mercoledì 30 maggio 2012

The woodsman and the rain ( Suichi Okita , 2011 )

Giudizio: 6/10
Il boscaiolo e il regista

Avvolto in una atmosfera trasognata, ritmato con molta cautela e con tempi dilatati, The woodsman and the rain , opera seconda di Suichi Okita è un lavoro che presenta aspetti positivi ed altri meno, racconta una storia semplice in cui si annidano germi drammatici ma con un occhio il più delle volte divertito che dona al film un aspetto più da commedia che da drammone.
La quiete del boscaiolo vedovo tra i boschi e le montagne viene disturbata da una troupe che sta girando un improbabile quanto ridicolo film sugli zombie; all'iniziale incredulità dell'uomo, evidenziata da un dialogo iniziale che risulta una delle cose più belle del film, fa seguito la curiosità che lo porta ad accettare il suo ruolo di guida nelle impervie foreste in cambio di un piccolo ruolo nel film, impegno che il boscaiolo assume con molta "professionalità".

lunedì 28 maggio 2012

Unbowed ( Chung Ji-young , 2012 )

Giudizio: 6/10
La libera interpretazione della legge

Ambientato nel 2007, Unbowed racconta un fatto realmente accaduto: la battaglia giudiziaria di un professore universitario, rimosso dalla sua carica per avere denunciato un errore in un esame di ammissione all'università.
In seguito a tale episodio il professore affrontò con una balestra un giudice che si stava occupando del suo caso: per spaventarlo secondo lui, per ucciderlo, e lo ferì solamente, secondo l'accusa.
Su questo duplice aspetto della realtà , il film si struttura come un legal thriller in perfetto stile, con tanto di processo e ipotesi accusatorie e difensive, in fondo alle quali emerge quella che è l'applicazione e l'interpretazione aleatoria e personale della giustizia nelle sue sfumature più profonde.
Il film si presenta quindi fondamentalmente come un racconto di denuncia sul libero arbitrio, molto strutturato tecnicamente, che va al di là della riflessione sulla fiducia nella giustizia e nei giudici, che cerca di esplorare le pieghe più recondite dei codici e delle procedure.

Punch ( Lee Han , 2011 )

Giudizio: 7/10
Carrellata su emarginati

Punch è stato nel 2011 uno dei film coreani di maggior successo, soprattutto nel gradimento del pubblico che ne ha decretato incassi da film-evento.
Non è difficile capire perchè questo lavoro abbia incontrato tale successo: film con ritmo buono, toni da commedia sostenuti da dialoghi spesso divertenti, tematiche sociali sottotraccia esplicitate però con leggerezza , carrellata di personaggi vividi e divertenti cui non è difficile affezionarsi nel breve arco  dell'ora e mezza di durata della pellicola.
La storia, tratta da un best seller coreano, racconta di un giovanotto che vive con padre nano e zio mezzo scemo , che non conosce la madre e che viene quasi perseguitato dall'insegnante sia a scuola che a casa, visto che abita accanto a lui ed è costretto a subire le sue "simpatiche "angherie.

mercoledì 23 maggio 2012

Moby Dick ( Park In-jae , 2011 )

Giudizio: 6/10
Le forze oscure che tramano nell'ombra

Un spettacolare e fragorosa esplosione che manda in frantumi un ponte ripresa dalle telecamere di una autostrada apre il film, ambientato nella Corea del 1994, appena uscita dalle sabbie mobili di una dittatura spietata ma ancora ben ossessionata dal pericolo nordista.
In perfetto stile da film che investiga, Moby Dick mette subito le carte in tavola: niente poliziotti cialtroni , violenti , incapaci e ubriaconi, qui tutto si svolge nelle redazioni di un giornale dal quale parte un piccolo manipolo di cronisti istigati dal personale desiderio di fare lo scoop della propria vita che dia un senso alla loro professione.
Questo perchè, anche grazie alle generosi delazioni di un amico di uno dei reporter, personaggio in parte  spia, in parte infiltrato e in parte delatore, è subito chiaro che dietro all'episodio nel quale muoiono solo gli attentatori si muove qualcosa di molto grosso, forze trasversali che vorrebbero controllare il paese in un momento così delicato.

