's cut di circa 20 minuti più lungo, è un abile esercizo di divertimento che il regista si concede col pubblico: l'incipit infatti sembra orientare verso un thriller con tanto di cadavere smembrato e grottescamente ricomposto, rigorosamente abitato da una bella quantità di vermi, per lasciare ben presto il passo a quelle tematiche tanto care al regista che nella violenza e nella morte trovano la loro naturale esplicitazione.

giovedì 1 dicembre 2011

24 City ( Jia Zhang-ke , 2008 )

Giudizio: 9/10
La fabbrica dove pulsano le vite

E' occorsa una seconda visione, distanziata nel tempo, per poter capire pienamente la grandezza di questo lavoro del regista cinese Jia Zhang-ke, troppo influenzato sarebbe stato il giudizio nell'immediato, frutto soprattutto di una reazione emotiva alla visione.
Non avrà la stessa suggestione di Still Life, lavoro che gli valse il Leone d'Oro a Venezia, non sarà a livello di Platform, che rimane al momento il punto più alto della cinematografia del regista cinese, ma questo 24 City è un film bellissimo, commovente, poetico come se ne vedono pochi, strutturato quasi come un documentario-inchiesta, ribollente di umanità e di storie vissute che danno a tutta l'opera un aspetto profondo, come sono tutti i lavori che scavano nelle viscere dei sentimenti veri.

lunedì 28 novembre 2011

I wish [aka Kiseki] ( Hirokazu Koreeda , 2011 )

Giudizio: 7/10
Il miracolo ipertecnologico

Dopo la straniante e surreale divagazione  sull'erotismo solitario e sulle bambole che hanno un cuore di due anni orsono con Air Doll , lavoro che aveva spiazzato la critica, Hirokazu Koreeda, volge lo sguardo indietro , rivolto alle tematiche che tanto bene e con grande sensibilità e profondità aveva indagato nei precedenti lavori: torna quindi la famiglia e l'infanzia al centro del suo racconto con un film che adagiandosi su note più da commedia, apparentemente più soavi rispetto al dramma incombente di Nobody Knows, va comunque ad indagare su tematiche molto simili.
Se è vero che lo stile narrativo scelto, più leggero e apparentemente ottimista, allontana di molto I wish dalle atmosfere di Nobody Knows e in parte anche di Still walking, al centro comunque rimane una lucida e drammatica indagine sulla disgregazione della famiglia e sul disagio dell'adolescenza; un disagio però che scatena la forza del desiderio e dei sogni che non si avverano, sia per i grandi che per i ragazzini.

venerdì 25 novembre 2011

1911 Revolution ( Jackie Chan , 2011 )

Giudizio: 5.5/10
Cento anni di Repubblica e cento volte Jackie Chan

Altro lavoro celebrativo in occasione del centenario della nascita della Repubblica in Cina e della caduta del millenario potere imperiale, questo film aggiunge al tono apologetico storico quello professionale di Jackie Chan, di cui si festeggia la centesima pellicola di una lunga e mirabile carriera, qui anche regista.
Una volta passate in rassegna celebrazioni storiche e professionali, occorre dire che, come spesso succede, il lavoro non è di quelli che passeranno alla storia: troppo ambizioso, e di conseguenza votato al mezzo fallimento, il tentativo di voler ripercorrere un periodo storico fondamentale per la Cina moderna, senza cadere nella cronaca quasi documentaristica o nella retorica nazionalistica.

martedì 22 novembre 2011

Lost in Beijing ( Li Yu , 2007 )

Giudizio: 7/10
Persi in una Pechino glaciale

Il terzo film di Li Yu, che recentemente ha diretto Buddha Mountain , uno tra i lavori più validi dell'ultimo anno in Cina, è uno di quei film che nascono con lo stampo del film che farà discutere: all'epoca della sua uscita esistevano almeno due versioni, una delle quali addomesticata; ciò non ha impedito però, dopo solo un anno dalla sua uscita, di far finire il lavoro della regista cinese tra i film censurati, creando quell'alone di interesse quasi morboso che va probabilmente ben oltre il reale valore dell'opera.
Indubbiamente le scene di sesso, mai gratuite occorre dire, e certi accenni al sottobosco della corruzione della società cinese non potevano non attirare l'attenzione su Lost in Beijing.
Le tematiche trattate hanno trovato , soprattutto grazie ad un regia in alcuni momenti quasi ridondante, il giusto habitat in una città come Pechino che viene descritta da Li Yu in una maniera molto asettica, dilatata, impersonale, quasi fredda, al punto di far assurgere in svariati frangenti proprio gli scorci della capitale cinese ad assoluti protagonisti della pellicola.

venerdì 18 novembre 2011

So close to paradise ( Wang Xiao-shuai , 1998 )

Giudizio: 8/10
L'atmosfera fatalista che opprime

Uscito dopo alcuni anni dalla fine delle riprese a causa della permanenza del regista nella black list della censura cinese, So close to paradise si pone in una posizione originale nel contesto dell'opera cinematografica di Wang Xiao-shuai: infatti pur essendo facilmente rintracciabili le consuete tracce sociali riferite al periodo storico in cui si svolgono le vicende, l'impalcatura su cui il film si regge è costruita sfruttando atmosfere meste e fataliste tipiche di un certo noir ad ispirazione occidentale.
La storia ,ambientata nei primi anni 90, racconta di due giovani che dalla campagna si trasferiscono in città con il sogno nella valigia di fare soldi rapidamente; l'approccio dei due è diametralmente opposto: Gao Ping vuole affermarsi come un piccolo boss solitario alla ricerca del rispetto e del timore che incute, Dong Zi invece crede nel lavoro onesto e nella fatica come tramite per arricchirsi.

