lunedì 28 febbraio 2011

Night and day ( Hong Sang-soo , 2008 )

Giudizio: 6/10
La deriva francese di Hong


Con questo lavoro il regista coreano più europeo raggiunge probabilmente il punto di massimo avvicinamento a quella cinematografia francese derivata dalla Novelle Vague che ha nel grande Eric Rohmer il suo punto di riferimento.
E' talmente netta la sensazione che sembra quasi di assistere ad un fenomeno di assimilazione, quando non proprio di fagocitosi, che, occorre dirlo, non giova, in questo caso specifico , al lavoro di Hong.
E' tanta la sua frenesia di avvicinarsi nello stile e nella tecnica a quel tipo di cinema che ambienta questo suo lavoro a Parigi, come a mettere un marchio indelebile sulla pellicola.
Il risultato non è di quelli che entusiasmano, tutt'altro,proprio perchè viene inesorabilmente a galla questa ricerca stilistica abbastanza fine a se stessa che fa passare in secondo piano quelli che invece sono sempre stati i punti di forza del cinema di Hong, che qui troppo spesso si riduce a un ripetere all'infinito la frase "ti amo".

sabato 26 febbraio 2011

Un gelido inverno ( Debra Granik , 2010 )

Giudizio: 8.5/10
L'America nascosta tra i monti

Diciamolo subito, a poche ore dall'evento: se il premio Oscar avesse una reale validità artistica assoluta, svincolata da interessi commericiali e da pressioni affaristiche delle major, questo lavoro sarebbe sicuramente tra i più seri candidati alla vittoria e qualche statuetta non sarebbe certo uno scandalo, anzi; però siccome sappiamo che le cose non andranno così (ben lieto di essere smentito), rimane il fatto che Un gelido inverno risulta senz'altro tra i film più belli degli ultimi tempi, così plumbeo e drammatico, angosciante fino all'inverosimile.
Possiamo affermare che è uno di quei lavori che raccontano una certa America che solo un regista americano indipendente può rendere così vivido e vero, quasi fosse un trattato di antropologia che ci racconta una vicenda difficile da accettare per chi crede all'America come al centro del progresso e della tecnologia.

giovedì 24 febbraio 2011

Potiche - La bella statuina ( Francois Ozon , 2010 )

Giudizio: 7/10
Aria da commedia anni cinquanta e da lotta di classe


Se ancora serviva una ulteriore prova, Francois Ozon dimostra in maniera inequivocabile la sua grandissima poliedricità che ne fa uno dei cineasti più originali del vecchio continente: Potiche è un tuffo nella commedia stile anni 50 di hollywoodiana memoria condito però con il giusto intellettualismo della commedia francese e costituisce un totale ribaltamento del registro narrativo del precedente lavoro, avvicinandosi di più , come ambientazione e come struttura, a 8 donne e un mistero.
Riportando le lancette del tempo a 35 anni fa, Ozon racconta una storia molto borghese , calata in un contesto di lotta di classe in cui trova spazio perfino una citazione per George Marchais; Robert Pujol dirige con mano ferma e con metodi si direbbe oggi antisindacali la fabbrica di ombrelli ereditata dalla moglie che da parte sua vive la sua vita da bella statuina, puro oggetto ornamentale, costretta a parlare con gli scoiattoli e a scrivere insulse poesie.

mercoledì 23 febbraio 2011

The blade ( Tsui Hark , 1995 )