Il ragazzo con la bicicletta ( Jean-Pierre Dardenne , Luc Dardenne , 2011 )

Giudizio: 7/10
Sprazzi di luce

Come una implacabile tassa, anche questo ultimo lavoro dei fratelli Dardenne passa alla cassa a ritirare il premio, come hanno fatto quasi tutti i precedenti: stavolta è Cannes a regalare ai due cineasti il Gran Premio Speciale della Giuria per un'opera , Il ragazzo con la bicicletta, che per la prima dopo diversi anni introduce un modo nuovo di osservare il mondo da parte dei due fratelli registi.
Probabilmente stavolta la stucchevole diatriba sul cinema sempre uguale a se stesso dei Dardenne non ha motivo di esistere, dovendoci focalizzare maggiormente su alcune scelte narrative e anche tecniche che indubbiamente si distanziano dal loro abituale modo di fare cinema.
La storia, racconto di formazione di un ragazzetto problematico, abbandonato dal padre, orfano di mamma, relegato in un istituto e affidato temporaneamente ad una giovane parrucchiera, posa il suo occhio sulla figura adolescenziale, descrivendo un personaggio che congloba tutti i peggiori lati caratteriali, stimolato solo dall'opportunismo e dalla menzogna utilitaristica.

lunedì 21 maggio 2012

A kick from heaven ( Hanung Bramantyo Setiawan , 2011 )

Giudizio: 6.5/10
L'Indonesia che sorprende

A kick from heaven , film indonesiano del regista Hanung Bramantayo Setiawan è il tipico esempio di come sia possibile riuscire a costruire un film che sa offrire qualcosa di interessante pur partendo da premesse scontatissime e scivolando in un racconto addirittura banale.
Nonostante ciò, grazie ad una descrizione di luoghi, ambienti, atmosfere, usi e costumi molto ben disegnate, alla fine un senso al film lo si trova comunque.
La storia , ambientata in un villaggio indonesiano, adagiato su un altopiano desertico dove i colori hanno un forza penetrante, racconta della passione di una ragazzino per il calcio, osteggiata, almeno all'inizio, dal padre e che diventa racconto di riscatto e di ribellione, storia di formazione nella quale trovano spazio commedia, sentimento e dramma ; una storia quindi come tante  nelle quali si insegue il sogno della vita  che conduce a scelte  senza apparente possibile appello.

Hard romanticker ( Gu Suyeon , 2011 )

Giudizio: 4.5/10
L'eroe "romantico" biondo ossigenato e impomatato

Può il fatto di essere un lavoro autobiografico motivo valido e convincente per poter apprezzare un film?
Questo è quanto ci si domanda alla fine della visione di Hard romanticker del giapponese di origini coreane Gu Suyeon, tratto da un racconto a forte impronta biografica del regista stesso.
Chiaro che una domanda del genere si pone nel momento in cui si arriva a raschiare il fondo del barile per poter trovare un  aspetto valido del lavoro che per il resto , nonostante la pesante contaminazione di generi che presenta non riesce a colpire per nulla o quasi.
Sfruttando situazioni che vorrebbero richiamare atmosfere da Kitano, quello peggiore e più deludente di Outrage però, e situazioni da romanzo nichilista , col consueto sottofondo sociologico di denuncia della società giapponese, il regista racconta  quella che dovrebbe essere un po' la sua storia personale, non a caso il protagonista si chiama come lui: un biondo ossigenato impomatato teppistello di quartiere  e le sue avventure e disavventure tra delinquenti da strapazzo, boss della yakuza, schegge impazzite della malavita, immigrati coreani, con i quali mette in continuo confronto i suoi personalissimi canoni di giustizia e di morale, tra bastonate, mazze da baseball rotanti, botte a non finire, scene di violenza nelle quali vorrebbe insinuarsi una certa dose di ironia, con risultati discutibilissimi, venature sentimentali, sempre secondo i suoi canoni, che finiscono malissimo ed una epilogo eccessivo e distruttivo oltre ogni limite.

