martedì 18 gennaio 2011

Hereafter ( Clint Eastwood , 2010 )

Giudizio: 6.5/10
Dove ci porta la morte ?


Cosa c'è dopo la morte? Credo non esista persona al mondo, di qualunque età, credente o atea , che non si sia posta, magari solo per un attimo, questa domanda.
Altrettanto fa Clint Eastwood nel suo ultimo lavoro, non dando di fatto una risposta compiuta  (come avrebbe potuto?), ma affrontando comunque l'interrogativo, senza mai lanciarsi in dissertazioni scientifiche (o pseudotali) nè tanto meno in sproloqui spirituali o grondanti superstizioni, semplicemente mostrando l'anelito a scoprire la sostanza dell'aldilà in tre personaggi che fungono da perno del film e che in un modo o in un altro con la morte hanno un qualche rapporto.
Marie Lelay è una giornalista di successo parigina che durante una vacanza in Estremo Oriente sente la morte ad un passo in seguito ad un tremendo tsunami, da allora ha frequnti visioni di un luogo che ha visitato nei momenti in cui la vita stava sfuggendole; George Lonegan è un operaio che possiede il dono ( anzi la condanna come pedantemente viene ripetuto più volte) di vedere oltre la vita e che ha smesso di fare il sensitivo di professionene perchè, a suo dire, non aveva più una vita; Marcus è un ragazzino che conosce la pesantezza della morte quando il gemello muore investito da un'auto e lui continua in qualche modo a farlo rivivere , cercando di trovare un modo per comunicare con lui.
Le tre storie, tre modi diversi di rapportarsi con la morte, scorrono rigidamente divise, fino al finale in cui , per una serie di eventi, si toccano a Londra portando ad un epilogo in cui però il sentimentalismo sembra prendere il sopravvento, risultando di fatto, uno dei punti deboli del film.
Clint Eastwood appartiene ormai di diritto alla schiera di quei registi che hanno scritto la storia del Cinema e che lo intendono ancora in maniera classica, quindi non deve stupire che il suo lavoro sia comunque molto legato a canoni ben standardizzati; semmai quello che manca in questo film, che non è un capolavoro va detto subito, è quel pathos che una tematica simile avrebbe probabilmente richiesto; d'altra parte , ed è un pregio, Clint evita approcci pericolosi, lasciando da parte visioni sovrannaturali (le visioni di Matie e di George sono solo flash), interpetazioni religiose, fanatismi vari (anzi bacchetta quei ciarlatani che si spacciano per sensitivi); quello che sembra interessarlo è il contrasto tra la vita (costantemente scossa da catastrofi e attentati) e la morte che sembrerebbe l'annullamento di tutto.
Chiedersi cosa c'è oltre la morte è diretta derivazione del nostro rapporto con la morte: Marie ci giunge ad un passo, George la guarda attraverso gli altri, Marcus la subisce come un sopruso, e tutti e tre vorrebbero trovare una spiegazione che sia in qualche modo taumaturgica.
La film che corre su tre strade parallele, ma distanti, sembra soffrire in quanto a ritmo narrativo, molto spesso i tre frammenti sembrano veramente tenuti assieme in modo pretestuoso, ma probabilmente la scelta del regista di approcciare il tema sotto angolature diverse non lasciava altra possibilità; per il resto le doti di Clint Eastwood come regista sono ben note e la pellicola è uno specchio del suo modo di intendere il cinema, un modo che ultimamente, anche nel suo non certo memorabile Invictus, vede scomparire la tematica dell'eroe solitario, semmai si nota l'emergere di una certa ricerca della condivisione dei sentimenti.
Un film onesto, soprattutto negli intendimenti, che non scriverà certo una pagina memorabile nella filmografia di Eastwood, ma che si lascia vedere senza opprimere , come ci si potrebbe aspettare con un tema simile.
Bene Matt Damon ( George ) e bene anche Cecile De France ( Marie) , quasi stupefacente il ragazzino Frankie McLaren nel ruolo di Marcus, lo rivedremo presto di sicuro.


3 commenti:

  1. Si, sono d'accordo. Non rimarrà sicuramente tra i più memorabili della carriera di Eastwood. Aggiungerei a tutto quello che hai già detto e su cui, ripeto, concordo, che il personaggio interpretato da Bryce Dallas Howard è davvero antipatico...

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  2. vero, il bambino è eccezionale, la scena con la mamma sembra di Ken Loach.

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  3. @ Alessandra: vero, personaggio al limite dello sgradevole.

    @Ismaele: ho avuto anche io idea per un attimo di trovarmi in scena di Ken Loach.

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