Giudizio: 10/10
La vendetta e il lato oscuro dell'uomo


The blade è probabilmente il più bel film wuxia mai scritto, in cui i canoni classici del genere (a partire dalla fonte di ispirazione, il celebre One-armed swordsman) sono rielaborati e ridefiniti dal genio di Tsui Hark che riesce a fondere in maniera esemplare la forza narrativa del racconto con una ricerca visiva innovativa, originale e coinvolgente.
La vicenda ci getta in un periodo storico dalla fosche tinte goticheggianti, in cui lo spazio per il leggendario senso della cavalleria è ampiamente oscurato dalla malvagità e dai più turpi desideri umani.
Così l'inizio del film che ci mostra la giovane Siu Ling , che funge da voce narrante e da angolo di visuale della storia per tutta la pellicola, intenta nelle sue meditazioni amorose innocenti e giocose, creando un clima a metà tra fiaba e commedia, viene rapidamente sconvolto dalle vicende successive che gettano la vicenda sotto quella luce cupa ed estrema che regna per il resto del film.

venerdì 18 febbraio 2011

Il Grinta ( Joel Coen , Ethan Coen , 2010 )

Giudizio: 9/10
Il magnifico e grande western dei fratelli Coen


La mirabolante incursione dei fratelli Coen nel mondo del western prende come modello il film del 1969, rimasto famoso più perchè fu l'unico Oscar che vinse John Wayne che per la reale qualità del lavoro, che a conti fatto non è stato certo tra i migliori western della storia.
Ecco quindi che una volta tanto la regola aurea del remake viene smentita: questo lavoro dei Coen è sicuramente di gran lunga migliore dell'originale, e scrive una pagina epica del Cinema di genere.
Indubbiamente solo un'accoppiata di siffatta classe poteva tornarci a fare respirare aria di epicità, di dramma, di strade polverose e di paesaggi brulli sterminati, in cui si sente la mano che conosciamo bene  che riesce però ad incastonarsi egregiamente nel clima classico del western.

giovedì 17 febbraio 2011

Au Revoir Taipei ( Arvin Chen , 2010 )

Giudizio: 7.5/10
Il nuovo cinema taiwanese alla ribalta


A conferma della vitalità del cinema taiwanese, ecco l'opera prima di Arvin Chen, premiata a Berlino e in svariati altri festival in giro per il mondo.
Il film, su cui aleggia la grande ala protettiva di un produttore esecutivo del calibro di Wim Wenders , in effetti è una piacevolissima commedia che mescola in modo discreto svariati generi, su cui domina però una riflessione sull'amore.
Lungi dall'essere un film adolescenziale , come trama e locandina potrebbero erroneamente far credere, Au Revoir Taipei è un lavoro che ha nella originalità, nella leggerezza condita da un buon ritmo, nell'ambientazione da commedia fatta con intelligenza i suoi punti forti, pregi che indubbiamente superano i difetti (pochi a dire il vero).

martedì 15 febbraio 2011

Invisible killer ( Wang Jing , 2009 )

Giudizio: 7/10
Thriller tra morale e internet


Il regista cinese Wang Jing dichiara apertamente di ispirarsi al cinema dei fratelli Coen nel dirigere Invisible killer; il tentativo in effetti si nota, anche se molto sfumato, quello che però non coincide assolutamente è il risultato, e non solo a livello estetico e di riuscita, mancando quella verve dissacrante pessimistica propria dei registi americani.
Raccontando una storia di infedeltà che nasce e si nutre nell'ambiente internautico, Wang costruisce un thriller che vorrebbe nella sua estrinsecazione casuale spiegare la forza del destino, ma di fatto la vicenda presta maggiormente il fianco ad una riflessione sulla morale corrente, ai pericoli della rete , intesa come una sorta di gabbia trasparente all'interno della quale tutti sono in balia di tutti.

lunedì 14 febbraio 2011

Yang Yang ( Cheng Yu-chieh , 2009 )