venerdì 18 maggio 2012

The 33D invader / (蜜桃成熟時33D ( Cash Chin / 錢文錡 , 2011 )

Giudizio: 7/10
Cat III , demenzialità e trash a gogo

L'invasore tettuta del titolo è una aliena che dal futuro viene spedita sulla terra per salvare il genere umano reso ormai quasi completamente sterile: il suo scopo è quello dapprima di trovare un uomo ancora dotato di spermatozoi vitali e poi arrestare la coppia di alieni venuti sulla terra con finalità totalmente opposte alle sue.
Questo in poche parole il plot del lavoro del regista HKese Cash Chin, autentico, e probabilmente unico, rappresentate del pink movie alias Cat III presente al Festival di Udine quest'anno.
Ed il film è un soft core a tutti gli effetti con una fortissima carica dissacrante e con toni da commedia demenziale.
La carrellata di personaggi è vivida e ce n'è per tutti i gusti: ragazzotti sessuomani, tra i quali uno che fa il verso a Stephen Chow, belle fanciulle disinibite e ignude che si offrono a visioni panoramiche di ogni recesso corporeo (parata di stelline e di pornostar anche giapponesi), coppia di cattivi dalla sessualità ambigua, pronti comunque a gettarsi nella mischia, la santarellina che pensa all'amore e al sentimento.

Kentut ( Aria Kusumadewa , 2011 )

Giudizio: 6/10
Appesi ad un filo...d'aria

Quando un titolo porta con sè già la curiosità capace di stuzzicare l'interesse del cinefilo, a maggior ragione quando questo titolo ( " scorreggia") vede dietro la macchina da presa Aria Kusumadewa, talentuoso regista indonesiano apprezzatissimo un po' dovunque: con questo lavoro, che tenta di miscelare satira politica e ritratti sociali ,il regista cerca di mettere in scena l'odierna Indonesia, paese percorso da tumulti , ribollente e per questo fucina di di storie interessanti.
La scelta del titolo anzitutto, ma anche lo svolgimento della storia, indicano subito la strada che Kusamadewa intende tracciare: satira , sarcasmo colorato di scurrilità, denuncia di usi e costumi.
Il pretesto per raccontare tutto ciò è il racconto di una competizione elettorale di provincia nella quale sono impegnati due personaggi, con relative corte dei miracoli , che vogliono essere lo specchio del paese: l'austera candidata borghese  e il populista fracassone di rosso vestito che, con neppure troppa fantasia, potrebbe risultare una bella parodia del Berlusconi nostrano, edonista, incurante delle implicazioni economiche, convinto assertore del carpe diem.

giovedì 17 maggio 2012

Afro Tanaka ( Daigo Matsui , 2011 )

Giudizio: 7/10
Sfiga generazionale

E' del giovane regista giapponese Daigo Matsui , al suo esordio, uno dei lavori più divertenti del FEFF: Afro Tanaka , un po' troppo semplicisticamente definito da più parti come commedia giovanalistica, è film che fa sorridere con intelligenza, grazie a uno stile pacato ma pungente, che non scivola mai nel ridanciano fine a se stesso e nella smargiassata e che racconta con occhio divertito e partecipe le peripezie di un giovanotto dalla capigliatura esageratamente afro e dei suoi amici in quella età che si usa definire post adolescenziale, in cui ancora permangono tratti di immaturità che vanno a scontrarsi con la realtà della vita quotidiana.
I cinque  giovanotti sono amici sin dai tempi del liceo e Tanaka, che nella sua capigliatura trova una ragione per combattere la sua perenne inadeguatezza, grazie ad una persistente voci fuori campo che narra vicende e pensieri, è il cantore delle loro gesta, naturalmente quasi esclusivamente rivolte all' esplorazione e alla conquista dell'altro sesso.

mercoledì 16 maggio 2012

Warriors of the rainbow / 賽德克‧巴萊 ( Wei TeSheng / 魏德聖 , 2011 )

