mercoledì 12 febbraio 2014

The Constable / 冲锋战警 ( Dennis Law Sau-yiu / 罗守耀 , 2013 )

Giudizio: 5.5/10

I poliziotti  sono da tempo immemore protagonisti immancabili della scena cinematografica di Hong Kong: fiumi di celluloide, storie costruite intorno ad eroi dalla più svariate forge, presenza costante in film di azione , thriller e polizieschi vari.
Non fa quindi notizia l'ennesimo lavoro imperniato sulla figura di un poliziotto quale è The Constable di Dennis Law.
Quello che rende il film , almeno nelle intenzioni, a suo modo originale è il profilo narrativo con cui si vuole raccontare la storia di questo poliziotto, ormai avanti con gli anni e vicino alla pensione.
Niente infiltrati e neppure poliziotti duri e puri, niente amicizie virili e tanto meno propensione al sacrificio: in questa pellicola Kuen, il protagonista, è un uomo semplice, che ha scelto di stare dietro alla scrivania come responsabile del parco auto della polizia, dopo una militanza come investigatore, per potere avere più tempo per accudire il figlio malato di cuore e affetto da ritardo mentale, dopo che la moglie li ha abbandonati entrambi.
Finito il lavoro di corsa a casa, a Shenzhen, perchè le case ad Hong Kong costano troppo ( e il regista lo sa bene...), pronto a mettersi ai fornelli per cucinare al giovane ragazzo; l'unico aiuto che riceve è quello di una giovane che si prende cura del figlio quando lui è al lavoro e che sembra essere divenuta un surrogato di figura materna.

Ma Kuen è poliziotto dentro e quindi, sebbene non faccia parte delle sue mansioni, non si tira indietro nel difendere le persone da aggressori notturni o a risolvere pericolose liti famigliari.
Diciamo che Dennis Law cerca di costruire un personaggio più simile ad un poliziotto di quartiere che ad un frenetico detective anticrimine, sulla falsariga del protagonista di Beijing Blues di Gao Shunqu, una sorta di antieroe molto comune e per nulla sopra le righe.
La scelta finale di Kuen di tornare sulla strada , a rincorrere i banditi, ad un passo dalla pensione è solo un gesto di ribellione verso una vita troppo piatta per poter tornare a sentirsi un benefattore.
Sì perchè , ed è il grossissimo limite del film, la figura di Kuen è troppo prossima alla santificazione: amorevole padre di famiglia, integerrimo verso la babysitter del figlio che chiaramente è attratta da lui, sensibile ai turbamenti caratteriali del suo giovane collega un po' imbranato; quello che ne risulta è un quadretto fin troppo rassicurante.
Se a questo aggiungiamo non tanto i momenti di azione , autentici brani da b-movie, quanto delle situazioni e delle sottotrame appena accennate che sembrano esistere solo per colmare gli spazi morti, otteniamo un lavoro che di buono ha solo il tentativo di volere guardare la figura di un poliziotto sotto un profilo meno epico e più umano: ma le intenzioni ben presto si sciolgono come neve al sole e alla fine di The Consatble si ricorda: la rimarchevole prova di Simon Yam ( e questo non sorprende più di tanto ormai) qualche duetto famigliare tenero ( i due che vanno a dormire uno con la maglia di Cristiano Ronaldo, l'altro con quella di Leo Messi) e poco altro.
Quello che difetta è proprio il corpo narrativo e la sceneggiatura che non sanno sostenere una idea di partenza che ha la sua validità.

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