sabato 12 novembre 2011

Purple butterfly ( Lou Ye , 2003 )

Giudizio: 6.5/10
Amore, morte e spie a Shanghai

Tre anni dopo il bellissimo Suzhou River, Lou Ye dirige  Purple butterfly, l'unico lavoro che non gli ha procurato particolari noie con la censura cinese.
Affidandosi ancora una volta al suo stile inconfondibile e alla creazione di atmosfere molto dilatate, Lou Ye intende raccontarci una storia che si dipana nell'arco di 10 anni, quelli a cavallo tra fine anni venti e fine anni trenta, in cui il paese fu scosso dalla invasione giapponese e dalla guerra.
All'interno di questo contesto storico si svolgono le vicende di Xian Xia e del suo amore giovanile Itami, un giapponese che la guerra le strapperà per tornare in patria come militare, immerse in un contesto in cui guerra, spionaggio, morte, tradimenti , amori drammatici e scherzi del destino si susseguono senza sosta, creando un substrato di cui la storia d'amore, diventata poi storia di spie quando Itami torna a Shanghai come agente segreto giapponese e Xin Xia diventa una attivista antinipponica.

My dear enemy ( Lee Yoon-ki , 2008 )

Giudizio: 7/10
Il cialtrone e la nevrotica

My dear enemy è il quarto lavoro del regista coreano Lee Yoon-ki e precede di tre anni l'uscita dell'ultimo Come rain come shine, uno dei lavori più deludenti e strampalati degli ultimi anni usciti dalla Corea, a maggior ragione se si considera il credito di cui gode il regista, soprattutto a livello festivaliero.
Tanto irritante è l'ultimo lavoro quanto invece è riuscito e valido questo My dear enemy, nel quale si riconosce lo stile tendente al minimalismo del regista che ha però la grande capacità di costruire due personaggi efficaci e che bucano lo schermo in grado di trascinare il film per tutte le due ore di durata.
Situazione banale e semplice: lei rincontra lui dopo un anno e l'incontro non è casuale, lei rivuole indietro i suoi soldi che prestò all'ex, il quale naturalmente non li ha, essendo un tipo che cerca la fortuna nelle sale corse.

venerdì 11 novembre 2011

China my sorrow ( Dai Sijie , 1989 )

Giudizio: 7.5/10
Un adolescente al campo di rieducazione

E' questo l'esordio cinematografico di Dai Sijie, divenuto qualche anno dopo maggiormente famoso per la sua attività di scrittore grazie al romanzo Balzac e la piccola sarta cinese di cui diresse personalmente in seguito la versione cinematografica.
Il regista, ormai cittadino francese da diverso tempo, è stato uno di quelli che subì le conseguenze della Rivoluzione Culturale, essenzialmente per la sua origine sociale media.
China my sorrow è un lavoro che risente della biografia del regista in quanto è ambientato proprio negli anni della Rivoluzione Culturale e racconta di un ragazzino quindicenne che paga a carissimo prezzo la sua smania di farsi  notare da una ragazzina diffondendo a gran volume una canzone considerata oscena dalle guardie rosse.

lunedì 7 novembre 2011

Hanji ( Im Kwon-taek , 2011 )

Giudizio: 8.5/10
La tradizione riscoperta nella memoria

Il grande patriarca del cinema coreano, uno tra i più grandi registi viventi giunto al suo 101° film, dopo avere raccontato con occhi poetici e commossi il pansori, prosegue nella sua opera di affermazione della cultura coreana rivolgendo il suo acutissimo occhio narrativo all'Hanji, antichissimo metodo tradizionale di produzione della carta, attività peculiare della Corea e che affonda le sue radici indietro nei secoli.
Se il pansori era il canto dello spirito malinconico, l'Hanji è il trionfo della tradizione e della disciplina manifatturiera, il tramite col quale tramandare nei secoli la memoria; Im Kwon-taek , mostrando la sua consueta grandezza stilistica, costruisce un racconto intorno a questa tradizione centenaria col quale, lungi dal cadere nel formalismo di stampo storico documentaristico, riesce ancora una volta a coniugare perfettamente la memoria e il presente, la Corea di ieri, da riscoprire nei suoi valori, e quella di oggi troppo spesso in preda ad una dilagante spersonalizzazione.

sabato 5 novembre 2011

Impressioni sul 6° Festival Internazionale del Cinema di Roma ( 27/10 - 4/11 2011)




Con  i premi assegnati ieri sera si è concluso il 6° Festival del Cinema di Roma.
Lungi dal voler stilare i soliti aridi bollettini su giudizi critici riguardo ai lavori presentati voglio qui riportare solo alcune impressioni sulla kermesse cinematografica, focalizzando alcuni punti e alcuni momenti che maggiormente mi hanno interessato.

