sabato 30 giugno 2012

Not one less / 一个都不能少 ( Zhang Yimou / 张艺谋 , 1999 )

Giudizio: 7.5/10
Il neorealismo di Zhang Yimou

Premiato con il Leone d'oro a Venezia nel 1999 , dopo essere stato rifiutato da Cannes, Not one less, tratto da un racconto di Si Xiangsheng di due anni precedente, è un lavoro unico nel suo genere all'interno della vasta produzione di Zhang Yimou: la forte impronta neorealista, sottolineata in maniera netta dalla scelta del cast anzitutto, tutti attori dilettanti, miscelata con le tematiche care al regista in quell'epoca artistica, fanno del film un esempio di racconto pedagogico, influenzato dalla scelta politica cinese degli anni 90 di intraprendere una vigorosa campagna di alfabetizzazione che lavasse via la piaga dell'analfabetismo retaggio della Rivoluzione Culturale in cui furono proprio gli insegnanti i più perseguitati fino a far quasi scomparire questa figura tradizionalmente molto importante nella società cinese, soprattutto rurale.
La storia narra di una ragazzina,Wei, chiamata a sostituire temporaneamente il maestro titolare di un villaggio dello Hebei; inizialmente la tredicenne, non mostra grande entusiasmo per il suo incarico, nonostante le raccomandazioni del maestro in partenza, più interessata a riscuotere i 50 yuan promessi per l'incarico, ma dapprima su sollecitazione del capovillaggio e poi degli alunni stessi, Wei inizia a rendersi conto del ruolo; inoltre il patto col maestro titolare  prevede che al suo ritorno non dovrà mancare nessuno degli alunni che lui le lascia.

The road home / 我的父亲母亲 ( Zhang Yimou / 张艺谋 , 1999 )

Giudizio: 9/10
La forza del ricordo

Con The road home Zhang Yimou chiuse quello che a tutt'oggi va considerato come il decennio d'oro della sua produzione cinematografica, lavoro che gli consentì di raggiungere un altro importante riconoscimento internazionale alla Berlinale, dopo che l'anno prima Venezia gli aveva assegnato il Leone d'oro per No one less.
I due film fanno quasi parte di un unico corpus narrativo, così legati come sono alla descrizione delle tradizioni e delle problematiche sociali della Cina rurale post maoista.
The road home, tratto da una novella di Bao Shi, che funge anche da sceneggiatore, è un racconto intriso di romanticismo drammatico, di ricordi e di storie personali che si allungano per quaranta anni a partire dalla fine degli anni 50, quando sboccia l'amore tra la giovane Zhao Di (una radiosa ed esordiente Zhang Ziyi) e il nuovo maestro inviato dalla città nel villaggio tra le montagne, storia tribolata e osteggiata indirettamente dalle autorità politiche.

sabato 23 giugno 2012

Three Kingdoms: Resurrection of the Dragon / 三国之见龙卸甲 ( Daniel Lee YanKong / 李仁港 , 2008 )

Giudizio: 6/10
Zhao Zilong, il guerriero invincibile

Ricchissima coproduzione sino-hkese-coreana, il lavoro di Daniel Lee , come ben specifica il titolo, è un racconto che si ispira con una certa dose di libertà al grande classico della letteratura cinese "Il romanzo dei Tre Regni".
L'ispirazione letteraria è fondamentalmente un pretesto per raccontare, molto sommariamente a dire il vero, la figura di uno dei personaggi del romanzo, a metà tra storia e mitologia, il guerriero Zhao Zilong che fu l'ultimo dei grandi generali del regno di Shu, guidato da Liu Bei che si considerava, se non altro per linea dinastica, il vero erede della dinastia Han, prossima all'estromissione da parte di Cao Cao.
Percorrendo molto sbrigativamente la carriera militare di Zhao sin da suo arruolamento col fido compagno d'armi, la storia tende a concentrarsi su un episodio in cui l'eroe si trovò a difendere strenuamente la Phoenix Height, dietro al quale si nasconde una sottotrama di eroismo e di tradimento, di crudeltà e di trame oscure.

