giovedì 12 giugno 2014

Coming Home / 归来 ( Zhang Yimou / 张艺谋 , 2014 )

Giudizio: 7.5/10

Hanno scelto la prestigiosa e alquanto rassicurante platea di Cannes per riformare uno dei binomi più famosi che è stato per tanti anni l’emblema del Cinema cinese  : Zhang Yimou e la sua musa Gong Li dopo nove anni tornano a lavorare insieme e già questo è sufficiente per creare pathos intorno a Coming Home, ultima fatica del regista cinese, lavoro intorno al quale si è scritto di tutto in fase di giudizio artistico.
Molte delle critiche che vengono rivolte a Zhang riguardano il suo eccessivo allontanamento dalle tematiche che impregnavano i suoi film fino ad un decennio fa e il suo ammorbidimento rispetto al potere politico, una sorta di abiura in favore di tematiche meno impegnative; osservazione che lascia il tempo che trova perché il tempo, appunto , passa, il mondo intorno a noi cambia e rimanere aprioristicamente ingessati nelle proprie idee artistiche  non ha più alcun senso: è vero Zhang probabilmente è pacificato con il potere forte del suo paese, ma non per questo il giudizio sui suoi film deve essere condizionato.

Tale premessa si rende necessaria perché Coming Home è film che si presta facilmente alla trappola ideologica e , come aveva fatto con il meno convincente Under The Hawthorne Tree, il regista cinese parte da una precisa localizzazione storica per poi inserirvi una storia personale che inevitabilmente coi fatti accaduti in quegli anni entra in collisione.
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies.it

2 commenti:

  1. A me è piaciuto parecchio, e non comprendo le critiche che ha ricevuto. Una versione cinese di "Amour" (con echi di "Memento"), con un finale davvero commovente...

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  2. Le critiche nascono dal fatto che adesso è di moda considerare un regista cinese bravo (ma anche uno scrittore, si vedano le polemiche per il Nobel a Mo Yan) solo se è spudoratamente anti-regime.
    Il film ha il suo indubbio valore e qualcuno deve mettersi in testa che nell'arco di una carriera è possibile che muti lo sguardo di un regista; ma si sa , certi circoli festivalieri preferiscono gente come i Dardenne che fanno da 20 anni lo stesso film.

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