Giudizio complessivo: difficile da esprimere; sarà perchè di festival ancora giovane si tratta, sarà perchè non è ancora chiaro cosa voglia offrire, ma questo Festival risulta un po' troppo senza anima; nato come Festa del Cinema sembra voglia trasformarsi in un evento festivaliero a tutti gli effetti, sulla scia dei grandi eventi cinematografici (Venezia, Cannes, Berlino, solo per citarne alcuni) , senza però avere una visione di insieme del cinema che tali eventi necessitano. L'avere relegato ad esempio il cinema asiatico a tre sole opere nell'arco di tutte le rassegne è scelta scellerata, essendo tale cinematografia e tale industria sicuramente la più viva e la più dinamica di questi anni, per di più presentando lavori che già da mesi hanno visto la luce e già disponibili nel mercato dell'Home Video.
Il fastidioso nazionalismo per il quale si vogliono infarcire le rassegne con una pletora di lavori italiani poi è assolutamente fuori luogo, a meno che non si decida di trasformare il Festival in un traino per il cinema italiano.
Dal prossimo anno, pare, qualcosa cambierà a livello di direzione, vedremo quale strada si deciderà di intraprendere.
Nulla da eccepire sulla organizzazione che si è dimostrata puntuale e valida, anche se con qualche piccolo ritardo negli orari.

Love for life ( Gu Chang-wei , 2011 )


Giudizio: 8/10
L'amore straziante ai tempi dell'AIDS

Il terzo lavoro di Gu Chang-wei giunge a capolinea dopo una lunga gestazione durata svariati anni ostacolata da difficoltà economiche e problemi con le autorità cinesi, che hanno portato al fine ad un taglio di circa 40 minuti, periodica costante nelle opere del regista cinese.
Questo bailamme che ha accompagnato il film si ripercuote in piccola parte sul prodotto finale in cui è chiaro che sono presenti delle mutilazioni, probabilmente nascoste dietro logiche di mercato ma che di fatto vanno a smussare gli angoli di una tematica sociale che per le autorità cinesi è ancora quasi un tabù da evitare con cura.
Il lavoro di Gu Chang-wei, presentato al Festival di Roma e colpevolmente non considerato a livello di riconoscimenti, affronta il tema del contagio da Aids che si sviluppò nei primi anni 90 a causa del mercato clandestino di sangue.

giovedì 3 novembre 2011

Nuit blanche ( Frederic Jardin , 2011 )


Giudizio: 5.5/10
Tutto in una notte e in un luogo

La notte bianca del titolo è quella che aspetta il poliziotto Vincent, dopo che in un'alba livida parigina ha sottratto, in combutta con un collega corrotto, un carico di droga a dei trafficanti: una notte bianca come la droga e come la farina che cerca di spacciare per cocaina, una notte buia , claustrofobica e frenetica trascorsa nella discoteca del boss che ha imbrogliato il quale gli ha rapito il figlio affinchè gli restituisca la merce, una notte che sembra un incubo techno tra musica sparata all'infinito, botte, borse cariche di droga che ballano tra i controsoffitti, facce da galera, trafficanti corsi che vestono Dolce & Gabbana e trafficanti turchi, poliziotti corrotti, poliziotti iperzelanti, biondone dalle cosce lunghe, una vita da riscattare e un figlio da salvare e  da cui ottenere fiducia e affetto.

Un cuento chino ( Sebastian Borensztein , 2011 )

Giudizio: 8/10
Un incontro fissato dal destino

Proviene dall'Argentina, terra dove il cinema sta vivendo un buon periodo di fertilità, uno dei film che la critica ha unanimemente riconosciuto come uno dei migliori del Festival di Roma ed in effetti, grazie ad atmosfere da commedia brillante miscelate sapientemente a riflessioni esistenziali, il lavoro di Borensztein è godibilissimo, divertente al punto giusto, in alcuni momenti commuove anche ,usando sempre toni contenuti che non escono mai dai confini del buon gusto e dell'intelligenza.
E' la storia dello strano incontro tra Roberto, origini italiane, gestore di un negozio di ferramenta, profondamente segnato nella vita famigliare e negli affetti con Jun , un giovane cinese volato in Argentina alla ricerca dello zio, suo unico parente rimasto vivo; la convivenza forzata che si impone Roberto, mosso a compassione dal giovane perso nelle vie di Buenos Aires, mette però a dura prova la stabilità dell'uomo, abituato a vivere da solo, sommessamente, leggendo e collezionando ritagli di giornale che parlano di notizie assurde che sembrano scherzi del destino, ripetendo riti quotidiani, girando per la città con la sua  Fiat 1500 anni 60, rifiutando gli assalti di una spasimante.

mercoledì 2 novembre 2011

Come rain come shine ( Lee Yoon-ki , 2011 )

Giudizio: 4/10
La pioggia e poco altro

Tipico esempio di lavoro che sembra costruito apposta per dividere critica e pubblico, Come rain come shine del coreano Lee Yoon-ki , autore intorno al quale si intuisce un'aura festivaliera di quelle potenti, vorrebbe essere il racconto di un rapporto interpersonale apparentemente giunto al capolinea tra silenzi, noia e solitudine interiore, una fotografia di un disagio emozionale che sembra risolversi in una inespressività sentimentale.
Tutto ciò, è bene dirlo, è quello che il film vorrebbe essere, una lettura filtrata di quanto scrivono coloro cui il film è piaciuto.
In realtà Come rain come shine risulta essere un esercizio di vacuità assoluta, in cui  vorrebbero insinuarsi refoli di alito rohmeriano iperminimalista col risultato di assistere ad una pellicola che alla fine appare quasi irritante con quel suo giocare sulle emozioni filtrate, sui silenzi e sui gesti quotidiani.