venerdì 22 giugno 2012

Curse of the golden flower / 满城尽带黄金甲 ( Zhang Yimou / 张艺谋 , 2006 )

Giudizio: 7/10
Follia e potere

Dopo la parentesi intimistica di Riding alone for thousands of miles, Zhang Yimou torna al kolossal storico epico sulla falsariga di Hero e House of Flying daggers con questo fantasmagorico dramma storico ambientato durante la tarda dinastia Tang ( anche se un improvvido riferimento storico citato all'inizio del film , solo nella versione europea, potrebbe creare qualche confusione storica).
Curse of the golden flower, semplicisticamente reso in un ovvio quanto fuorviante La Città proibita nella versione italiana, è anzitutto un film eccessivo: colori abbaglianti, costumi sgargianti, moltitudini di comparse, impianto scenico che quasi sfiora il kitsch, kolossal dal budget enorme, ritratto di una residenza imperiale fuori da ogni schema ordinario nella sua maniacale descrizione di riti e di tradizioni; è tutto quello che erano i due precedenti wuxia moltiplicato per mille quasi in una folle corsa al parossismo scenico.

Cow / 斗牛 ( Guan Hu / 管虎 , 2009 )

Giudizio: 8/10
La guerra, l'uomo e la mucca

Seconda guerra sino-giapponese, montagne dello Shandong, l'aviazione giapponese ha appena raso al suolo uno dei tanti villaggi rurali adagiati sulle montagne: tutti morti, tranne Niu Er che vaga inebetito in mezzo alle macerie fumanti intrise di morte per ritrovarsi a rotolare in un fossato tra corpi carbonizzati e membra maciullate.
Con questa immagine , narrata con un ritmo incalzante che apparentemente stona con la tragicità degli eventi e che sfocia nel grottesco macabro, si apre Cow, lavoro del regista cinese Guan Hu.
Il macabro e il grottesco sfuma nel surreale nella scena seguente in cui vediamo comparire una mucca che abbatte a testate il muro di una casa: Niu Er e la mucca sono gli unici due superstiti del bombardamento e proprio quella mucca che il consiglio del villaggio in fretta e furia, nell'imminenza dell'attacco giapponese, aveva affidato a lui, in attesa che l'Ottava armate tornasse a riprenderla, diviene la protagonista del racconto insieme allo stralunato protagonista.

giovedì 21 giugno 2012

La pelle che abito ( Pedro Almodovar , 2011 )

Giudizio: 6.5/10
Gli indizi che fanno la prova

Se è vero , come recita un aforisma spesso usato nella letteratura thriller, che due indizi fanno una prova, La pelle che abito è il secondo dei due indizi che fa scattare la certezza della prova: Pedro Almodovar che già con Gli abbracci spezzati aveva , con una certa di delusione serpeggiante anche tra i suoi fan più accaniti, mostrato qualche cedimento, conferma il suo approdo ad una "maturità artistica" che non è necessariamente sinonimo di grande qualità.
Quello che emerge maggiormente da questa sua ultima fatica, che pure dei grossi pregi li ha, è proprio questa sensazione di qualcosa che non sgorghi diretta e impetuosa dal genio del regista ma che venga invece attentamente mediata, quasi studiata , filtrata e proposta in una livrea impeccabile ma privata , almeno in parte, di quel pathos dissacrante e un po' scorretto cui Almodovar ci ha abituato per lunghi anni attraverso i suoi lavori.

Design of death / 杀生 ( Guan Hu / 管虎 , 2012 )

Giudizio: 8/10
Lo scemo del villaggio

Anni '40, uno sperduto villaggio della Cina meridionale arroccato tra le montagne e percorso da strade polverose che sembrano mulattiere; il "Villaggio della lunga vita" come viene chiamato, vive nelle sue tradizioni ancestrali che gli consentono di avere tra la popolazione un grande numero di ultracentenari, la vita di tutti i giorni è scandita da regole ferree e da una comunione di valori; unica scheggia impazzita è Niu, un giovane che rifiuta le tradizioni, le regole, l'organizzazione della vita: il classico scemo del villaggio, irriverente e volgare che non si piega al conformismo e che tutti detestano al punto di  desiderarne la morte e di progettarla.
Grazie ad una trama tutt'altro che lineare, ricca di salti temporali, di flash back e di incastri, Guan Hu racconta l'indagine di un medico inviato sul posto per scoprire quale strana malattia abbia colpito la comunità.

