giovedì 8 dicembre 2011

The sniper ( Dante Lam , 2009 )

Giudizio: 7/10
Cecchini tra invidie e ambizioni

Rischiò di naufragare prima di vedere la luce, comunque con un anno di ritardo, a causa del pruriginoso scandalo che coinvolse Edison Chen, uno degli attori protagonisti, questo lavoro di Dante Lam, che in origine doveva vedere la luce un anno prima.
Come sempre, poi , il tutto si risolse probabilmente con una involontaria campagna pubblicitaria che contribuì alla riuscita commerciale del film.
Peripezie a parte, Dante Lam dimostra ancora una volta di avere la stoffa del narratore noir di qualità, dirigendo un lavoro che sebbene presenti qualche parte un po' discutibile, nel complesso risulta valido e che apre una nuova stagione per il regista che produrrà pellicole importanti e molto belle quali Beast Stalker e Stool Pigeon chi rimangono tra le prove più valide dell'action movie HKese degli ultimi anni.

Dante Lam ambienta il suo lavoro all'interno di un corpo speciale della polizia , quello dei cecchini, dove , lungi dal regnare la professionalità e il sangue freddo, si consumano tradimenti, invidie e ambizioni insane.
Il racconto si snoda intorno ai tre tiratori scelti Lincoln, con la mira stupefacente, appena uscito di galera in quanto causò la morte durante una azione di un ostaggio, Hartman, cui Lincoln fu preferito per prendere il comando del corpo speciale, divenuto in seguito a sua volta capo e che incolpò il collega all'epoca del processo, OJ l'ultimo arrivato, reclutato da Hartman che vede in lui il giusto sangue freddo e la giusta professionalità che ne faranno  un cecchino infallibile.
Una lunga parte iniziale in cui tra balzi temporali ben congegnati, sottolineati da alternanza di bianco e nero e colore, si racconta l'antefatto, introduce alla seconda metà del film in cui l'operazione di cattura di un boss malavitoso diventa una occasione per i tre di saldare i conti col passato, tra rancori e rimorsi.
Non sappiamo bene quanto la mancanza di aiuto e di solidarietà che mancò a Lincoln fu volontaria o meno, quello che sappiamo però è che l'uomo si ritrova con la vita personale distrutta e una volta uscito di galera rifiuta l'aiuto dei suoi vecchi commilitoni.
Lo stereotipo dell'uomo solitario con se stesso e con il suo fardello di fallimenti personali, funziona bene, soprattutto nella prima parte che funge da lungo prologo e che probabilmente è quella più convincente del film, in cui Lam ricostruisce la personalità dei protagonisti e il loro destino che appare, al solito, indelebilmente segnato.
L'atmosfera che regna per gran parte del film è quella un po' crepuscolare da noir classico, offerta in una serie di immagini ottimamente costruite, su cui, impropriamente, si sovrappongono momenti che convincono poco (un certo strizzare l'occhio al prototipo "americano" dell'eroe alla Rambo, con una bella dose di machismo rappresentata dall'esposizione frequente e fuori luogo di corpi sudati e muscolosi), e anche la seconda parte, più strettamente da action movie, che porta ad un finale abbastanza scontato come struttura , anche se arricchito da un piccolo colpo di scena che da un senso più compiuto al racconto, non brilla particolarmente.
Nel complesso però il film è buono,tiene vivo il genere all'interno del panorama cinematografico di Hong Kong e regala la giusta dose di tensione.
Oltre al citato Edison Chen , svolgono il loro compito con professionalità e con un risultato buono Richie Ren (Hartman) e Huang Xiaoming (Lincoln).

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