giovedì 19 gennaio 2012

The man behind the courtyard house / 守望者:罪恶迷途 ( Fei Xing / 非行 , 2011 )


Giudizio: 7.5/10
La rivincita di un uomo "romantico"

Debutto promettente per Fei Xing che scrive e dirige questo lavoro originale che lo impone come uno di quei registi da tenere strettamente sott'occhio.
Lavoro di non facile collocazione in quanto a genere, sicuramente possiamo affermare che non si tratta di un thriller classico; chi si aspetta ciò rimarrà deluso.
Il film parte come un horror con tanto di amuleti, gatti neri, case lugubri, porte cigolanti e scomparse misteriose, ambientato in un accattivante atmosfera naturale che stride con l'ambientazione oscura del racconto.
Ben presto scopriamo che l'inizio del film altro non è che la fine della storia che trova la sua origine distante nel tempo, venti anni prima quando il protagonista finisce in galera per un tentato omicidio.

Ed è proprio su questo andare a ritroso, creando un curioso ed interessante rewind narrativo, che il film poggia le sue solide basi, anche negli altri personaggi che hanno tutti qualche passato da riscattare o da dimenticare.
Il giovane uomo che deve condurre una indagine privata , apparentemente smargiasso e cialtrone , ma che porta sulle spalla il tradimento della moglie, la proprietaria dell'albergo che vive nel ricordo del marito morto, il paesano del protagonista che deve racimolare i soldi per salvare la figlia da una grave malattia: tutti personaggi che hanno col passato un rapporto conflittuale e che si parano sulla strada della rivincita e della vendetta del carpentiere protagonista.
"Sei troppo romantico" si sente spesso ripetere il protagonista, un uomo che ha lasciato la galera da poco dopo 20 anni e che sembra vivere ancora nelle tradizioni di una volta, incapace di accettare il presente mutato; ed è proprio intorno a questo assioma che si sviluppano (bene) il suo personaggio e le sue azioni.
Scorrendo indietro nel tempo il film perde il suo filo da thriller , per assumere sempre più quello di un racconto che pone al centro varie umanità barcollanti, riuscendo alla fine a coniugare in una unitaria linea sufficientemente organica tutte le tracce narrative.
Vero che alcuni momenti e talune situazioni, soprattutto il sottofinale ambientato nella sala da te di campagna, sembrano minare questa organicità , così come alcuni personaggi sembrano quasi superflui ( la proprietaria dell'albergo), ma nel complesso il film è valido e sa bene scorrere su questa multipartizione temporale che porta a riannodare tutti i fili.
Simon Yam è bravo nella parte del protagonista così come Chen Sicheng nel ruolo dell'amico per caso; degna di nota anche la prova di Zhang Jinchu, soprattutto nel mostrare le sue doti da ballerina.


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