martedì 19 giugno 2012

Cell phone / 手机 ( Feng XiaoGang / 冯小刚 , 2003 )

Giudizio: 6/10
Maledetti telefoni cellulari

Maestro indiscusso del cinema commerciale cinese, anche con Cell phone, lavoro del 2003, Feng XiaoGang fece incetta di premi e nomination in vari festival oltre che risultare il più grande incasso della stagione cinematografica in Cina.
Vero che il regista viene considerato in partia, alla stregua di Zhang Yimou, come una sorta di traghettatore della cinematografia cinese dai lidi della vecchia scuola ancora indissolubilmente legata al cinema di scuola sovietica alla modernità, però appare abbastanza inspiegabile il successo che puntualmente riscuote a vari livelli, considerata la qualità media dei suoi lavori.
Sicuramente convince più questo Cell phone che il ruffiano e lacrimoso Aftershock ad esempio, approdo ultimo del cinema ipercommerciale di Feng, il quale comunque è senz'altro un bravo mestierante in quanto il suo lavoro lo conosce più che bene.

domenica 17 giugno 2012

Scabbard samurai ( Hitoshi Matsumoto , 2011 )

Giudizio: 8/10
Samurai senza spada, buffone di corte

Un samurai in fuga, senza spada e senza moglie morta di malattia, braccato dagli sgherri del signorotto locale e tampinato da una figlioletta pedante e severa nel ricordargli l'onore perso e i suoi doveri per mettere riparo all'onta, infine catturato e condannato al suicidio rituale per i suoi misfatti; prima di fare ciò però la "clemenza " del signorotto gli concede una ultima chance: riuscire , entro trenta giorni, a far tornare il sorriso al giovanissimo figlio dello shogun, reso ebete e catatonico dalla morte della madre.
Una trama singolare, che si sviluppa su più livelli, sempre in bilico tra burla e dramma, che fa sorridere con la pancia ma che sa commuovere profondamente, questo è il succo del terzo lavoro di Hitoshi Matsumoto, personaggio poliedrico , un po' artista , un po' attore buffonesco, scrittore e personaggio televisivo, tanto simile ad un altro grande maestro del cinema nipponico come Takeshi Kitano, nella sua ecumenica concezione dell'arte.

venerdì 15 giugno 2012

Crazy dinner party / 饭局也疯狂 ( Shang Jing / 尚敬 , 2012 )

Giudizio: 6.5/10
Agatha Christie in salsa cinese

Il secondo lavoro come regista cinematografico di Shang Jing, già regista del divertente My own swordsman, trasposizione cinematografica di una serie televisiva di successo ideata e diretta dallo stesso regista, nonchè sceneggiatore del sorprendente remake di Zhang Yimou del film d'esordio dei fratelli Coen Blood simple, è una commedia brillante con qualche sfumatura black che in alcuni punti sembra addirittura volere fare il verso ai film tratti dai lavori di Agatha Christie.
Una trama dai tratti fortemente slegati, come trappole lasciate qua e là sul percorso, in cui si muovono una serie di personaggi curiosi e improbabili che si ritrovano tutti, come nei migliori casi dell'ispettore Poirot, in un lussuoso ristorante dal nome celestiale "Il giardino del paradiso"; il proprietario tira avanti tra notevoli difficoltà economiche, camerieri, cuochi e personale vario si ribella e si dimette in massa perchè privi di stipendio da molto tempo.

giovedì 14 giugno 2012

Guns N'Roses / 黄金大劫案 ( Ning Hao / 宁浩 , 2012 )