martedì 1 novembre 2011

Babycall ( Pal Sletaune , 2011 )

Giudizio: 5.5/10
Thriller psicologico con spiegazione finale

Approda al Festival del Cinema di Roma l'autore di quel Naboer che tanto impressionò la critica e, con il traino dell'astro nascente del divismo cinematografico Noomi Rapace, presenta un altro thriller psicologico che per molti aspetti segue le orme del precedente, che, va detto, non è che fosse un capolavoro assoluto del genere , però rivitalizzava il panorama dello psycothriller con una struttura filmica interessante e avvinghiante.
Babycall, purtroppo, non offre il medesimo risultato, seppur segua molto da vicino il canovaccio strutturale di Naboer: stesse ambientazioni nordiche, qui molto dilatate all'esterno, con il medesimo risultato claustrofico, storie di malesseri psicologici profondissimi acuiti da un ambiente freddo e grigio in cui realtà ed immaginazione si rincorrono, si incrociano e si fondono fino a perdere i rispettivi connotati, stesso percorso a ritroso nella mente della protagonista fino al drammatico finale.

domenica 30 ottobre 2011

And the spring comes ( Gu Chang-wei , 2007 )

Giudizio: 7/10
L'arte e la libertà

Dopo una lunga e gloriosa carriera come sceneggiatore in lavori tra i più importanti del panorama cinematografico cinese degli ultimi venti anni, Gu Chang-wei imbraccia la macchina da presa e, a partire dal 2005, sforna tre lavori di cui And the spring comes è il secondo; se il film dal punto di vista della regia presenta più di una sbavatura, altrettanto non si può dire delle tematiche che tratta e dell'insieme che ne scaturisce.
Il racconto di Gu si ambienta nella provincia cinese settentrionale , nel periodo storico che segue da vicino la fine della rivoluzione culturale, la morte di Mao e i primi accenni alla modernizzazione e alle aperture; protagonista è Wang Cai-ling, una donna che ha fatto del canto e dell'amore per l'opera, soprattutto quella europea ed italiana in particolare, il suo motivo di vita; la sua grande aspirazione è trasferirsi a Pechino per poter inseguire il sogno di diventare una cantante.

sabato 29 ottobre 2011

Poongsan ( Juhn Jaihong , 2011 )

Giudizio: 6/10
Storia d'amore e di spie con sprazzi del vecchio Kim Ki-duk

Scritto e prodotto da Kim Ki-duk e diretto dal suo aiuto regista Juhn Jaihong, Poongsan ha ottenuto grande successo in patria, principalmente perchè va ad affrontare un tema che nel popolo coreano rimane una ferita perennemente aperta e cioè la divisione del paese tra Nord e Sud. 
Il film in effetti si adagia molto su questa tematica, virando a volte verso una vera e propria spy story, che confluisce però in un'altra serie di assi narrativi che portano ad uno sviluppo del film non proprio lineare.
Il protagonista della vicenda è un giovane misterioso identificato dal marchio di sigarette che fuma convulsamente , Poongsan appunto, il quale scorrazza in lungo e largo nella Zona demilitarizzata che divide i due paesi, trasportando oggetti, messaggi e anche persone; il suo è un lavoro rischioso, ma anche una sorta di missione umanitaria, spinto da non si capisce bene quali motivi; non lo sentiamo mai parlare e lo vediamo armato di grande forza e vigoria scavalcare le reti elettrificate del confine addirittura con uno stile da astista degna del miglior atleta al mondo. 

venerdì 28 ottobre 2011

Turn me on, Goddammit ! ( Jannicke Systad Jacobsen , 2011 )


Giudizio: 7/10
I turbamenti di una adolescente

Dopo avere riscosso un grande successo a New York al Tribeca Film Festival, l'opera prima della regista norvegese Jannicke Systad Jacobsen, viene presentata al Festival del Cinema di Roma , fuori concorso nella rassegna collaterale L'altro Cinema Extra ed anche in questa circostanza l'accoglienza è stata più che positiva, strappando fragorosi applausi al termine della proiezione.
Il lavoro in effetti possiede numerosi pregi, primo fra tutti quello di affrontare il tema del disagio adolescenziale prevalentemente sotto l'aspetto sessuale, trattandolo però con una ironia fuori dal comune alle latitudini scandinave.
Sin dai primi fotogrammi, in cui ci viene presentato il minuscolo paese dove si svolge la vicenda, è chiarissima l'ambientazione nordica: grandi spazi, paesaggi bellissimi e verdissimi, strade desolatamente vuote, animali al pascolo, luce ossessivamente sempre presente e giovani annoiati, che vivono la loro vita tra la scuola, la casa , un fatiscente centro giovanile in cui si consumano feste danzanti, l'immancabile bottiglia di birra e qualche canna.

lunedì 24 ottobre 2011

Intervista a Wang Xiao-shuai




Ho incontrato Wang Xiao-shuai a margine della rassegna AsiaticaFilmMediale che si è tenuta a Roma recentemente. 
Il regista , disponibilissimo, ha dimostrato grande desiderio e passione nel parlare del suo cinema , della situazione del cinema in Cina, della situazione sociale e culturale del suo paese natale, tendendo sempre a sottolineare come dietro una facciata vivace e moderna, quel paese nasconda forti contraddizioni, soprattutto nel cinema, dove le voci dei cineasti indipendenti sono spesso frustrate ed emarginate da problemi economici derivanti da una industria che ha sposato a pieno la logica capitalistica occidentale.
L'intervista integrale può essere letta sulle pagine di AsianWorld

domenica 23 ottobre 2011

This must be the place ( Paolo Sorrentino , 2011 )

