venerdì 28 ottobre 2011

Turn me on, Goddammit ! ( Jannicke Systad Jacobsen , 2011 )


Giudizio: 7/10
I turbamenti di una adolescente

Dopo avere riscosso un grande successo a New York al Tribeca Film Festival, l'opera prima della regista norvegese Jannicke Systad Jacobsen, viene presentata al Festival del Cinema di Roma , fuori concorso nella rassegna collaterale L'altro Cinema Extra ed anche in questa circostanza l'accoglienza è stata più che positiva, strappando fragorosi applausi al termine della proiezione.
Il lavoro in effetti possiede numerosi pregi, primo fra tutti quello di affrontare il tema del disagio adolescenziale prevalentemente sotto l'aspetto sessuale, trattandolo però con una ironia fuori dal comune alle latitudini scandinave.
Sin dai primi fotogrammi, in cui ci viene presentato il minuscolo paese dove si svolge la vicenda, è chiarissima l'ambientazione nordica: grandi spazi, paesaggi bellissimi e verdissimi, strade desolatamente vuote, animali al pascolo, luce ossessivamente sempre presente e giovani annoiati, che vivono la loro vita tra la scuola, la casa , un fatiscente centro giovanile in cui si consumano feste danzanti, l'immancabile bottiglia di birra e qualche canna.

Alma , la protagonista, appartiene in tutto e per tutto a questo ambiente in cui non c'è spazio per lo svago e che di necessità si crea una sorta di mondo collaterale fatto di linee erotiche telefoniche molto amatoriali, immaginazione sfrenata e infatuazioni adolescenziali.
La famiglia, come sempre, è una struttura che tende ancor più all'isolamento e che crea un rapporto conflittuale; le amicizie sono più incontri di malesseri e di sogni nel cassetto e quando l'infatuazione sembra essere giunta ad un punto concreto di tangibilità, si presenta però con una esplicità che spaventa la ragazza.
Il mondo circostante sembra isolare Alma, emarginarla, ma forse è solo la sua fervida immaginazione che galoppa spesso in direzioni che cozzano con la realtà , sempre sospinta dall'impulso sessuale.
Ricomporre i pezzi sarà l'atto finale della storia e forse il termine di un processo formativo.
Detta in questo modo si può legittimamente credere di essere di fronte ad un film austero, ma la regista esordiente, e qui sta il valore intrinseco del film , sa usare i toni da commedia e una forte ironia per raccontare quella che è una storia di malessere generazionale che si esplica anche nelle figure dei coetanei di Alma, percorse da aspirazioni che sembrano essere frustrate sul nascere, al punto che l'immaginazione diventa l'arma per cambiare, illusoriamente, le cose.
E' proprio la forza dell'immaginazione che si insinua nel racconto, alternandosi alla realtà, che ad certo punto sembra stravolgere e offrire una lettura diversa delle cose: quell'approccio sessuale è avvenuto veramente? Cosa accade veramente e cosa è solo frutto di una immaginazione taumaturgica che serve solo a sfuggire dal disagio esistenziale?
La Jacobsen racconta con leggerezza e con toni che spesso strappano risate sincere una storia piccola, da tutti i punti di vista, ma che sa essere universale e regala momenti di frizzante brillantezza che fanno di questo lavoro una commedia che vuole narrare il processo di formazione di una adolescente in cui il tranquillo e sempre uguale a se stesso ambiente circostante diventa una cappa opprimente.
Il film insomma è una piacevole sorpresa in cui il brio e la genuinità di una schiera di esordienti, a partire dalla regista per finire ai giovani interpreti, dona una forza creativa che rimane viva fino all'ultimo fotogramma.

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