Giudizio: 6.5/10
I guerrieri e la porta del paradiso

Giunto ad Udine con le stigmate di uno dei più grandi kolossal prodotti nel 2011, cui ha fatto riscontro un successo di botteghino notevole ,una lunga scia di premi al Golden Horse, la Nomination all'Oscar ed essere entrato nella storia della cinematografia taiwanese come il film a più alto budget, prodotto in pompa magna da John Woo, Warriors of the rainbow ha confermato tutto quanto di buono e di meno buono si era detto in lungo e in largo.
La sua struttura epico-storica che narra della resistenza dei popoli indigeni di Taiwan contro l'invasione giapponese conferisce al lavoro un aura di grandiosità con la quale da ormai un po' di tempo si cerca di riscrivere la storia un po' a tutte le latitudini: in questo Warriors of the rainbow ha la sua ragione di essere, in quanto cerca con una certa precisione storica di costruire un racconto che sia , per quanto ammantato di un certo inevitabile nazionalismo, corrispondente agli episodi storici.

domenica 13 maggio 2012

River ( Ryuichi Hiroki , 2011 )

Giudizio: 5.5/10
Le rovine del presente e lo tsunami

Dopo la grossa delusione di The egoists, l'altro lavoro di Ryuichi Hiroki presente al FEFF ci riporta se non altro su una scia narrativa ben più riconducibile al regista.
Non che River sia un film indimenticabile, però almeno vi si ritrovano qui canoni che il regista nipponico usa frequentemente , soprattutto nei suoi lavori più validi.
Scelta ardita quella di Hirochi di girare quasi tutto il film con una telecamera a mano, in cui, a parte l'attrice e i pochi personaggi, tutto il resto intorno scorre come se non esistesse set cinematografico (e molto probabilmente non esiste veramente).
La protagonista è una ragazza che ha perso il fidanzato in una strage avvenuta per le strade di Akihabara (episodio realmente accaduto quattro anni orsono) da parte di uno squilibrato alienato.

The egoists ( Ryuichi Hiroki , 2011 )

Giudizio: 5/10
La storia di una fuga

Primo dei due lavori (anche cronologicamente) con i quali Hiroki si è presentato al FEFF, The egoists è film che si allontana di molto dai sentieri solitamente percorsi dal regista giapponese, di cui ricordiamo opere di alto valore quali Vibrator e  It's only talk.
Il genere scelto da Hiroki è un coacervo di yazuka-movie, film giovanilistico, racconto on the road e dramma senza che riesca mai ad approdare ad un risultato convincente.
E' la storia di un giovane scagnozzo malavitoso che tra gioco d'azzardo e spedizioni punitive nei locali che non rispettano le regole, trova modo di innamorarsi di una ballerina di lap dance con la quale fugge via da Tokyo per cercare di lasciarsi alle spalle la vita turbolenta.

sabato 12 maggio 2012

It gets better ( Tanwarin Sukkhapisit , 2011 )






Giudizio: 6/10
L'amore al tempo dei transgender

Esponente d'avanguardia del cinema thailandese , dotata di una forte carica dissacrante e provocatoria, Tanwarin Sukkhapisit giunge al suo terzo lungometraggio con questo It gets better, storia in cui travestitismo, transessualismo e ambiguità sessuali fanno da sfondo prepotente a tre binari narrativi che vivono di vita propria per poi convergere verso un punto finale pur senza fondersi veramente.
Un maturo transessuale che torna nella sua città natale per ritrovare il padre e che cade sotto i colpi dell'amore, un giovane che riceve in eredità dal padre la gestione di un vivace locale in cui recitano tutti ( o quasi) trans e che è fermamente intenzionato a venderlo, un giovane che viene mandato in convento (buddhista) dai genitori per via dei suoi ambigui gusti sessuali e che prova una fortissima attrazione omosessuale per un monaco.