Giudizio: 5/10
Stavolta Sorrentino stecca

Va in America Paolo Sorrentino per il suo ultimo film e la sua prepotente parabola di qualità subisce una brusca frenata.
Vero che la rockstar in rottamazione protagonista del film somiglia molto come stereotipo ai personaggi atipici che popolano il cinema del regista (usurai viscidi, cassieri della mafia eroinomani e sociopatici, il politico per eccellenza , il Divo Giulio), ma tutta la storia che ruota intorno a lui zoppica pesantemente, accellera confusamente e frena repentinamente, si perde in divagazioni tenute assieme da una buona capacità di regia e dalla figura del personaggio protagonista, ma alla fine, lascia poco e niente.
Ma nonostante questo e nonostante la prova istrionescamente buona di Sean Penn, il personaggio stesso disegna più spesso ombre che luci al punto che tutto ciò che ruota intorno a lui si perde in mille rivoli, taluni dei quali francamente poco comprensibili.

giovedì 20 ottobre 2011

11 Flowers ( Wang Xiao-shuai , 2011 )

Giudizio: 8/10
I ricordi e il dramma di un popolo

L'ultimo lavoro di Wang Xiao-shuai, esponente di punta della Sesta Generazione dei cineasti cinesi, è stato presentato in anteprima nazionale alla 12° edizione di Asiatica a Roma, alla presenza dell'autore stesso, dopo aver raccolto riconoscimenti e plauso sia al Festival di Toronto che a quello di San Sebastian.
Per stessa ammissione del regista è questo il suo lavoro con la più forte impronta autobiografica tra quelli fin qui da lui diretti, al punto che in larghi tratti la storia raccontata si sovrappone totalmente a quella personale del regista.
Dopo un paio di digressioni nell'epoca contemporanea, Wang ritorna sulle tematiche che erano la spina dorsale di Shanghai Dreams, ambientando il suo lavoro nelle stesse regioni e nella stessa epoca storica.

martedì 18 ottobre 2011

Late Autumn ( Kim Tae-yong , 2010 )

Giudizio: 7.5/10
Quando due solitudini si incontrano

Remake di un lavoro del regista Lee Man-hee, autore apprezzato degli anni 60-70, andato irrimediabilmente perduto e di cui esiste anche un altro remake negli anni 80 da parte di Kim Ki-young, Late Autumn, terza opera di  Kim Tae-young, uno tra i più apprezzati registi coreani della nuova generazione che esordì con Memento mori, sicuramente il miglior capitolo della saga Whispering Corridors, è un lavoro che nasconde una certa ambizione e che, pur rimanendo in tutto e per tutto un'opera coreana, sceglie Seattle come ambientazione ( a detta del regista perchè per una storia triste serviva una città triste e nebbiosa) e si affida ad una accoppiata atipica composta dalla attrice cinese Tang Wei e dal corano Hyun Bin.

giovedì 13 ottobre 2011

The sorcerer and the White Snake ( Ching Siu-tung , 2011 )

Giudizio: 5.5/10
Serpentelli, amore impossibile e fato

E' l'ennesima trasposizione cinematografica di una delle leggende cinesi più note, quella del Serpente Bianco, l'ultimo lavoro di Ching Siu-tung, e l'occhio e il cuore degli amanti del genere non può non andare a Green Snake del grande Tsui Hark, che da quel testo traeva egualmente ispirazione per un lavoro che, seppur non memorabile e assolutamente imperfetto, rimane però un punto fermo nella filmografia del genere.
Quindi non deve stupire l'inevitabile paragone con l'opera precedente, sebbene sia questo esercizio sempre da evitare quando possibile.
ChingSiu-tung, va detto, rielabora la struttura del racconto piegandola pesantemente alle mirabilie delle tecnologie computerizzate e al digitale che consentono prodigi stupefacenti che riempiono lo schermo; così facendo però lima troppo l'aspetto morale e melò, lasciando quel senso di stupefatto e fantastico stordimento relegato solo ai momenti di trionfo tecnologico.

domenica 9 ottobre 2011

The One armed swordsman ( Chang Cheh , 1967 )


Giudizio: 9/10
Il mito dell'eroe tragico

Altro imprescindibile paradigma del Cinema wuxia, e di tutto un certo genere che fece la fortuna cinematografica di Hong Kong sul finire degli anni 60 e per tutti i 70, The one armed swordsman (grottescamente titolato in italiano Mantieni l'odio per la tua vendetta), va considerato assolutamente come uno dei capostipiti indiscussi ,oltre che capolavoro assoluto, di Chang Cheh, capace di creare un personaggio che è entrato nella leggenda cinematografica, riferimento di numerosi altri lavori.
L'uomo fedele, valoroso, rispettoso dell'onore mutilato del suo braccio destro costretto a risalire dall'abbisso in cui il suo nuovo stato lo ha gettato e che trova nella sua volontà e nella sua disciplina interiore, oltre che nella sete di vendetta, la forza per poter affermare i valori di cui si fa paladino.
Sono tutte tematiche che fanno parte dei valori cavallereschi che il wuxia conserva nel suo dna, che Chang Cheh ben incastona in un racconto che affianca alle atmosfere cupe un senso di dramma incombente, spesso soverchiante rispetto agli aspetti puramente tecnici su cui si basano le pellicole sulle arti marziali.