Giudizio: 7.5/10
Ning Hao si cimenta con la Storia

In attesa che la censura governativa sblocchi il suo film precedente, pronto da più di due anni, Ning Hao dirige questo Guns n' Roses, film dall'ormai consueto stile tipico del regista, ambientato negli anni dell'occupazione giapponese della Manciuria.
Trama di sicuro più lineare e più semplice rispetto all'usuale, con una storia che tratta a grandi linee della lotta di liberazione cinese, Guns 'n Roses è un lavoro di sicuro impatto, divertente e ben ritmato ma che rispetto ai precedenti lavori del regista appare un gradino al di sotto, se non altro perchè manca di quell'arditezza nella sceneggiatura e di quella ironia, spesso proiettata sugli aspetti sociali moderni, che facevano di Crazy Stone e Crazy Racer due lavori eccellenti e godibilissimi.
L'impressione, da più parti riscontrata, è quella di un lavoro che abbia voluto guardare con un occhio particolare il botteghino, prendendo spunto da un tema che suscita anzitutto del bel sano nazionalismo e non critiche velate alla Cina moderna.

Crazy Stone / 疯狂的石头 ( Ning Hao / 宁浩 , 2006 )

Giudizio: 8.5/10
Tutti pazzi per la pietra di giada

Tre anni prima di affermarsi definitivamente col bel Crazy Racer, Ning Hao, regista tra i più innovativi e bravi della recente Cinematografia cinese, aveva diretto , Andy Lau produttore, Crazy Stone, lavoro che probabilmente è superiore persino a Crazy Racer, pur essendone un autentico precursore in cui è presente la medesima vitalità narrativa che anima il lavoro seguente.
Film dal grande ritmo, dalla trama intrecciata e stratificata a voler quasi confondere lo spettatore accalappiandolo in un turbine di eventi, Crazy Stone è anch'esso una black comedy , nella quale sembra potersi rintracciare il Blake Edwards della Pantera Rosa e i fratelli Coen, in una struttura narrativa convergente in cui dei pezzi di storia che vagano quasi impazziti si fondono in un unico corpo sotto gli occhi di chi guarda.
La storia ruota intorno ad un prezioso monile di giada che viene ritrovato tra le macerie di una fabbrica in dismissione e che potrebbe salvare la fabbrica stessa dal fallimento qualora venisse  venduto ad una cifra iperbolica.

martedì 12 giugno 2012

Full circle / 飞越老人院 ( Zhang Yang / 张杨 , 2012 )

Giudizio: 8/10
Il riscatto della Terza Età

Quello che a prima vista può apparire come una lunghissima citazione, quasi un omaggio a Qualcuno volò sul nido del cuculo di Milos Forman, trasportato nella moderna Cina, è l'ennesima prova di bravura e di capacità narrative del regista cinese Zhang Yang, autore di quel Sunflower che rimane a tutt'oggi uno dei film più belli usciti dalla fucina dei registi della Sesta Generazione.
Sempre molto attento alle storie a forte impronta famigliare nelle quali giocano un ruolo fondamentale i rapporti parentali intesi come base della società cinese, Zhang stavolta costruisce un racconto che è anzitutto un sentito e doveroso omaggio alla terza età, a quella fascia di popolazione composta dai grandi vecchi che si caricano sulle spalle i loro fardelli pluridecennali.
Ambientato in una casa di riposo dove vivono numerosi anziani, ognuno con una piccola storia personale e famigliare alle spalle, quasi sempre fatta di abbandono e di solitudine, il film racconta , attraverso la metafora del viaggio e della realizzazione dei sogni ( o degli ultimi desideri), l'affermazione della propria identità di anziano e della dignità che tale fase della vita deve accompagnare.

lunedì 11 giugno 2012

Repeat, I love you [aka Shadows of love] / 影子爱人 ( Calvin Poon Yuen Leung / 潘源良 , 2012 )

