martedì 15 marzo 2011

All's well, ends well ( Chan Hing-ha , Janet Chun , 2011 )

Giudizio: 6/10
Cinepanettone HKese? No puro intrattenimento leggero


Tradizionale appuntamento del Capodanno Cinese cinematografico, ormai giunto al sesto remake del lavoro originario del 1992, questa pellicola uscita nelle sale il 2 febbraio, mantiene fede alle premesse: commedia brillante romantica, film per larga audience composta da famigliole festanti in cerca di intrattenimento spensierato.
Un cinepanettone in salsa cinese verrebbe da pensare: sbagliato! , o meglio non nell'accezione largamente irridente che il termine ha giustamente trovato nel panorama cinematografico nostrano.
Anzitutto perchè comunque emerge quel gusto per la commedia che è naturalmente insito nel cinema HKese, privo degli orpelli fatti di cosce , culi e tette delle ballerine di turno con contorno di nani e torpiloquio in Vanzina-style, sostenuto invece da un cast stellare composto da attori che al cinema cinese hanno dato tantissimo; e poi perchè vive su un sano senso autoironico che descrive il nuovo edonismo di un paese miracolosamente ricco e avanzato, i nuovi ricchi di un boom economico che non sembra avere fine, il machismo contrapposto all'omosessualità.
Ed è così quindi che  una storia semplice, giocata su equivoci, gag, misunderstanding e amore, diverte in maniera intelligente, pur rimanendo fedele al suo compito precipuo, cioè quello di intrattenere e basta, basandosi fondamentalmente sulle qualità degli attori protagonisti.
Louis Koo sex symbol perennemente presente in tutti i film che vengono da Hong Kong, che non si crea problemi ad interpretare con grande efficacia il ruolo di un mago del make-up gay ( ma forse l'apparenza inganna...), Donnie Yen anche lui truccatore dalle doti magnetiche, a metà tra imbonitore e grande conoscitore dell'animo femminile, che con grande autoironia si autocita come interprete di Ip Man e che con movenze da kung fu si lancia in un make up di gruppo straordinario, Carina Lau nei panni di una scrittrice frustrata e sognatrice alla rierca dell'amore, Cecilia Cheung alla prese con i suoi malanni d'amore che non sa esprimere, un formadibile Chapman To nei panni di un miliardario, timoroso delle donne che gli ronzano intorno  solo per i suoi soldi ma che non manca , per amore, di travestirsi da donna in una delle scene più divertenti, Raymond Wong folle e straordinario riccone uomo d'affari alle prese con una giovane fidanzata, interpretata a sua volta da una simpaticissima Yan Ni, arrivista e romantica allo stesso tempo : questo coacervo di star e personaggi donano al film la giusta dimensione da commedia, ognuno a modo loro, ma con grande efficacia.
E siccome "Tutto è bene quel che finisce bene" l'epilogo sarà un trionfo dell'amore, tra kitsch (la Macao in cui è ricostruita Venezia) , lazzi e sorrisi.
Film divertente  insomma, senza pretese, costruito su una schiera di grandi interpreti, che ovviamente non vedremo mai in Italia: peccato, perchè forse qualcuno arriverebbe a capire che si possono fare film di puro intrattenimento, senza propinarci squallidi cinepanettoni.


2 commenti:

  1. certo che la locandina non promette benissimo XD

    RispondiElimina
  2. Mah guarda se c'è una cosa fuorviante per quanto riguarda certo cinema orientale (Corea e HK su tutti) è proprio la scelta delle locandine; detto ciò, chiaro che si tratta di film leggero di puro intrattenimento, in cui però gli attori rivaleggiano in quanto a bravura.

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.

Condividi