sabato 8 ottobre 2011

Crazy racer ( Ning Hao , 2009 )

Giudizio: 8/10
Commedia nera a mille all'ora

Brillante esempio di Cinema cinese galleggiante tra la commedia popolare di evasione e intellettualismo da cinema di nicchia, Crazy racer del giovane regista Ning Hao è film divertente, ben scritto e ben diretto, che regala sorrisi, si adagia spesso su un substrato di humor nero tale da render plausibile il suo inserimento tra le black comedy.
La storia racconta di un ciclista che in una gara perde per meno di un soffio la medaglia d'oro e che si ritrova subito dopo in mezzo ai guai con l'antidoping per essersi fatto incastrare da un truffatore. Viene squalificato a vita , ma questo sarà solo l'inizio di una serie di peripezie funambolicamente incastonate una nell'altra nelle quali troviamo il nostro ciclista, il suo coach, una scalcinata e quasi grottesca gang di trafficanti di droga di Taiwan, il truffatore in perenne attività affaccendato, una coppia di improbabili killer prezzolati che vendono la loro opera pasticciona per fare i soldi e sposarsi, una coppia di poliziotti in spasmodica attesa di un caso importante ma che colleziona solo brutte figure, immobiliaristi senza scrupoli e un trafficante thailandese spietato e congelato, tutti follemente impegnati ad omologarsi ai loro modelli di riferimento.

mercoledì 5 ottobre 2011

Police story ( Jackie Chan , 1985 )

Giudizio: 8/10
Jackie Chan, one man show

Quando nel 1985 Jackie Chan diresse Police story aveva 30 anni, era nel pieno della sua efficenza fisico-atletica, veniva da una lunga serie di lavori del genere kung fu movie e si andava affermando come una star a livello planetario.
L'intuizione di Police story, film che apre la porta non solo ad una lunga serie di sequel, ma anche quella della contaminazione burlesca tra commedia e action movie, ha fatto sì che il lavoro diventasse in breve un capostipite del genere di cui ancora oggi si riesce ad apprezzare l'onda lunga creativa.
Il film di per sè è di una semplicità disarmante: storia tipica e ben conosciuta, azione portata al parossismo e one man show con Chan che non solo dirige (film , azione e stunt), interpreta, coreografa , ma si erge ad assoluto mattatore nel più classico stile del mattatore inarrivabile.

sabato 1 ottobre 2011

A Touch of Zen ( King Hu , 1969 )

Giudizio: 9/10
Il precursore del wuxia moderno

A touch of Zen , pateticamente titolato e stravolto in italiano in La fanciulla cavaliere errante, è probabilmente il capolavoro assoluto di King Hu e una di quelle opere che vanno ascritte nell'olimpo della Cinematografia di tutti i tempi, al di là delle sterili e poco realistiche iperboli che si mettono in atto quando si parla di film che hanno segnato indelebilmente non solo un epoca ma anche tutta la storia dell'arte cinematografica.
Il lavoro di King Hu , che impiegò due anni per prepararlo, un tempo abnorme visto che a quell'epoca un film si girava in un mese, possiede una complessità narrativa ed una struttura che lo rendono unico nel suo genere , e soprattutto, contiene, venti anni prima, quell'idea di wuxia rivoluzionaria che ebbe in Tsui Hark il grande artefice.

giovedì 29 settembre 2011

The piano in a factory ( Zhang Meng , 2010 )

Giudizio: 8.5/10
La Cina di chi ha perso il treno

Confermando gli ottimi giudizi che seguirono la sua opera prima, il giovane regista cinese Zhang Meng regala il bis dopo due anni con The piano in a factory che anche al FEFF di quest'anno ha riscosso notevoli apprezzamenti da parte della critica.
Lo stile semplice, disincantato e ricco di nostalgia col quale il regista getto lo sguardo verso la sua terra d'origine nel nord della Cina attraversata da  un periodo storico fondamentale e tumultuoso, gli consente di dirigere un lavoro in cui sotto il tono apparentemente leggero della commedia che strappa più di una risata, si cela un quasi fiabesco occhio che scruta l'esistenza di coloro che l'avanzare impetuoso dei tempi sembra avere tagliato fuori.
Chen è un operaio di una fabbrica siderurgica, amante della musica e che arrotonda lo stipendio con una orchestrina in cui suona la fisarmonica, in crisi coniugale con una figlia piccola che  mostra grande talento per il pianoforte che il padre con enormi sacrifici cerca di assecondare mandandola a lezione privata.

mercoledì 28 settembre 2011

Fearless ( Ronny Yu , 2006 )


Giudizio: 7/10
La figura leggendaria di Huo Yuanjia


La figura di Huo Yuanjia è un'altra di quelle che appartengono alla storia epica e al mito della cultura popolare in Cina: personaggio che a cavallo tra la fine dell'800 e l'inizio del 900 , mentre l'impero si sfaldava e il paese diventava terra di conquista da parte degli occidentali e dei giapponesi, divenne una sorta di eroe popolare per il suo nazionalismo spinto che traduceva in combattimenti contro avversari occidentali, metafora figurata della ribellione del popolo contro le angherie e i soprusi.
La sua fama di esperto di arti marziali si tramanda ancora fino ad oggi grazie alla fondazione dell'associazione sportiva Jingwu Tiyu che possiede diramazioni in tutto il mondo.
Il regista Ronny Yu , con un ardito ed ambizioso progetto, cerca di raccontare nell'arco di 100 minuti la storia di questo personaggio, travisando molte situazioni, inventandone altre, si badi bene, non per mere esigenze di narrazione, ma per dare un senso morale al film che vada oltre l'affermazione dell'orgoglio e del nazionalismo cinese.

