giovedì 6 gennaio 2011

The limits of control ( Jim Jarmusch , 2009 )

Giudizio: 5/10
Un giochino che non appassiona


Chi sarà mai quell'uomo che ieraticamente, con la faccia amimica ed elegantemente vestito, incontra vari personaggi girovagando per la Spagna, i quali immancabilmente gli pongono le stesse domande, sembrano indicargli qualche misterioso indizio e concludono l'incontro con uno scambio di scatole di fiammiferi al cui interno c'è un foglietto cifrato che l'uomo costantemente ingoia bevendo uno dei due caffè che ordina sempre nei locali dove si siede?
E perchè mai si reca metodicamente presso uno dei musei di Madrid a rimirare una sola opera, di volta in volta diversa?
Con la fine del film , forse , lo capiamo, ma quello che invece non si capisce nella maniera assoluta è dove voglia andare a parare Jim Jarmusch con questo film.
Il continuo rimando alla soggettività della realtà sembra fare da traccia al gioco cui siamo costretti a sottostare per quasi due ore che si ripete in maniera quasi ossessiva , trascinandoci in un buco nero, in attesa di carpire qualche dettaglio che ci illumini la via tracciata dal regista.
Un po' frettolosamente il lavoro di Jarmusch è stato etichettato come thriller, ma se si evita di leggere qualsiasi cosa prima di vederlo, sfido chiunque a definirlo in maniera tale; piuttosto sembra una oscura e ostica metafora, in cui il divenire ha pochissima importanza, incentrandosi sull'attimo attuale.
Molti hanno parlato di metafora dell'arte, altri di road movie in cui non c'è nulla da cercare, altri lo hanno un po' imprudentemente avvicinato ai lavori Wenders (orrore...), di sicuro l'eccesso di intellettualismo criptico e di un certo snobismo un po' troppo radical chic non dona nulla al film , anzi lo rende noiso oltre modo, ripetitivo nelle sue situazioni, senza che esse mostrino una qualche essenza intellegibile; sembra uno Jarmusch che esaspera se stesso e che conferma, ancora una volta, come la freschezza e la brillantezza dei suoi primi lavori sia ormai distante anni luce.
Un film che esaspera nella sua reiterazione, nonostante l'ottima fotografia di Chris Doyle capace di dare luci e colori bellissimi ai paesaggi iberici e la musica azzeccatissima nella sua asettica ossessività.
L'enigmatico uomo solo  è interpretato da Isaach De Bankolè che è bravo ad assumere per due ore l'aspetto di una sfinge e nel film , con comparsate più o meno lunghe , abbiamo modo di apprezzare: Bill Murray, Tilda Swinton , John Hurt , Gael Garcia Bernal e Paz de la Huerta che stabilisce senz'altro un record (almeno al di fuori dei film porno): quello di comparire sempre nuda.

6 commenti:

  1. non ricordo se sono riuscito a vederlo tutto o mi sono addormentato prima. credo la seconda.
    come un esercizio di stile davvero estenuante e inutile

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  2. beh meno male, perchè pensavo che avesse avuto quell'effetto solo su di me; ammetto di non avere in simpatia Jarmusch, soprattutto quello degli ultimi anni, ma al di là di questo il film mi sembra veramente inutilmente astruso

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  3. Io veramente non l'ho capito, nonostante gli sforzi fatti: alla fine rimane solo un senso di noia tremendo e quelle due tazzine di caffè, le scatole di fiammiferi e i bigliettini mangiati dopo un poì diventano stucchevoli.

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  4. Non sei l'unico, e la cosa che infastidisce di più è che questa cripticità appaia assolutamente ricercata.

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  5. è forse la prima volta che ci muoviamo su sponde irrimediabilmente opposte. amo tutti i film di jarmusch, e questo per me è uno dei migliori. jim jarmusch è rimasto uno dei pochissimi a fare cinema purissimo. anche l'accostamento con wenders non mi sembra così improbabile, specialmente nella regia (e di registi si parla), dal momento che wim non ha mai rinunciato così drasticamente alla narrazione. il rapporto fra i due, poi, è storico. wenders ha aiutato jarmusch agli inizi della sua carriera e non bussare alla mia porta sembra un avvicinarsi del "maestro" allo stile dell'"allievo". mi piacerebbe tanto poterlo rivedere in sala.

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  6. Mah iosif, io mi sono dichiarato subito: è vero non mi sta in grande simpatia Jarmusch (cinematograficamente parlando ovvio), dopo i primi lavori ho visto una involuzione e questo film sembra dire : "guardate come sono bravo, scrivo dei film che tanto nessuno di voi, poveri coglioni, capisce".
    Non so, a me continua a deludere fortemente.

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