The cockfighters ( Jin Rui , 2011 )




Giudizio: 7/10
La metafora sulle contraddizioni sociali

L'esordio alla regia per Jin Rui, giovane cineasta cinese, è un lavoro coraggioso che comunque merita apprezzamento , probabilmente anche al di là del reale valore artistico contenuto nel film.
Attraverso il racconto di una provincia cinese polverosa e ancora fortemente legata alle tradizioni che contrastano in maniera stridente con la modernità galoppante che pervade il paese, il regista descrive, attraverso una metafora neppure troppo oscura, il momento storico della Cina.
L'ex aviatore Lao Wei si guadagna da vivere allevando galli da combattimento e con le scommesse che girano intorno al gioco che fa parte della tradizione cinese dalla notte dei tempi; in una provincia pigra fino quasi all'abbandono, l'uomo vive con la figlia da quando la moglie attratta dai facili guadagni e dalla ricchezza se ne è andata , frequenta una ballerina del night gestito dal suo amico nonchè ex compagno d'armi nonchè improvvisato consulente finanziario cui Wei affida i soldi guadagnati che serviranno per regalare un futuro tranquillo alla figlia.

Songlap ( Effenden Mazlam , Fariza Azlina Isahak , 2011 )

Giudizio: 8/10
Realismo malesiano

Il lavoro malesiano dell'accoppiata Effenden Mazlam-Fariza Azlina Isahak, alla loro opera seconda, risulta uno dei film più belli ed interessanti della rassegna udinese.
Utilizzando una struttura narrativa che cerca di miscelare azione e aspetti sociali, presentati col giusto realismo intriso di durezza e cattiveria, il racconto è ambientato negli strati sociali più disagiati di Kuala Lampur, molto efficacemente proiettati con lo sfondo delle Torri Petronas, quasi a voler amplificare a dismisura le contraddizioni insite in una delle tigri dell'Est.
I protagonisti sono due fratelli che prestano la loro opera come manovalanza nel traffico dei neonati , cui è strettamente legato quello della prostituzione.
Il minore dei due vive ancora di sogni (la danza) con i quali vorrebbe affrancarsi dall'ambiente degradato, visita spesso, confidandosi con lei dietro pagamento, una prostituta che ha scoperto essere la madre che li abbandonati da piccoli e che ignora la loro esistenza ed è spesso in contrasto col fratello più grande che invece, con più cinismo e realismo, considera il loro un lavoro del quale non possono fare a meno per sopravvivere e che non vuole saperne delle implicazioni sentimentali , rifiutandosi di voler incontrare la madre.

giovedì 10 maggio 2012

The woman in the septic tank ( Marlon Rivera , 2011 )

Giudizio: 8/10
Come si costruisce un film per i festival

Era sparuta la rappresentanza cinematografica filippina al FEFF, ma questo film è risultato sicuramente uno dei più validi, capace come pochi di sapere coniugare commedia, musical, ironia, sarcasmo e divismo , regalando come risultato un divertimento intelligente e ben calibrato, nobilitato dalla presenza di una eccellente Eugene Domingo, carica della giusta dose di auotironia.
Il lavoro di Marlon Rivera è anzitutto una arguta critica, quando non vero e proprio sberleffo, di certo ambiente cinematografico, quello che vuole scavare nel sociale per confezionare lavori che vengono osannati nei festival cinematografici perchè suscitano sdegno come si conviene ai film "verità".

mercoledì 9 maggio 2012

The viral factor / 逆战 ( Dante Lam ChiuYin / 林超贤 , 2012 )

Giudizio: 7.5/10
Azione frenetica e di qualità assicurata

Pellicola scelta per chiudere il FEFF, The viral factor non tradisce le attese: azione a volontà, tecnica perfetta, tensione che non cala mai e che tiene incollati allo schermo tra esplosioni, auto che si ribaltano, blindati che esplodono e inseguimenti vari.
E' un film a chiara impronta Dante Lam , regista che raramente tradisce, soprattutto se quello che si cerca è azione convulsa e spettacolare. Vero che Lam ha saputo regalare anche lavori che presentavano una bella dose di introspezione , addirittura con accenni minimalisti, ma la sua mano, soprattutto nei moneti caldi del film si vede e, comunque, non manca di introdurre nel corso del racconto aspetti da melodramma.
Lo stesso incipit del film ci mette sul chi va là , allorquando si sentono le parole di uno dei protagonisti.