martedì 27 settembre 2011

Jiang Hu : The triad zone ( Dante Lam , 2000 )

Giudizio: 7/10
Il crepuscolo di un boss

Curioso mix di generi, Jiang Hu è lavoro che si inserisce pienamente nel solco del cinema HKese del terzo millennio, una traccia in cui convergono stili differenti e commistioni che tendono ad allargare i ristretti campi dell'action movie.
L'idea crepuscolare che serpeggia nel film non è per nulla male, e si impone come una azione distruttiva del mondo malavitoso di Hong Kong: Dante Lam, racconta la storia di un boss che, improvvisamente, pensando sia giunto il momento della fine, si guarda dentro e soprattutto guarda con un occhio diverso il mondo sotterraneo che lo circonda.
Jim infatti è uno dei boss delle triadi più importanti, spietato al punto giusto, circondato dal rispetto e dalla paura di tutti che però un bel giorno riceve la notizia da un poliziotto che qualcuno lo ucciderà nelle 24 ore seguenti.

The last blood ( Wong Jing , 1991 )


Giudizio: 6.5/10
Fusione imperfetta di action movie e commedia

Commistione di stili a tipica impronta Wong Jing, The last blood è lavoro che per buona parte si trova a veleggiare in territori già ampliamente esplorati: da un lato poliziesco-action movie in salsa Hkese, dall'altro la commedia brillante e un po' cialtrona che delega soprattutto alle capacità dei suoi interpreti la buona riuscita.
Plot che sembra interessante con un gruppo di terroristi della Red Army nipponica decisa ad uccidere il leader religioso Daka Lama in visita a Singapore per proteggere il quale vengono interpellate le forze di polizia di Hong Kong, attentato che va solo in parte a segno lasciando il bonzo gravemente ferito insieme ad una giovane donna , fidanzata di un boss delle triadi; per salvarli serve rintracciare l'unico donatore  di sangue possibile , rarissimo e comune ai due feriti; il malcapitato è un venditore ambulante imbroglioncello sulle cui tracce si mettono la polizia, il boss e la Red Army.

lunedì 26 settembre 2011

Drunken Master ( Yuen Woo-ping , 1978 )

Giudizio: 8/10
Kung fu e commedia

Il personaggio di Wong Fei Hung, protagonista di questo lavoro ed interpretato da un Jackie Chan avviato alla definitiva consacrazione, è molto popolare nella tradizione cinese, essendo stato, oltre che  medico stimato, un grande esperto di arti marziali, vissuto a cavallo tra la fine dell'800 e i primi del 900, al punto di essere considerato uno dei padri delle moderne arti marziali.
Il regista Yuen Woo-ping, che già aveva diretto qualche tempo prima Jackie Chan in Snake in the eagle's shadow, prende il popolare personaggio, lo plasma secondo nuovi canoni, ne fa un cialtrone attaccabrighe e lo adatta alla immagine dell'attore che divenne in breve tempo il punto di riferimento assoluto del genere kung fu-commedia brillante, operazione ardita e al contempo di grande successo.

Rice Rhapsody ( Kenneth Bi , 2004 )

Giudizio: 7/10
La difficile accettazione della diversità

Opera prima del figlio d'arte Kenneth Bi, Rice Rhapsody è stato un piccolo fenomeno cinematografico nell'anno in cui è uscito: premio come migliore opera prima agli Awards HKesi e massiccia presenza e riconoscimenti in vari festival sparsi per il mondo.
Pur non essendo certo opera che lascia un segno indelebile, il film ha indubbiamente dei grandi pregi cui fanno da contraltare però svariati difettucci sparsi qua e là.
Intanto l'argomento trattato, seppur sotto forma di commedia, è di quelli che nel cinema HKese è ancora appannaggio di pochi e molto poco convenzionali registi, quali Scud ad esempio: infatti la storia si impernia sul racconto del difficile rapporto tra una madre e tre figli maschi, di cui i due maggiori dichiaratamente gay ed il terzo, ancora poco più che adolescente, avviato sulla stessa strada.
La donna gestisce un ristorante nella Chinatown di Singapore, in cui cucina con grande passione e accuratezza un pollo al riso che è il marchio di fabbrica del locale, è vedova da sedici anni e vive in maniera travagliata il rapporto coi due figli gay, quasi fossero dei traditori dei suoi sentimenti; l'unica sua speranza è riposta in Leo, il figlio più piccolo, che però da già evidenti segni di tendenze critpo-omosessuali.

domenica 25 settembre 2011

The legend of Zu [aka Zu Warriors] ( Tsui Hark , 2001 )

Giudizio: 7.5/10
Fantasia selvaggia ed estrema

Diciotto anni dopo quello che fu probabilmente il suo primo grande successo, Tsui Hark torna a rivisitare la leggenda dei guerrieri immortali di Zu con un occhio in cui la tecnologia e gli effetti speciali diventano ancora più debordanti della prima opera.
Il film , datato 2001, risente probabilmente dell'intento di costruire una pellicola che fosse più facilmente digeribile al pubblico occidentale, col risultato però di configurarsi come una sorta di flop al botteghino, nonostante le numerose nomination, ma nessun premio, raccolte, soprattutto nel settore tecnico, agli Awards HKesi e il riconoscimento della Società dei critici cinematografici.

