venerdì 21 gennaio 2011

Kontroll ( Nimrod Antal , 2003 )

Giudizio: 5/10
Underground senza costrutto


Opera prima del regista americano di nascita ma ungherese di origine , e di estrazione  cinematografica, Nimrod Antal ,Kontroll ha riscosso grandi elogi in giro per i vari festival, conquistando addirittura un premio a Cannes; pur volendo riconoscere una certa originilità in quanto ad ambientazione (ma Besson 20 anni prima aveva già optato per la metropolitana come set del suo Subway , con risultati ben diversi), tante lodi appaiono sinceramente esagerate, risultando infatti la pellicola tutt'altro che eccellente, anzi verrebbe da dire parecchio deludente, quando non adirittura noiosa.
Nella metropolitana di Budapest ( a proprosito il disclaimer iniziale delle autorità appare addirittuta grottesco) vediamo aggirarsi gruppi di controllori più simili a gang di teppistelli da quattro soldi che vivono perennemente nel sottosuolo, ragazze vestite da orsacchiotto, un incappucciato nero che butta sotto i treni malcapitati utenti, un altro ragazzotto che si diverte a spruzzare una schiuma urticante in faccia ai controllori, battone e magnaccia, macchinisti mezzi suonati ,immancabili giapponesi che fotografano tutto e non capiscono mai nulla, gufi infiltrati nelle gallerie non si sa bene come, dirigenti aziendali simili ad aguzzini, corse all'ultimo respiro tra un treno e l'altro con lo scopo di salvare la pellaccia e non farsi investire.
Tutta questa umanità variegata si muove quasi senza un filo logico e narrativo se non quello di mostrarci il consueto e ovvio disagio del post comunismo e quello di parafrasare un disagio interiore sepolto nel profondo, col risultato di costruire più che altro delle macchiette (alcune delle quali ben riuscite a dire il vero).
Thriller? Film underground (in tutti i sensi) ? Ennesima trasposizione della socità violenta? Non è ben chiaro, neppure quando la storia sembra incanalarsi sui binari del film d'azione e non giova certo il taglio da videoclip perenne del film che denota le origini del regista con tanto di musica pretenziosamente underground che accompagna quasi con fastidio tutta la narrazione.
Il risultato è un lavoro che non sta in piedi, annoia spesso, sfugge ad ogni interpretazione, vaga alla ricerca di un tema o di un registro narrativo e si conclude con una scena tanto ovvia quanto inutile, lasciandoci col classico pugno di mosche in mano che ben si esplica nella domanda : " Sì vabbè , e allora? "

3 commenti:

  1. Non mi era parso così male, aveva anche qualcosa di lynchiano e di allucinato... Comunque non stiamo certo parlando di un capolavoro.

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  2. anche a me è piaciuto, non alla follia, ma un film dignitoso sì, merita una visione

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  3. Onestamente l'ho trovato veramente deludente: un vagare di mezze idee senza un minimo di organicità.
    Sinceramente Christian non vi ho visto granchè di Lynch, forse di allucinato sì, ma molto fine a se stesso.

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