mercoledì 28 settembre 2011

Fearless ( Ronny Yu , 2006 )


Giudizio: 7/10
La figura leggendaria di Huo Yuanjia


La figura di Huo Yuanjia è un'altra di quelle che appartengono alla storia epica e al mito della cultura popolare in Cina: personaggio che a cavallo tra la fine dell'800 e l'inizio del 900 , mentre l'impero si sfaldava e il paese diventava terra di conquista da parte degli occidentali e dei giapponesi, divenne una sorta di eroe popolare per il suo nazionalismo spinto che traduceva in combattimenti contro avversari occidentali, metafora figurata della ribellione del popolo contro le angherie e i soprusi.
La sua fama di esperto di arti marziali si tramanda ancora fino ad oggi grazie alla fondazione dell'associazione sportiva Jingwu Tiyu che possiede diramazioni in tutto il mondo.
Il regista Ronny Yu , con un ardito ed ambizioso progetto, cerca di raccontare nell'arco di 100 minuti la storia di questo personaggio, travisando molte situazioni, inventandone altre, si badi bene, non per mere esigenze di narrazione, ma per dare un senso morale al film che vada oltre l'affermazione dell'orgoglio e del nazionalismo cinese.

Sin da bambino Huo è attratto dal mondo delle arti marziali, essendo il padre un importante maestro di kung fu, ma il severissimo genitore, a causa di una salute cagionevole del piccolo, decide di avviarlo allo studio; il ragazzino da subito l'idea di essere un tipo testardo e combattivo, studiando di nascosto le arti marziali e combattendo coi ragazzini della sua età, convinto che il kung fu sia il mezzo per essere temuti e per ottenere vendetta.
Lo ritroviamo quindi 30 anni dopo con i semi gettati nell'infanzia che hanno prodotto un uomo prepotente, rissoso, interessato solo alla forza fisica e al combattimento bruto, circondato da una massa di allievi indisciplinati e arroganti che lo porteranno ad incrociare i pugni con uno stimato maestro della città con risultati drammatici.
Inizia allora la discesa agli inferi di Huo, distrutto e lacerato dal rimorso e dal dolore per la morte della madre e della figlioletta avvenute per vendetta al suo gesto molto poco leale; sarà il contatto con la civiltà contadina degli Hani nello Yunnan, dove trova asilo dopo una lunga peregrinazione senza meta, tra le terrazza di riso e il vento che che trasmette serenità che Huo capirà la vera essenza delle arti marziali, trovando finalmente un suo equilibrio e una sua disciplina interiore.
Tornato a casa, metterà fine al suo strazio interiore rendendo omaggio al maestro ucciso e ai suoi cari, fonderà la società sportiva e si dedicherà alla rivincita del suo popolo attraverso i combattimenti contro atleti occidentali, fino all'epilogo drammatico contro un maestro giapponese.
Due sono i filoni su cui si poggia il lavoro di Ronny Yu; da un lato il revanchismo culturale cinese contro l'occidente che umilia il paese, raccontato anche dallo scontro tra la forza bruta e la tecnica di combattimento leale, dall'altro il valore delle arti marziali, intese come summa del sacrificio personale e della disciplina, al servizio nella lealtà  e della giustizia; sono due capisaldi di molta cinematografia cinese che vuole essere traino per l'orgoglio popolare e nazionale attraverso l'esaltazione delle arti marziali e delle loro regole ferree.
In questo il film riesce bene, soprattutto grazie a spettacolari e bellissimi combattimenti coreografati da  Yuen Woo Ping e ben diretti dal regista, con estrema cura per le ambientazioni e in cui Jet Li dimostra una forma grandiosa; dove la pellicola è fortemente carente è invece nella sua struttura narrativa che appare sempre e costantemente frettolosa, soprattutto in considerazione dell'ambizioso progetto di volere raccontare una vita, in un periodo storico così turbolento, in poco più di una ora e mezza, anche se del film , va detto, esiste un director's cut più lungo di circa 40 minuti.
Nel complesso comunque il film risulta piacevole, dona ottimi momenti d'azione (l'action director vinse l'Award Hkese), belle ricostruzioni storiche e paesaggi scintillanti, soprattutto nella parentesi dello Yunnan, risultando a conti fatti un'opera in cui è più il talento visivo del regista che si impone piuttosto che le sua dote di narratore.

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