mercoledì 1 giugno 2011

Let the bullets fly ( Jiang Wen , 2010 )

Giudizio: 9/10
Le bellissime pallottole di Jiang Wen

Ci aveva deliziato nel 2007 con The sun also rises, a conferma di un talento e di un carisma smisurato espresso già nel suo capolavoro Devils on the doorstep, come regista, e in numerosi altri lavori come attore di grande qualità e con quest'ultima fatica, Jiang Wen si conferma come uno tra i più bravi registi della Sesta Generazione di cineasti cinesi.
Il lavoro, apprezzatissimo al box office come pure dalla critica, si pone come espressione di altissimo livello di un cinema popolare (dove il termine non ha il connotato che comunemente intendiamo noi) come quello cinese, sempre più oscillante tra tradizione, influssi provenienti da Hong Kong ( e qui ce ne sono moltissimi) , kolossal e mainstream.
Jiang con sapienza e una certa vena di follia , coniugando spaghetti western e splatter, opera cinese e John Woo ci offre una storia ambientata nei turbolenti anni 20, agli albori della Repubblica Cinese, dove si narra del bandito Zhang e dei suoi seguaci che dopo averlo catturato si sostituisce come governatore della città di Goose: l'intento è quello di fare soldi e arricchirsi, con metodi però che appaiono alquanto particolari, niente collusioni e affari coi potenti, quasi un redivivo Robin Hood; nella città regna incontrastato Huang antesignano dei moderni faccendieri loschi, corrotti e corruttori e lo scontro tra i due è ovviamente inevitabile.
Giocando sullo sfondo storico fatto di miseria e di corruzione, di guerre private e di satrapie locali, infarcendo la narrazione di sottili rimandi storici, con tanto di apologia rivoluzionaria e di riflessioni politiche, il film si snoda con gran ritmo, tra intrecci e doppi giochi, inganni, dialoghi serratissimi da cui trasuda filosofia di vita spicciola cinese; non mancano le arti marziali, le sparatorie che rimandano in modo che va oltre il citazionismo puro a John Woo, qualche fugace sprazzo di melodramma, momenti in cui tra musiche popolari e scene da teatro il riferimento all'opera è palese; è un lavoro insomma in cui riflessione storica, commedia e action movie si concentrano nelle gesta del bandito alla ricerca della giustizia.
E' un lavoro che se da un lato vive molto sui dialoghi , dall'altro si fa apprezzare per una messa in scena bellissima con la ricostruzione dell'epoca molto efficace e che regala momenti superlativi (la scena iniziale, che tra l'altro spiega bene il senso del titolo, la veduta della piazza coperta prima di argento e poi di armi, l'assalto al castello di Huang in cui dietro allo sparuto gruppo di banditi si ritrova solo qualche decina di oche); e per finire, ciliegina sulla torta ,un cast coi controfiocchi con lo stesso regista nel ruolo di Zhang, Chow Yun-fat in quello di Huang, Carina Lau nella parte della moglie del governatore e Ge You, in quella del vero governatore.
Peccato che la miopia dei distributori italiani non consentirà neppure a questo lavoro di giungere nelle nostre sale, come gli altri di Jiang, privandoci dei lavori di un regista (e attore) che fino ad oggi ancora non ha fallito un colpo.


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