martedì 8 maggio 2012

Sunny ( Kang Hyeong-cheol , 2011 )

Giudizio: 7/10
L'amicizia del passato salva il presente

Annunciato come il più grande successo al botteghino in Corea nel 2011, Sunny è stato il film con il quale il FEFF ha deciso di dare inizio alla manifestazione nell'Opening Night, scelta pienamente in linea con quanto emerso dalla rassegna, fortemente imperniata sui film brillanti.
L'opera seconda di Kang Hyun-chul, reduce da un esordio di notevole successo, è un racconto corale al femminile che mette al centro della storia un gruppo di donne ormai mature che si rincontrano non troppo per caso e che rinvangando nel passato e riesumando i bei tempi del liceo, riportano a galla  una vecchia amicizia.
Le donne nel presente sono più o meno tutte insoddisfatte: chi per un ruolo troppo convenzionale in seno alla famiglia, chi perchè vive con perenni problemi lavorativi, chi perchè ha preso una china brutta e squallida e chi perchè gravemente malata , occasione che funge da catalizzatore della rimpatriata.

lunedì 7 maggio 2012

Rent a cat ( Naoko Ogigami , 2012 )

Giudizio: 3/10
Tappare i buchi coi gatti e con la noia

Ne hai visto uno, li hai visti tutti: questo è lo slogan con il quale si potrebbe liquidare in pochissime parole l'ultimo lavoro della giapponese Naoko Ogigami.
Armato della consueta tendenza recondita al masochismo che anima segretamente la mente dell'appassionato di Cinema, sperando però , altrettanto furtivamente, che la sorpresa possa appalesarsi come il classico fulmine al ciel sereno, la visione di Rent a cat non fa altro che confermare che al peggio non c'è mai fine.
Se in Megane era il "crepuscolare", se in Kamome diner erano le chiacchiere senza alcuna sostanza, in Renta a cat il centro dell'universo cinematografico è "tappare i buchi", quelli dell'anima naturalmente che è lo slogan col quale la protagonista cerca di vendere a noleggio i suoi gatti (belli e simpatici, l'unica cosa che meriti del film).

The Great Magician / 大魔术师 ( Derek Yee TungShing/ 尔冬升, 2012 )

Giudizio: 8/10
La magia agli albori del Cinema

Anche l'Hkese Derek Yee non può fare a meno di cedere allo spettacolo in costume: con The Great Magician sposta l'orologio della storia agli albori della Cina post-imperiale, allorquando caduta la dinastia Qing il paese era in mano ad una lunga schiera di Signori della guerra, autentici satrapi locali con tanto di eserciti privati che si contendevano il dominio sull'Impero disgregato cui la nascente Repubblica non riusciva a dare un seppur minimo straccio di unità.
E' in quell'epoca che il regista colloca una storia in cui la miscela tra vari elementi è ben misurata ed efficace: film storico, storia d'amore, azione, commedia brillante, ben amalgamati e tenuti in piedi anche grazie ad una coppia di protagonisti di primissimo piano che danno il meglio di loro.
E' la storia di un mago che irrompe sulla scena stupendo tutti con numeri straordinari, ma che ha come scopo recondito quello di riportare a sè la donna amata, a suo tempo rapita e tenuta come concubina dal perfido signorotto Bully Lei che non riesce però ad infrangere il suo cuore,  che tiene prigioniero il padre, illusionista-maestro del protagonista, custode di tecniche di magie strabilianti.

sabato 5 maggio 2012

Kamome diner ( Naoko Ogigami , 2006 )