Giudizio: 6/10
La favola della fioraia e della ricchezza

E' niente popodimenoche il grande Stanley Kwan a produrre questo terzo lavoro di Calvin Poon Yuen Leung, uno dei personaggi più versatili della scena hkese-cinese: attore, sceneggiatore, scenografo, coreografo e persino compositore musicale.
Repeat, I love you è una commedia sentimentale brillante che regala poco spazio ad altri generi, a parte un piccolo inserto in flash back in cui si racconta della guerra; viceversa abbondano tutte le situazioni tipiche della commedia, a partire dall'immancabile frenesia lavorativa alla ricerca del successo fino alla storia d'amore in stile Cenerentola, non facendosi mancare neppure il classico ballo in pompa magna.

sabato 9 giugno 2012

I do / 我愿意 ( Sun Zhou / 孙周 , 2012 )

Giudizio: 7/10
L'amore ai tempi di "Arricchirsi è glorioso"

E' ancora una volta una Pechino spesso rappresentata da interminabile code di autovetture ferme ai semafori delle immense vie che la circondano, oltre che dai suoi nuovi palazzi dalle architetture moderne, a fare da palcoscenico per uno dei film che in questo scorcio di 2012 ha raccolto tra i maggiori incassi al box office in patria.
Il regista Sun Zhou approda alla commedia brillante-sentimentale con un lavoro che per molti versi sembra volere richiamare alla mente la prova commediaiola di Johnnie To con Don't go breaking my heart: anche qui ambienti raffinati, vetrate immense,autovetture sgargianti, personaggi calati anima e corpo nel business secondo i migliori dettami del defunto compagno Deng Xiaoping "arricchirsi è glorioso"; ma tutto ciò sembra avere un prezzo che in molti, cineasti per primi, sembrano volere sbattere in faccia al popolo cinese: correre dietro al denaro e al lavoro forsennato per arricchirsi genera solitudini interiori, disagi affettivi, una forma quasi di schizofrenia che porta all'infelicità che neppure le valanghe di soldi e di successo possono nascondere per sempre.

Sukiyaki ( Tetsu Maeda , 2011 )

Giudizio: 6.5/10
In carcere ricordando il cibo

Si può sopravvivere in un carcere, tra ranci schifosi e ore interminabili, soltanto pensando per una volta l'anno al miglior pasto consumato nella propria vita? 
Per i protagonisti di Sukiyaki è proprio così:in galera per i motivi più svariati (risse, furti, percosse etc etc) ,in una sorta di rito iniziatico rigidamente gerarchico, si consuma l'ultimo giorno dell'anno il rito del racconto della loro migliore pietanza mangiata quando naturalmente erano fuori dal carcere; la graduatoria, gestita dal più anziano tra i detenuti si basa sul numero di deglutizioni rumorose che il racconto genera negli astanti; chi vince avrà la possibilità di scegliere i pezzi migliori del pranzo di capodanno, probabilmente l'unico appena decente che si serve nella galera.
Dietro ogni racconto con al centro una pietanza, quasi sempre semplice e popolare , non certo piatti da gourmet, si nascondono le storie dei personaggi: famiglia, amori, amicizie che fanno da contorno, ma in effetti ne sono il centro, del racconto gastronomico.

giovedì 7 giugno 2012

The day he arrives ( Hong Sang-soo , 2011 )

Giudizio: 6/10
Hong Sang-soo non punge più

Prosegue nella sua lenta e inesorabile deriva occidentalizzante la carriera cinematografica di Hong Sang-soo, regista che ha eletto ormai la Francia a sua seconda patria e che non manca mai di omaggiare, soprattutto negli ultimi lavori , il cinema francese d'autore.
In The day he arrives il processo di avvicinamento a tematiche ed atmosfere rohmeriane diventa profondamente tangibile, addirittura in maniera clamorosa sotto certi aspetti; però, ahimè, il regista coreano, che pure ottimi lavori ci ha regalato, dimostra di non possedere neppure l'ombra di quella profondità colorata di ironia con la quale il Maestro francese scomparso costruiva i suoi lavori.
Questa forte impronta autoriale conferita alle sue pellicole, fa perdere quello smalto di sarcasmo e di vera cattiveria che possedevano invece le sue opere più significative e soprattutto il restringere sempre più , film dopo film, il suo obiettivo sulla figura di un regista come protagonista , inizia quasi a configurarsi come una piccola ossessione.
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