martedì 30 settembre 2014

The Midnight after / 那夜凌晨,我坐上了旺角開往大埔的紅van ( Fruit Chan / 陳果 , 2014 )

Giudizio: 7/10

Quello che è uno degli autori più tradizionalmente HKesi fin nel midollo, torna sul palcoscenico internazionale dopo anni di silenzio rotto solo da brevi intermezzi con un lavoro controverso, al limite dell'ambiguità, plurisfaccettato dove la metafora sociale e politica va a braccetto con l'umorismo derivato dalla ardita mescolanza di stili e generi, talmente ardita da proporre persino canoni sci-fi ben poco utilizzati nel suo cinema personale , sebbene il suo ultimo lavoro, un mediometraggio inserito nella raccolta horror Tales from the Dark , sembra quasi esserne una anticipazione, e in quello più ampio del panorama cinematografico di Hong Kong.
Dopo aver splendidamente raccontato lo smarrimento HKese di fronte all'handover in chiave spesso sociale, questa volta con The Midnight after Fruit Chan va oltre: prima di tutto smaterializza l'amata Hong Kong, la libera dal suo chiassoso e vitalissimo fascino per immergerla in un clima spettrale: il film inizia con le strade di Mongkok, dove la vita non dorme mai per calarsi ben presto in una città deserta, uno scenario quasi post-apocalittico, dove ogni segno di vita scompare; una Hong Kong che si specchia nel suo negativo esistenziale è questo che accoglie un piccolo manipolo di personaggi , i più svariati, che si ritrovano su un minibus che da Mongkok porta a Tai Po, appena questo esce dal tunnel che porta verso i Nuovi Territori.

venerdì 26 settembre 2014

Sivas ( Kaan Mujdeci , 2014 )

Giudizio: ng

Questa è una recensione politicamente scorretta.
Lo è perchè, come rarissimamente avviene al cronista, l'impulso ad uscire di sala dopo mezzo film è stato ben più forte del dovere masochistico della visione.
Ma il cronista ormai, dopo decenni vari, modestamente, conosce i suoi polli e per fortuna raramente prende un abbaglio.
Il titolo di questa recensione potrebbe essere: " Il nulla ammantato di argento (dalla giuria)".
Zone rurale e montagnosa della Turchia, bifolchi che vagano, un ragazzino con una bella faccia da schiaffi che si incavola perchè non gli hanno assegnato il ruolo del Principe nella recita scolastica di Biancaneve, bensì molto più miseramente quelle di uno dei nani, lo stesso ragazzino che gironzola prendendo a calci le anatre, tirando sassi ai cani, bastonate alle mucche e quasi accoppando un vecchio cavallo; poi siccome c'è un limite al nulla il colpo di genio dei combattimenti tra cani e il ragazzino, magia ! , si affeziona al povero quadrupete maciullato; fidate fonti riferiscono il ripetersi in loop di questo schema che ha come sottofondo la catarsi del ragazzino e del cane mezzo morto.

giovedì 25 settembre 2014

One on One ( Kim Ki-duk , 2014 )

Giudizio: 5/10

Seppur relegato alla sezione collaterale Orizzonti, anche quest'anno Kim Ki-duk trova modo di fare la sua comparsata alla Mostra Cinematografica di Venezia dove due anni ottenne il Leone d'Oro con Pieta , illudendoci che forse qualcosa di positivo tornava a galla dal fondo della palude; con One on One invece il regista coreano sembra più essere incanalato nel flusso di Moebius che in quello del lavoro con cui vinse a Venezia.
One on One è infatti film che delude, confuso, un coacervo di tematiche appena accennate tenute insieme solo da uno sfoggio di violenza per lo più gratuita che non richiama certo la violenza ancestrale e torbida che animava i primi lavori del coreano.
La storia sembra più un pretesto per gettare ai quattro venti riflessioni sociologiche, politiche ed esistenziali, in quanto di fatto è un loop di circa due ore che ci presenta un gruppo di personaggi (un branco di disperati scopriremo poi) che decidono di farsi giustizia da soli con gli autori di un brutale assassinio di una giovane ragazza.

domenica 21 settembre 2014

In the Basement [ aka Im Keller ] ( Ulrich Seidl , 2014 )