Giudizio: 7/10
Uscire dal tunnel dell'adolescenza


La cinematografia di Taiwan si sta dimostrando negli ultimi anni una delle più fertili e valide del panorama mondiale, e il giovane regista Cheng Yu-chieh è senz'altro tra i più apprezzati, avendo già avuto l'onore del palcoscenico berlinese , seppure in una rassegna collaterale a quella ufficiale.
Yang Yang è film che presenta molti spunti interessanti, primo fra tutti l'eccellente livello della regia, ma anche dei notevoli buchi neri che rischiano di rovinare il lavoro.
Yang Yang è una ragazza euroasiatica, padre francese che l'ha abbandonata e madre taiwanese che all'inizio della storia vediamo unirsi in matrimonio con un uomo che è anche l'allenatore della ragazza , padre a sua volta di una coetanea di Yang Yang , Xiao Ru.
Le nozze sembrano suggellare una felice unione famigliare, ma il sano spirito di competizione che anima le due ragazze nel campo dell'atletica, si fonde col ben più pernicioso antagonismo amoroso.

Night train ( Diao Yinan , 2007 )

Giudizio: 8.5/10
Alla deriva tra ciminiere e nebbia


E' un film gelido, che trasuda alienazione e abbandono, mancanza di speranza seppur minima e che l'ambiguo finale, aperto sì a tutte le interpretazioni, non risolleva minimamente, anzi lo fa sprofondare ancora più nel baratro della desolazione interiore.
Il lavoro di Diao Yinan, premiato a Cannes in una delle rassegne collaterali, lancia lo sguardo su l'altra faccia della Cina moderna, laddove grattacieli e cristalli, luci e modernità non sembrano essere ancora giunti.
Inoltre, seppure in forme aasolutamente soft prive di vigorosa denuncia e molto obliquamente, il regista affronta la tematica della pena di morte, senza dare spiegazioni sociologiche ne tanto meno politiche, ma semplicemente raccontando come si possa convivere con essa.

domenica 13 febbraio 2011

Blood simple ( Joel Coen , 1984 )

Giudizio: 9/10
L'esordio dei fratelli Coen con l'occhio fisso su Hitchcock


Dopo aver visto il bel remake di Zhang Yimou, si imponeva una rivisitazione del lavoro d'esordio dei fratelli Coen, ormai 27 anni orsono.
L'idea che di grandissimo film si tratti si consolida ancora più , anche alla luce delle loro opere seguenti: è un film che contiene molti dei perni dominanti la cinematografia dei registi , esplicitamente dichiarati nel breve prologo parlato, con in più un impronta da noir che richiama opere e Maestri del passato.
La storia parte con una atmosfera che sembra creata da Chandler, si sviluppa con ritmi e canoni tipicamente hitchcockiani e si coagula intorno al concetto base del Coen-pensiero: una umanità ferita e corrosa dall'avidità verso cui il fato (neppure tanto cieco) si accanisce a scagliare dardi velenosi.

sabato 12 febbraio 2011

Gallants ( Derek Kwok , Clement Cheng , 2010 )

Giudizio: 8/10
Omaggio al Kung fu


Potremmo definirlo un film "nostalgico" Gallants dell'accoppiata Kwok-Cheng, nel senso che quello che emerge è un forte senso di nostalgia e di amore sconfinato  verso un genere, quello HKese delle arti marziali ,più genuino e vero, libero di effetti speciali e di improbabili combattimenti.
E' insomma quasi un amarcord girato con la livrea della commedia brillante, con al centro sempre il film di genere, che richiama quelli degli anni 70 e 80.
Un impiegatuccio senza arte nè parte, pavido e sottomesso che combina guai in continuazione , viene inviato dalla sua azienda a risolvere una questione di affitti e proprietà in un locale che una volta era stato una scuola di arti marziali ed ora è invece una scalcinata sala da te.Non tarderà a mettersi nei guai anche lì, rimediando un po' di botte , ma per una serie di equivoci e di coincidenze, si rtitrova in una squadra di kung fu , composta da vecchi artisti marziali sotto l'egida di un maestro che dopo 30 anni di coma si risveglia bello arzillo, giusto in tempo per rimettere in piedi la scuola  e preparare i suoi "ragazzi" alla competizione.

