mercoledì 11 luglio 2012

Hara-Kiri : Death of a Samurai ( Takashi Miike , 2011 )

Giudizio: 7/10
Il Samurai che cerca la solidarietà

Dopo avere ripercorso con 13 Assassins i sentieri tracciati dal grande Kurosawa, stavolta Takashi Miike prende ispirazione da un altro grande classico del cinema nipponico firmato da Masaki Kobayashi, altro totem cinematografico che con Seppuku raggiunse probabilmente le vette più alte della sua produzione.
Se in 13 Assassins Miike riusciva ad andare oltre allo scritto kurosawiano, arricchendolo di una potenza visiva che è poi il suo inconfondibile marchio di fabbrica, stessa cosa non può dirsi per Death of a Samurai, film che invece tende ad adagiarsi sul suo precedente illustre.
Creare un parallelismo tra i due film sarebbe fuorviante, troppo superiore e inarrivabile essendo l'originale di Kobayashi; quello che sicuramente Miike porta di nuovo nel film lo si trova prevalentemente sotto l'aspetto tecnico che in lavori di questo genere riesce ad emergere in modo molto più compiuto rispetto agli eccessi e alle ridondanze che abitualmente il regista utilizza a piene mani nella maggior parte delle sue produzioni.

La contraddizione, che è al tempo stesso l'aspetto più interessante della pellicola, sta proprio nell'atipicità della mano del regista: molti dei fans-adoratori più incalliti probabilmente rimarranno delusi, perchè al contrario di 13 Assassins che regalava una splendida seconda parte tumultuosa, qui il film scorre lento, quasi cristallizzato in interminabili riprese di uno stesso ambiente, al punto che viene da chiedersi dove sia la necessità di farne un film in 3D che praticamente non aggiunge nulla.
Il gusto per l'eccesso e il dissacrante di Miike però cova nel profondo, nella sostanza del messaggio del film, una aspra critica della cultura nipponica che sul senso dell'onore dei Samurai fonda le sue millenarie tradizioni; in Death of a Samurai ci sono anche Ronin e Samurai che tengono sì all'onore, ma che riservano un posto anche per l'amore, per la solidarietà, per la famiglia e per la vendetta disperata.
L'immagine del Samurai con la spada di legno è sicuramente la più efficace in tal senso, come quella dello stesso Samurai che è costretto a vendere la spada per tirare avanti.
Ecco quindi che il paradosso Miikiano arriva al culmine: non c'è benessere per chi è abituato alla guerra e vive in  tempi di pace e di tranquillità; quando il clangore delle spade tace, anche per un Samurai è difficile sbarcare il lunario e per farlo può essere costretto a mettere in gioco il suo "onore".
La tragedia, che ha quasi i contorni shakesperiani, si consuma  per chi all'onore cavalleresco antepone i sentimenti che sono propri alle gente comune, ma non senza avere consumato una sottile e atroce vendetta che mina l'ordine costituito dalle regole ferree dell'onore.
Cast di primissimo ordine con un Koji Yakusho spietato come non mai e un eccellente Ebizo Ichikawa che sa dare profondità al suo Samurai combattuto tra onore e senso paterno

1 commento:

  1. Salve.
    Sapreste x caso dirmi se si sa nulla di un'uscita italiana al cinema di questo film?

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