lunedì 30 aprile 2012

Thermae Romae ( Hideki Takeuchi , 2012 )

Giudizio: 7/10
Salti nel tempo tra terme e bagni

Era uno dei film più attesi al FEFF di Udine dove veniva presentato in prima mondiale con tanto di replica a grande richiesta avvenuta nei giorni seguenti.
Tratto da un manga giapponese, Thermae Romae racconta la storia di un architetto imperiale dell'antica Roma , Lucius, che attraverso un misterioso tunnel spazio-temporale percorre più e più volte il viaggio nel tempo tra la Roma antica dell'epoca di Adriano e il Giappone moderno.
Sfruttando uno dei topoi più utilizzati nel cinema moderno, quello del viaggio nel tempo, Hideki Takeuchi costruisce una storia che non può non divertire e sorprendere, con un impianto da kolossal con tanto di ricostruzioni storiche sfarzose e originali, regalando momenti di stupore efficacemente dipinti sul volto del protagonista che molto furbescamente sfrutta la conoscenze nipponiche di 2000 anni dopo per poter costruire delle terme altamente innovative, guadagnandosi la fiducia dell'imperatore, soprattutto riguardo alla costruzione della Villa Adriana alle porte di Roma.

Pur partendo da presupposti storici discutibili, nei quali si disegna Adriano come un tiranno e un guerrafondaio quando la Storia ci insegna come sia stato uno degli Imperatori più illuminati e pacifici, che possono ampiamente perdonati viste le finalità del lavoro, il film possiede un ritmo che raramente scema, diverte spesso, vuole lanciare un messaggio sull'integrazione e sullo scambio culturale tra Est ed Ovest, ma soprattutto è uno di quei film che a prescindere dal suo valore artistico più stretto, è capace di stupire proprio per quella forza fantastica che propone.
Alcuni momenti del film sono addirittura esilaranti, su tutti il frastornato Lucius che scopre i prodigi tecnologici applicati ai gabinetti nel Giappone moderno che provocano in lui una commozione lacrimosa durante una defecazione, mentre intorno a lui prende vita un meraviglioso prato fiorito, la storia d'amore dell'architetto con la disegnatrice di manga giapponese è propedeutica alla comparsa di una serie di personaggi collaterali appartenenti alla famiglia della ragazza, alcuni dei quali irresistibili e ben disegnati, le riflessioni di Lucius come voce fuori campo accompagnano noi spettatori tra la maraviglia e il divertimento.
Non sarà lavoro che verrà tramandato ai posteri e non possiede certo la visionarietà che avrebbe potuto regalargli ad esempio un Jeff Lau, ma è un chiaro  esempio di cinema popolare-commerciale ben costruito che oltre a divertire con intelligenza e a stupire non pretende altro in perfetta linea con lo spirito del Festival di Udine.
Grande soddisfazione per i fans di Hiroshi Abe, in gran forma fisica per l'occasione, visto che le esigenze sceniche  prevedono spesso la generosa offerta delle sue seminudità.

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