Giudizio: 4/10
Giapponesi in Finlandia

Uscito un anno prima del deludente Glasses/Megane , Kamome diner viene considerato dalla schiera di estimatori di Naoko Ogigami come il suo capolavoro: film ambientato in Finlandia, dove una giapponese in fuga non si capisce bene da che apre un bar-ristorante dove non mette piede mai nessuno.
Dove in Megane era l'isolotto dalla bianca sabbia il centro degli universi collidenti dei vari personaggi di passaggio, qui è il ristorante a divenirlo: una donna anch'essa in fuga dal Giappone, un'altra che perde la sua valigia all'aeroporto ed è costretta ad una sosta forzata in Finlandia che curiosamente per informarsi sull'eventuale ritrovamento della valigia si reca sempre sul molo per telefonare dove incontra immancabilmente un omino con un gatto in braccio, un ombroso uomo che insegna a fare il caffè e che si trasforma in ladro, un ragazzotto scroccone che con la scusa di essere stato il primo avventore del bar non paga mai, una alcolizzata in crisi sentimentale, quattro megere che guardano con astio dalla vetrina salvo poi essere accalappiate dalle squisitezze prodotte nel ristorante.

One mile above [aka Kora] / 转山 ( Du Jiayi / 杜家毅 , 2011 )

Giudizio: 8/10
Le montagne popolate dai miti

La cornice cha ha accolto questo lavoro ad Udine, dove tra l'altro si è meritato il secondo posto nella classifica dell'Audience, è di quelle strabilianti: sold out sin dalla mattina e Teatro gremitissimo, attratto probabilmente dalle mirabilie naturalistiche che il  film prometteva.
Le attese non sono andate deluse: One mile above, altrimenti noto col di titolo di "Kora" , forma di meditazione buddhista tibetana, è un film che abbacina per la bellezza delle riprese , che colpisce per la tematica raccontata e che stupisce per la difficoltà e l'impegno che il regista e la troupe intera hanno dovuto profondere per portarlo a termine.
Coproduzione sino-taiwanese ( ormai non più rarità e quasi sempre sinonimo di cinema di qualità), ispirata ad una novella taiwanese, il film racconta il viaggio intrapreso dal giovane protagonista, estremo omaggio al fratello morto proprio mentre si accingeva a partire lui stesso per questa avventura, dallo Yunnan a Lhasa in bicicletta, zigzagando sulle vette ben oltre i 5000 metri che regala lo scenario incomparabile del Tibet.

Vulgaria / 低俗喜剧 ( Pang HoCheung / 彭浩翔 , 2012 )

Giudizio: 5.5/10
Volgarità e il Bmovie di Hong Kong

Premiere europea ad Udine per l'ultimo attesissimo lavoro di Pang HoCheung, sospinto dalla naturale pubblicità che è insita nel titolo e nelle tematiche che il film affronta, sotto la sarcastica lente di ingrandimento del regista.
Pang mette subito le carte in tavola: nei titoli di testa si avverte la platea che il film contiene volgarità a gogo e che quindi vengono concessi 10 secondi , regolarmente scanditi da un countdown, per abbandonare la sala qualora ci fossero bacchettoni o ipersensibili presenti alla visione.
Tutto ciò naturalmente non crea alcuno sconcerto in chi conosce il regista preparato ad ogni tipo di esperienza che il film promette.
Purtroppo però il film promette molto ma rimanda abbastanza poco, non aggiunge nulla alla filmografia del regista HKese, semmai lascia un po' di amaro in bocca e di delusione per la resa complessiva.

venerdì 4 maggio 2012

Love in the buff / 春嬌與志明 ( Pang HoCheung / 彭浩翔 , 2012 )

Giudizio: 6.5/10
Da Hong Kong a Pechino è sempre amore con risate

Era tra i titoli più attesi al FEFF questo lavoro di Pang HoCheung, ideale seguito di Love in a puff, commedia brillante che trovava spunto nelle nuove leggi antifumo da poco introdotte ad Hong Kong. Va subito detto che se temporalmente e nei personaggi Love in the buff è un sequel a tutti gli effetti, in pratica va considerato come un lavoro a sè stante che anche mancando la visione del precedente può essere apprezzato nella stessa misura.
La storia riprende dove  Cherie e Jimmy l'avevano lasciata, con i due che vivono assieme ma che ben presto si separano in quanto lui viene trasferito a Pechino per lavoro.
Nonostante il tentativo di entrambi di costruirsi una nuova vita sentimentale, le loro strade tornano a incrociarsi nella capitale cinese dove anche Cherie viene trasferita dalla propria azienda.
La forza magnetica che attrae i due è irresistibile , e seppur  tra alti e bassi, il destino che li vuole uniti deve compiersi.