venerdì 11 febbraio 2011

Black ransom ( Wong Jing , 2010 )

Giudizio: 7/10
Poliziotti, ex poliziotti e malavitosi


Tentativo in parte riuscito di tenere vivo il genere noir di stampo HKese, Black Ransom è un lavoro che si lascia apprezzare soprattutto nella sua struttura; la trama non offre spunti particolari: il poliziotto ormai in fase calante, segnato dalla vita e dal lavoro, soppiantato e sbeffeggiato dalle nuove leve che vestono come modelli di Armani, i malavitosi che privi di ogni scrupolo si arricchiscono , un boss mafioso che appena liberato viene rapito da una banda capitanata da un ex poliziotto scelto che ha come scopo quello di fare pulizia dei delinquenti estorcendo loro il denaro dopo avere saltato il fosso disilluso dalla sua attività di tutore dell'ordine e segnato nella sua esistenza dall'omicidio del giovane fratello.
Il plot insomma è simile a tanti altri lavori; quello che rende Black Ransom apprezzabile è la dinamica che si innesca tra le varie componenti della storia e che porta i mafiosi a chiedere aiuto alla polizia, i poliziotti pentiti a fare i mafiosi e a cercare l'alleanza col vecchio detective, anch'esso privato degli affetti per mano delle triadi e la polizia dilaniata al suo interno dalle fazioni, cui neppure la nuova sovraintendente riesce a mettere riparo.

giovedì 10 febbraio 2011

Immaturi ( Paolo Genovese , 2011 )

Giudizio: 6/10
L'incubo di tante generazioni


Tornare sui banchi di scuola dopo venti anni dall'esame di maturità , annullato per la presenza di un truffatore nella commissione, può diventare un salto catartico nel passato?
Vorrebbe essere questo il tema, un po' pretenzioso a dire il vero,  del film di Paolo Genovese e per fortuna invece  ne viene fuori una commedia con mille difetti (quelli atavici del nostro cinema) ma anche con alcuni pregi, primo fra tutti l'evitare il clima ridanciano becero stile cinepanettone che sembra ormai aver appestato quasi tutte le produzioni italiane.
Giocando sul titolo che vorrebbe essere lo status dei sei protagonisti, privati della loro maturità scolastica, ma che invece sta ad indicare uno status da quarantenni ognuno a modo suo alle prese con una difettosa maturità personale la storia si dipana intorno ad uno psichiatra infantile in crisi di (prossima ) paternità, una sesso-dipendente in analisi perenne e chef di professione, uno speaker di una radio che ascolta i ricordi notturni degli ascoltatori e che si finge sposato per poter avere le mani libere con la fidanzata, una donna in carriera separata con figlia  sempre in affanno e in confusione, un classcio bambacione , agente immobiliare, ex secchione che si guarda bene dal lasciare il guscio protettivo dei genitori e un millantatore ante litteram , causa a suo tempo della disgregazione del gruppo di amici, anche lui alle prese con una vita famigliare turbolenta.

mercoledì 9 febbraio 2011

A woman , a gun and a noodle shop ( Zhang Yimou , 2009 )

Giudizio: 7.5/10
Commedia nera pensando ai fratelli Coen


Per una volta la strada che conduce al remake inverte la sua direzione: tocca al grande Zhang Yimou dirigere quel piccolo capolavoro che fu Blood Simple , film d'esordio dei fratelli Coen, operazione che ha fatto storcere il naso a molti riversando sul regista cinese numerose ed ingiuste critiche.
Sin dai titoli di testa il regista dichiara la sua fedeltà al testo americano, di cui trasporta il racconto nella Cina del 1700, in una regione remota e montuosa dove nel bel mezzo del deserto montuoso in cui la terra ha tutte le sfumature del rosso, un vecchio avaro e violento possiede una locanda dove si mangiano gli spaghetti, presso la quale lavorano la bella e giovane moglie tiranneggiata , il cuoco, amante di quest'ultima, e due servi.

