domenica 12 giugno 2011

The fountain - L'albero della vita ( Darren Aronofski , 2006 )


Giudizio: 7.5/10
L'albero che rizza i peli

L'onda lunga dell'ultimo lavoro di Terrence Malick, riporta a galla questo, a suo modo, straordinario film di Darren Aronofski , terzo lavoro del regista indipendente americano, punto di svolta netto rispetto ai suoi due lavori precedenti e avamposto lanciato verso i due che seguiranno.
La straordinarietà del film risiede nelle sue profondissime contraddizioni, nella sua trama talmente esile da sembrare quasi solo un pretesto per una dissertazione a metà strada tra filosofie new age, a tratti quasi fastidiose, e dissertazioni escatologiche che cercano, interrogandosi all'infinito con ossessiva circolarità, in piani diversi, un punto di congiunzione tra origine della vita, morte e amore.
Aronofski si lancia quindi in un lavoro ambiziosissimo,del quale, è bene dirlo, spesso perde il filo, seppur esile , della narrazione , disperdendosi in mille rivoli , in tumulti di immagini , in una glacialità che avvolge, nonostante le tematiche siano di quelle foriere di lacrime ed emotività portata all'eccesso.
Riuscire a parlare di amore che conduce al confine ultimo della vita dell'uomo, fino ad esplorare campi sconosciuti dovrebbe essere argomento che suscita un pathos prorompente ed invece la storia dell'eroe uno e trino (scienziato che studia la cura del cancro, tenebroso e indomabile guerriero immaginario della Spagna oppressa dalla Santa Inquisizione, pelato mezzo monaco mezzo anacoreta in perenne contatto  con l'albero che vive e dona vita dentro una bolla fluttuante) che combatte la sua battaglia in nome di un amore totalizzante verso la moglie amatissima e condannata da un male che la distrugge, si presenta per grandissima parte del film , priva di slancio emotivo, incapace di suscitare quell'afflato che ti aspetteresti.
Al di là di quanto detto però, il film vive su una forza pulsante che emerge dal concetto che vita e morte si intersecano in una circolarità infinita, dove la fine di una è l'inizio dell'altra e che solo l'amore totale , ancestrale può (forse) tentare di spezzare il circolo vizioso.
Se aggiungiamo a questa  caratteristica la continua , ossessiva ricerca del regista di trasformare in immagini il travaglio filosofico, abbiamo come risultato un film che anche  se si allontana sempre più da chi guarda è pronto però a rimanere appiccicato, incombente sulle spalle, anche dopo la visione, sebbene soffra inevitabilmente di una incompiutezza e di un certo qual disorientamento.
Aronofski va indubbiamente oltre l'ambizioso progetto, ne perde il filo sovente, ma comunque riesce a creare un lavoro che proprio per la sua incoerenza e la sua anarchica mescolanza di immagini e di situazioni si erge a opera senz'altro interessante, debordante di simbolismi , alcuni anche poco convincenti, poco propensa a smascherare il substrato ideologico e filosofico che sta dietro, spesso tenuta in piedi da sottilissimi fili che sembrano rompersi da un momento all'altro, arricchita da una fotografia indubbiamente stilisticamente bella, e , infine, permeata di quell'anelito molto umano e quindi transeunte, di ricerca delle verità e delle sue origini.

2 commenti:

  1. oh, finalmente trovo qualcuno oltre a me non aver stroncato questo film!
    certo, come dici non è del tutto riuscito ed è parecchio confuso e arzigogolato, però diamine è comunque un film vivo, fuori dagli schemi e interessante!

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  2. Gli aspetti che lasciano perplessi sono paradossalmente i pregi di questo film: è chiaramente un'opera che il regista non saputo dipingere dei colori della completezza, però lo sforzo e la ricerca filosofica che c'è dietro gli dona una notevole vitalità.

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