mercoledì 5 gennaio 2011

In the loop ( Armando Iannucci , 2009 )

Giudizio: 8/10
Il sottobosco della politica esplorato senza pietà


Altro esempio di film di qualità che probabilmente non vedrà mai le sale italiane, un po' perchè la sua genesi porta lontano dalla sfrenata americafilia che affligge ormai il nostro costume cinematografico, nonostante derivi direttamente da una serie TV e un po' perchè di commedia supersofisticata si tratta in cui la forza dei dialoghi (speriamo mai doppiati) e le battute al vetriolo di puro stampo british non troverebbero certo schiere numerose di estimatori.
Tutto ciò è un vero peccato, perchè di film bello e sinceramente divertente si tratta, condito con la giusta dose di sarcasmo, critica politica e di costume, irriverente al punto giusto, senza voler essere scandaloso a tutti i costi, senz'altro uno dei lavori più validi della stagione appena conclusa.
Il film deriva da una serie tv inglese, The thick of it, in cui si sbeffegga l'ambiente che ruota intorno alla politica; il regista è il medesimo, lo scozzese Armando Iannucci del quale è inutile chiedersi l'origine , affermato scrittore di programmi televisivi e radiofonici, in cui la satira politica è pane quotidiano.
E la derivazione televisiva si vede tutta, proprio in quella serie infinita e incalzante di dialoghi, conditi quasi a dismisura di gag verbali, di volgarità mai fine a se stesse e ben strutturate, dai rapidi cambi di scena ( si passa da Downing Street al Pentagono con grande naturalezza)  e di ambiente che lasciano a volte sospese le situazioni narrative: tutto ciò appare come un grande pregio del film che racconta di come i governi inglese e americano progettino una entrata in guerra nel medio oriente, con tanto di contrapposizioni tra falchi e colombe, di opportunismi carrieristici, di paranoie politiche, di tutto quel sottobosco di alti, medi e piccoli funzionari governativi pronti a trarre profitto dalla loro posizione, mentre le decisioni vengono prese seguendo simpatie ed antipatie personali, interessi e piccoli giochi di sottobosco.
Come detto la forza del film sta nel turbinio dei dialoghi, azzeccatissimi quasi sempre, nei quali abbondano insulti coloriti e minacce terrificanti, volgarità varie e ossessioni che concorrono a creare situazioni a volta addirittura irresistibili (vedasi l'iniziale dissertazione sulla diarrea nel mondo o i conteggi dei soldati pronti alla guerra fatti dal generale americano utilizzando una calcolatrice da infante).
Emerge senz'altro un quadro che inevitabilmente porta al sorriso , ma anche una sottile preoccupazione di fondo nel ventilare l'ipotesi che le cose possano andare veramente così.
Il cast degli attori, in buona parte mutuati dalla serie tv, è di quelli che assicurano il risultato, nonostante si tratti di interpeti ai più sconosciuti, su cui svetta senza dubbio Peter Capaldi nel ruolo del responsabile per la comunicazione del Primo Ministro inglese, a dir poco efficacissimo nel suo ruolo nevrotico sempre pronto alla battuta al veleno.

2 commenti:

  1. Finalmente un film intelligente sul sottobosco politico; concordo in pieno sull'importanza dei dialoghi e sull'assoluta necessità di vederli in versione originale.

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  2. Non so se verrai mai distribuito in Italia, ma certo pensare ai dialoghi in mano ai nostri doppiatori (che come sempre reinterpretano il personaggio) vengono i brividi.

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