lunedì 16 giugno 2014

Ace Attorney ( Miike Takashi , 2012 )

Giudizio: 6/10

Chi scrive non è appassionato di videogiochi, quindi è completamente all'oscuro di quello cui Miike Takashi si ispira per la realizzazione di questo film, evenienza tutto sommato favorevole per potere valutare il lavoro del regista giapponese, altrimenti  troppo condizionato sarebbe il giudizio dall'inevitabile paragone con la fonte ispirativa.
Una cosa è certa: Miike continua imperterrito il suo lavoro di rivisatazione che spazia dai manga agli yakuza movie, dal film truculento e violento fino, con questo Ace Attorney, ai videogiochi.
E' ormai una sorta di missione artistica quella di Miike finalizzata a trovare in altre forme espressiva lo spunto per i suoi racconti.
Ace Attorney è un lavoro in cui la mano del regista si nota forse meno, muovendosi nelle sabbie mobili del thriller più classico a forte ambientazione processuale: nella sua struttura insomma un lavoro abbastanza convenzionale dove però il regista ce la mette tutta per lasciare la sua firma inconfondibile.

Phoenix Wright è un giovane avvocato alle prese con la piega che ha intrapreso la giustizia in un futuro non si quanto lontano: troppi reati e troppa delinquenza, quindi processi rapidi, quasi sommari da svolgersi in tre giorni di acceso dibattimento, dopo di che il giudice emette seduta stante il verdetto.
Avversario di Phoenix nel ruolo di procuratore è Miles Edgeworth un vecchio compagno di scuola, battagliero accusatore nei processi che si svolgono in aule buie e vintage con tanto di coriandoli che cadono dal cielo al pronunciamento della sentenza.
Ma quando Miles sarà alla sbarra per un accusa di omicidio, Phoenix sarà l'unico che lo vorrà difendere, sebbene questo comporti il fronteggiarsi con Manfred Von Karma, storico procuratore che in 40 anni non ha mai perso una battaglia.
L'episodio che vede Miles accusato non è altro che l'ultimo tassello di un intricato giallo in cui alla fine sono coinvolti tutti e che va a riportare a galla eventi avvenuti 15 anni prima.
Nonostante la storia che si complica sempre più e che sembra volere richiamare quei gialli processuali alla Grisham, Ace Attorney non perde mai occasione per riportarci in quell'ambito quasi surreale che fa da tessuto connettivo alla storia: gli ologrammi che mostrano le prove in aula, le capigliature, gli abbigliamenti, i cappelli, certi personaggi fuori le righe, tutto concorre a creare un clima quasi clownesco nel quale Mikke pianta le basi per il thriller, non dimenticando mai però di ricordarci da dove viene questa storia, un racconto fantastico che sembra a volte volgersi al fantasy.
Nel complesso, come detto, il film è abbastanza convenzionale, come lo può essere un lavoro di Miike che non sa rinunciare a una bella dose di visionarietà e di gusto dell'assurdo, sembra nascondere qualche occhiata sarcastica all'amministrazione della giustizia, racconta di buoni e cattivi, di amicizie e di crudeltà e si chiude con un bel pistolotto, tutto sommato dozzinale, sui ruoli contrapposti di avvocato e procuratore.
Film sperimentale quindi, dalle sfaccettature variegate in cui emerge chiara la ricerca da parte di Miike Takashi di nuove forme di rappresentazione cinematografica; lavoro che offre qualche spunto ben fatto e che soprattutto visivamente ha il suo valore, ma che, contestualmente , mostra una scarsa forza espressiva, caratteristica questa che in Miike, di solito, non manca mai.


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