lunedì 3 giugno 2013

It's me , It's me ( Satoshi Miki , 2013 )

Giudizio: 4.5/10
L'Io moltiplicato

Cosa penserebbe ciascuno di noi se scoprisse che esistono delle nostre copie che se ne vanno in giro per il mondo tranquille? E se poi scoprissimo che forse l'originale non siamo noi ma una di quelle copie?
Ed un evento del genere scatenerebbe più il narcisismo egocentrico o la confusione dei ruoli ? E come ci sembrerebbero gli altri "noi" che come noi non sono?
Il film di Miki Satoshi It's me, It's me contiene in fondo tutte queste e molte altre domande che affiorano in una atmosfera che si fa sempre più surreale man mano che la storia procede e purtroppo ben presto quelle che sembrano domande cosmiche si perdono in un racconto dove oltre le moltiplicazioni del protagonista, le chiacchiere, regna l'appiattimento e la noia.
Il protagonista del film Hitoshi (interpretato dall'idol Kazuya Kamenashi) da il via a questo surreale bailamme appropriandosi di un cellulare dimenticato in un bar: da qui, pensando di fregarsi un po' di soldi fingendosi il proprietario del telefono, scopre che esistono altri Hitoshi, per molti versi differenti da lui, quasi della facce diverse di una stessa realtà.

Da questo punto di partenza , che potrebbe anche essere foriero di argomenti interessanti, il regista però, beandosi di un surrealismo che più surrealista non si può, mette in piedi una storia priva non solo di alcuna logica ma anche debole dal punto di vista narrativo.
Miki Satoshi aveva saputo usare ambientazioni simili, seppur meno estremistiche, in Adrift in Tokyo, dirigendo un film bello e originale; qui , francamente, sembra essere andato un po' troppo oltre, mandando in fumo una idea che avrebbe potuto essere gestita meglio, associando ad un clima eccessivamente stralunato una serie di situazioni e di gag che però non riescono a reggere in piedi il film.
Alla fine nessuna risposta alle domande che ci siamo posti all'inizio è sembrata emergere, probabilmente non era nelle intenzioni del regista offrircele, però It's me, It's me appare tanto come una  occasione persa irrimediabilmente, inseguendo uno stile singolare ma troppo spesso arido.

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