giovedì 3 maggio 2012

Romancing in thin air / 高海拔之恋Ⅱ ( Johnnie To / 杜琪峰 , 2012 )


Giudizio: 7.5/10
La foresta che inghiotte e l'amore in altura

Riformata la coppia storica col fido Wai KaFai, Johnnie To torna alla commedia dopo Life without principle, abbandonando Hong Kong e ambientando il racconto tra le montagne dello Yunnan, quelle appunto in cui l'aria è leggera e rarefatta.
E' la storia dell'incontro tra un divo HKese alla deriva tra guai famigliari e alcool e una donna che gestisce un albergo il cui marito è scomparso ormai da anni nella foresta, inghiottito e mai restituito.
Michael Lau si ritrova quasi per caso, come trasportato dalla corrente nel verde paesaggio montagnoso, ubriaco ed incapace di pensare a se stesso, Sue si prende subito cura di lui tra la pruriginosa curiosità dei montanari increduli.
La collisione tra i due diventa inevitabile, due entità che vagano alla ricerca di una stabilità, almeno fino a quando una volta ristabilitosi e abbandonate le fattezze da Castaway Michael viene reclamato a gran voce dallo star system che lo preleva di peso dal suo rifugio non senza aver conosciuto prima la storia di Sue e del marito disperso.

Song of silence ( Chen Zhuo , 2012 )

Giudizio: 8.5/10
Anche il silenzio sa parlare

Film d'esordio del trentatreenne regista cinese Chen Zhuo, Song of silence è stato senza dubbio uno dei lavori più belli presenti al FEFF appena concluso.
Il giovane regista, già attivo da tempo nell'ambiente cinematografico, sceglie la sua regione di origine (lo Hunan) per raccontare una storia ben strutturata, coinvolgente, che suscita sane emozioni non truffaldine, calandola in un contesto ambientale che molto si assimila ai registi della Sesta Generazione, creando la giusta miscela di realismo, dramma e derive onirico-surreali.
E' la storia di una giovane sordomuta, figlia di genitori separati, che vive con la madre e con la famiglia di questa: ragazza difficile, introversa, chiusa nel suo mondo privo di suoni, attratta solo dal disegno e dalla barca con la quale percorre in lungo e in largo il fiume limaccioso in compagnia del giovane zio, costruendo, soprattutto nella prima parte, un quadretto che sembra uscito da un lavoro del primissimo Kim Ki-duk, in cui l'ambiente notturno nel bel mezzo delle acque suscita nella ragazza immagini oniriche.

mercoledì 2 maggio 2012

The front line ( Jang Hoon , 2011 )

Giudizio: 4.5/10
Il lato noioso della guerra

Terzo lavoro per Jang Hoon, regista di scuola kimkidukiana, che dopo il buon Rough cut e l'incostante Secret reunion, prende di petto la guerra di Corea, su una sceneggiatura di Park Sang-yeon lo stesso che scrisse Joint Security Area di Park Chan-wook.
Il racconto è ambientato nella fase finale della guerra, quando regnava una sostanziale fase di stallo alimentata solo da piccole scaramucce territoriali.
Un ufficiale vine inviato al fronte per indagare su alcuni strani episodi avvenuti nei pressi della Collina Aero-K nei quali si sospetta la mano di alcune spie del Nord; all'arrivo l'ambiente non  è certo di quelli più affidabili: ufficiali morfinomani, insubordinazione galoppante, ambiente che cela drammi personali al limite della follia, cinismo estremo che contagia anche il vecchio compagno d'armi del protagonista rincontrato qui ai piedi della collina.
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