sabato 24 settembre 2011

Return to the 36th Chamber ( Liu Chia-liang , 1980 )

Giudizio: 7.5/10
Il Kung fu delle impalcature

Considerato impropriamente il sequel di 36th Chamber of Shaolin, lavoro diretto dallo stesso regista tre anni prima,  Return to the 36th Chamber è in realtà un film molto diverso dall'illustre predecessore, in quanto si spoglia di quella drammaticità per rivolgersi maggiormente ad uno stile più leggero, brillante , con momenti che sembrano quasi anticipare la comicità surreale e anarchica di Jeff Lau.
Il racconto narra di un gruppo di lavoratori di una fabbrica di tessuti che vengono angheriati dal padrone, amico dei mancesi, che riduce loro lo stipendio e che si avvale di un gruppo di scagnozzi mancesi per terrorizzare e punire i lavoratori ribelli.
Questi da parte loro pensano bene di escogitare un imbroglio avvalendosi di Chu , fratello di uno dei lavoranti e imbroglione che vive di espedienti fingendosi monaco Shaolin.

venerdì 23 settembre 2011

The ditch ( Wang Bing , 2010 )

Giudizio: 9/10
Il dramma della dignità violata

Conosciuto soprattutto per la sua monumentale opera di documentarista, il regista cinese Wang Bing ha avuto il suo palcoscenico veneziano del 2010 con il film a sorpresa The ditch, uno dei lavori più belli in assoluto della passata stagione cinematografica.
E' un opera durissima, impregnata di dramma e di annichilimento, ambientata durante i primi anni sessanta della Cina maoista che vide finire nei campi di rieducazione migliaia di persone con l'accusa di essere destrorsi, spesso solo per avere espresso opinioni appena divergenti da quelle ufficiali.
In The ditch si narra la storia del campo di rieducazione di Jiabiangou e dei suoi prigionieri impegnati nella costruzione di un interminabile quanto inutile fossato e ridotti ad una vita umiliante e alienante.

giovedì 22 settembre 2011

Come drink with me ( King Hu , 1966 )

Giudizio: 8/10
Il wuxia secondo King Hu

Uscito anche in Italia solo su dvd e con il raccapricciante titolo di "Le implacabili lame di Rondine d'oro", Come drink with me è il secondo lavoro di King Hu in veste di regista unico e costituisce ormai un pezzo di storia del cinema wuxia, insieme al seguente lavoro del medesimo regista, Dragon Gate Inn, entrambi inesauribili fonti di ispirazione e di remake di molti registi negli anni settanta, quando il genere visse un periodo di floridissima produzione anche di qualità.
Film di grande importanza quindi in cui si vede già in maniera netta l'impronta di King Hu orientata verso una narrazione che non sia solo azione e in cui soprattutto i personaggi femminili ricoprono ruoli fondamentali.
La protagonista infatti è una spadaccina formidabile, Golden Swallow, che riceve l'incarico dal padre governatore di salvare il fratello rapito da una banda di briganti che intendono usarlo come merce di scambio per ottenere la liberazione del loro capo; l'ambiguità sessuale della protagonista si evidenzia in tutta la prima metà del racconto, visto che per tutti altri non è che uno spadaccino molto abile.

mercoledì 21 settembre 2011

Il gioiellino ( Andrea Molaioli , 2011 )

Giudizio: 5.5/10
Una storia tutta italiana

Quattro anni orsono, con La ragazza del lago, Andrea Molaioli si era imposto come uno dei più promettenti cineasti italiani, grazie ad un film sfolgorante e dai lontani richiami chabroliani; con Il gioiellino il regista romano tenta il bis affidandosi ad una storia molto italiana, come di fatto era anche la sua opera prima, che tenta di ripercorrere quel cinema di denuncia di cui la cinematografia italiana ha perso le tracce da molti decenni.
Senza mai dare riferimenti espliciti, la storia è il racconto , spalmato su più di un decennio, di una delle vicende italiane più sconcertanti, quella del crac Parmalat: personaggi e situazioni sono fittizie, ma la Leda, azienda produttrice di latte, assomiglia troppo a quella della famiglia Tanzi per poter non credere che ogni riferimento non sia affatto casuale.

All men are brothers [aka Seven soldiers of kung fu] (Chang Cheh , Wu Ma ,1975 )

Giudizio: 7.5/10
La leggenda dei briganti

Ispirato ad uno dei testi più noti e importanti della letteratura cinese  attribuito a Shi Naian nel XIII secolo e ambientato durante la dinastia Sung, tradotto anche in italiano col titolo I Briganti, facente parte del corpus dei Quattro grandi romanzi classici cinesi, il film di Chang Cheh e Wu Ma è un lavoro che risente in maniera totale del clima di epicità di cui è intriso il racconto.
Vi si narra la storia di una banda di fuorilegge il cui compito primario è quello di combattere la corruzione e le ingiustizie, somigliando in questo a tanti eroi della cultura occidentale medievale.
I 108 briganti lanciano la loro guerra contro le truppe capitanate dai generali corrotti che minano l'integrità dell'impero e per far ciò debbono conquistare una città fortificata, ultimo baluardo di difesa prima della vittoria.
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