martedì 18 gennaio 2011

Takeshis' ( Takeshi Kitano , 2005 )

Giudizio: 7/10
E' un punto di arrivo o di partenza ?


Alla luce dei lavori seguenti , la rivisione di Takeshis' si rende quasi obbligatoria, soprattutto per chi, come il sottoscritto, provò un senso di stordimento allorquando il film uscì sei anni orsono.
Con questo lavoro, assolutamente atipico sia in senso assoluto che , soprattutto, relativamente al percorso cinematografico di Kitano, di fatto il regista sembra allo stesso momento chiudere una pagina della sua vita artistica ed aprirne un 'altra, quasi a volere tirare un consuntivo del suo Cinema.
Al di là della scelta narrativa, vicina a certo surrealismo felliniano, Kitano si guarda allo specchio come cineasta e come uomo di spettacolo, rimandando la riflessione sul Cinema al seguente Glory to the filmaker e sull'arte a Achille e la tartaruga: un tirare le somme del suo lavoro che presenta tante facce quanti sono i Kitano che conosciamo: showman, regista, guitto, attore e pittore.
Utilizzando un tono da pura parodia, condito di gran sarcasmo, si presta ad una rivisitazione dissacrante del suo personaggio e del suo cinema: uomo ricco e di successo e pagliaccio deriso  alla perenne ricerca di una parte, pioggia di pallottole che solo raramente feriscono e uccidono e yakuza improbabili, dissacranti parodie di alcune delle sue scene più belle (si pensi a Sonatine riprodotta con il falsissimo sfondo di carte) e un mondo dello spettacolo infido.
Da questo punto di vista va riconosciuto a Kitano un coraggio estremo oltre che una grande dose di onestà intellettuale, non si ricordano registi che con così convincente ferocia hanno messo alla berlina la propria opera, anche solo per gioco.
Punto di arrivo o punto di partenza ? Questo verrebbe da chiedersi guardando Takeshis'; di sicuro il film appare come un punto di rottura del regista verso se stesso in primis e, senza addentrarci in pericolose dissertazione psicanalitiche , appare chiara una certa crisi d'ispirazione , confermata poi dai lavori seguenti, fino all'ultimo deludentissimo Outrage che sembra veramente un film fatto in modo freddo scientemente.
Alla luce di tutto ciò il film assume un'importanza diversa, va riletto come una rivisitazione dell'uomo Kitano prima che dell'artista, al punto che molti aspetti appaiono quasi profetici.
Un'opera coraggiosa dunque che se all'inizio spiazza e lascia interdetti, alla lunga lascia emergere degli aspetti artistici di Kitano forse sconosciuti ai più: c'è molta più tristezza e abbandono in Takeshis di quanto il registro narrativo leggero possa far intenedere, sicuramente non sembra emergere autocelebrazione nè compiacimento.

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