martedì 8 febbraio 2011

Shanghai dreams ( Wang Xiao-shuai , 2005 )

Giudizio: 8.5/10
Vivere sognando Shanghai


Ossessionata dalla temuta invasione russa la classe dirigente cinese mise in opera , a partire dal 1960, una migrazione massiccia delle attività produttive nelle zone interne del sudovest con relativo spostamento della manodopera che prese quasi le forme di una deportazione forzata; questa manovra , nota come ""terzo fronte",  ha costituito uno degli eventi socialmente più drammatici nella recente storia cinese con lo sradicamento di un numero elevatissimo di nuclei famigliari dalla loro città di origine verso zone impervie e sconosciute.
Di questo aspetto tratta Shanghai dreams, premiato nel 2005 a Cannes con il Gran Premio della Giuria, giustissimo riconoscimento per un film e un regista che già con Le biciclette di Pechino aveva incantato grazie al suo neorealismo molto vicino a quello italiano.

lunedì 7 febbraio 2011

Teza ( Haile Gerima , 2008 )

Giudizio: 7/10
Il dramma dell'Etiopia che popola gli incubi


Su tre piani temporali tra loro intersecantesi e un quarto piano narrativo puramente onirico, si svolge il racconto della vita di un uomo e del dramma del suo popolo: Anberber torna in Etiopia, deciso a rivedere il suo villaggio e la sua vecchia madre; tra partenza e ritorni la vita gli ha lasciato in regalo una gamba di legno e un mondo interiore popolato di fantasmi che agitano il suo sonno.
Partito per l'Europa con il Negus Haile Selassie al potere, con l'infanzia già segnata dal ricordo dell'imperialismo mussoliniano,  si nutre del sogno di poter studiare e rendersi utile al suo paese; quando rientra in Africa al potere c'è Menghistu e la sua utopia comunista che porta alla guerra civile, e Anberber , che di sogni socialisti si era nutrito in Europa, vede i suoi intenti irrealizzati con la conseguente ripartenza (stavolta una sorta di esilio imposto) per la Germania, dove oltre alla disillusione conoscerà anche il germe della xenofobia, direttamente sulla sua pelle.

venerdì 4 febbraio 2011

Shanghai Blues ( Tsui Hark , 1984 )

Giudizio: 9.5/10
La vita di Shanghai tra sorrisi e commozione

Tra il 1984 e il 1986 Tsui Hark diresse due tra i più bei film della cinematografia orientale e della storia del Cinema di tutti i tempi: se Peking Opera Blues si pone probabilmente come la vetta insuperata della su attività cinematografica, questo Shanghai Blues sta perfettamente in scia, presentando, tra l'altro, i due lavori diverse analogie.
Quando nel 1937 il Giappone inizia il suo attacco verso la Cina, il giovane Guo Min lavora come clown, ma il richiamo del dovere verso la patria minacciata lo spinge a decidere di arruolarsi e partire per la guerra; nel bel mezzo di un bombardamento notturno salva la vita di una ragazza sconosciuta rifugiandosi sotto un ponte, dove tra i sinistri lontani bagliori delle bombe, i due si saluteranno dandosi appuntamento ancora sotto quel ponte una volta finita la guerra.

giovedì 3 febbraio 2011

Whispering corridors 3 - Wishing stairs ( Yun Jae-yeon , 2003 )

Giudizio: 4.5/10
Un thriller inconcludente lungo la scalinata

Terzo espisodio di quella che viene imropriamente considerata una saga, Wishing stairs si svolge , come i precedenti, tutto all'interno di un ambiente scolastico.
Questa ambientazione sembra essere stato per un certo periodo di tempo, un pretesto per scavare nelle inquietudini adolescenziali che si tramutano in angoscie e fantasmi, risultandone una serie di pellicole considerate come horror ma che a volte , come in questo caso, non tengono fede all'intento.
Se nei primi due l'aspetto orrorifico e l'ambiente da thriller psicologico che si concretizzava nella meterializzaone di fantasmi più o meno incavolati, riusciva in qualche modo a centrare il bersaglio, questo Wishing stairs stecca clamorosamente proprio sul piano narrativo  dell'horror.

Avatar ( James Cameron , 2009 )

Giudizio: 6.5/10
Gioia per gli occhi


Film evento della stagione passata, generatore di schieramenti pro e contro neppure si trattasse di un nuovo vangelo apocrifo, Avatar del regista-kolossal James Cameron è film che va visto, comunque.
Superando una certa ritrosia che inevitabilmente si insinua in chi guarda con occhio sospettosissimo il kolossal americanoide, la visione della pellicola genera svariate riflessioni.
La storia , assolutamente, streotipata nei suoi canoni ( buoni contro cattivi, redenzioni catartiche, ipertecnologia contro natura spirituale) si presta a diverse interpretazioni, piccoli-grandi semi lanciati sul pianeta blu di Pandora, gemme che crescono nelle quasi tre ore del film fino a sviluppare metafore chiarissime , alcune delle quali abusate neppure poco: la cupidigia dell'uomo, la vandalica mancanza di rispetto verso la natura, l'armonia planetaria perennemente attentata e sconvolta da atti insensati e violenti, la protervia verso il "diverso", ma anche l'amore che valica razze e milioni di anni luce di distanza, l'iperecologismo eletto a ragione di vita ed esistenza.

martedì 1 febbraio 2011

Niente da nascondere ( Michael Haneke , 2005 )

Giudizio: 8.5/10
La forza dell'immagine

Vinse il Premio per la Regia a Cannes, questo lavoro di Michael Haneke e mai premio fu più cucito addosso alla perfezione: infatti il pregio più grande di questa pellicola risiede proprio nella regia impeccabile, al punto che , ben lungi da considerare ciò mero formalismo, Haneke costruisce una storia mediante la quale, grazie appunto alla sua grandiosa regia, gli aspetti narrativi, molto spesso lasciano il passo alla struttura e all'impianto della narrazione.
Haneke riesce sempre, e qui sembra quasi una prova generale de Il nastro bianco, a tenere il film tra le mani , senza quasi che lo spettatore se ne accorga, grazie alla sua immensa capacità di manipolare le immagini.
Immagini che sono le vere protagoniste di questo film, a partire dal lungo e apparentemente immobile inizio in cui però c'è tutta la traccia narrativa della storia.
Una telecamera puntata su un portone di una tranquilla via parigina, auto che passano, pedoni con il passo veloce, un ciclista, un uomo e una donna che escono dal portone; tutto sembra casuale, ed invece è il grimaldello per entrare subito nella vicenda.

Double vision ( Chen Kuo-fu , 2002 )

Giudizio: 6/10
Thriller sovrannaturale

Una serie di misteriosi e inspiegabili omicidi mette alla prova le capacità investigative della polizia di Taiwan, i casi sembrano legati tra loro e vengono affidati al detective Huang Huo-tu , poliziotto dal passato e dal presente tormentato a causa della  decisione di denunciare la corruzione tra i poliziotti suoi colleghi con tanto di conseguente problema famigliare; per fare fronte al gap tecnologico gli viene affiancato un agente americano dell'FBI, col quel condurrà le indagini, tra l'avversione dei colleghi e i consigli amichevoli di qualcuno che è rimasto dalla sua parte.
Le tracce investigative conducono ad una misteriosa setta taoista che sembra voler percorrere il sentiero che conduce all'immortalità seguendo un antico codice.
In un crescendo di indagini investigative contaminate da aspetti sovrannaturali, tra simboli e codici criptici, c'è anche tempo per la nascita di una amicizia tra Huo-tu e l'americano che ben superano le barriere culturali.
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