Giudizio: 9/10

Lasciata alle spalle la trilogia Paradise, Ulrich Seidl presenta alla Mostra del Cinema (rigorosamente fuori concorso, chissà perchè...) il suo ultimo lavoro, ufficialmente definito documentario, sebbene stile , tematiche e personali elucubrazioni siano pienamente in linea con quanto il regista austriaco ha portato da sempre sugli schermi.
Documentario, tecnicamente, lo è, perchè i personaggi della storia raccontata sono autentici con tanto di nome e cognome; per chi conosce e soprattutto ammira Seidl, però , tutto ciò appare decisamente marginale: In the Basement è infatti un film vero, che risulta una coerente ed ovvia continuazione dell'opera del regista capace di andare oltre gli schemi di catalogazione.
La genialata di Seidl sta nella scelta di dare vita e corpo alle più intime ossessioni e perversioni dei suoi connazionali, relegandole nelle cantine , negli antri oscuri sotterranei, nelle viscere delle abitazioni, laddove sembra raccogliersi ogni oscuro e intimo sentimento dell'animo umano.
Nonostante sia tacciato cronicamente di gratuita provocatorietà, Seidl riesce nell'impresa di far apparire quasi normale e spontanea la carrellata di personaggi che come creature sotterranee vivono nelle viscere delle pulite e ordinate case austriache.

venerdì 19 settembre 2014

Flowers of Taipei - Taiwan New Cinema ( Hsieh Chinlin , 2014 )

Giudizio: 7.5/10

Nei primi anni 80 Taiwan era di fatto una colonia americana; cinema , televisione, musica, tutto  era a stelle e strisce,a seguito dell’importante ruolo che gli USA ebbero nel proteggere l’isola dalle pretese territoriali cinesi.
Quando dal 1983, come una sorta di magica ribellione e di ricerca di una identità, alcuni cineasti, primi tra tutti Hou Hsiao Hsien e Edward Yang, inaugurarono, probabilmente involontariamente, una nuova stagione cinematografica che vedeva il ritorno a tematiche e stili più consoni a Taiwan, la rinascita cinematografica fu stupefacente: il Nuovo Cinema Taiwanese nasceva così e produsse lavori di inestimabile bellezza e valore fino a ricevere la consacrazione definitiva con il Leone d’Oro a Hou Hsiao Hsien per City of Sadness nel 1989, testimonianza che ormai quella corrente cinematografica aveva superato i confini angusti di Taiwan.

La regista taiwanese Hsieh Chinlin presenta a Venezia un documentario che racconta quel magico periodo che tanta importanza ebbe nel panorama cinematografico non solo asiatico : lo fa attraverso un lavoro che si basa su numerose interviste , confronti, dialoghi con registi e critici cinematografici di ogni parte del mondo, da Kore-eda Hirokazu a Kurosawa Kiyoshi, da Olvier Assayas a Marco Muller, da Jia Zhangke a Wang Bing, solo per citarne alcuni.
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies.it

giovedì 18 settembre 2014

The Coffin in the Mountain / 殡棺 ( Xin Yukun / 忻钰坤 , 2014 )

Giudizio: 8.5/10

Colpevolmente relegato in una delle sezioni collaterali ( Settimana della Critica ) della Mostra di Venezia in conseguenza dei singolari e curiosi criteri di selezione, The Coffin in the Mountain è risultato uno dei migliori lavori visti all'interno della intera rassegna, ponendo il giovane regista Xin Yukun all'interno di quel gruppo di giovani cineasti cinesi indipendenti , che seppur con alcune difficoltà, si stanno affermando nel panorama cinematografico mondiale, grazie a lavori validissimi.
Occhio quindi a questo giovane regista: ha posto bene le basi con questa opera prima sorprendente che ha il raro pregio, ancora più da sottolineare in questa Mostra piuttosto piatta e grigia, di stupire entusiasmando.
Il racconto si svolge in una piccola comunità di montagna nel sud della Cina ed ha come reale protagonista una bara: è il baricentro di tutta la narrazione. intorno ad essa ruotano alcune storie intrise di legami famigliari, di segreti, di passioni e di meschinità, curiosamente orchestrate da donne dalla forte personalità oltre che animate da una singolare perfidia.

martedì 16 settembre 2014

Intervista a Hsieh Chinlin

Abbiamo incontrato la regista taiwanese Hsieh Chinlin a Venezia 71, dove era presente col suo documentario Flowers of Taipei-Taiwan New Cinema , interessante e appassionato lavoro che ripercorre , attraverso le testimonianze di registi, produttori e critici cinematografici, quello che fu un breve ma intensissimo periodo di fulgore del Cinema di Taiwan che molto influenzò il panorama cinematografico internazionale.
La regista ci ha raccontato di come è nato ed è stato sviluppato il progetto, del significato di quella stagione cinematografica, della sua esperienza a Venezia e della sua idea di cinema.
L'intervista può essere letta su LinkinMovies.it

sabato 13 settembre 2014

Good Kill ( Andrew Niccol , 2014 )

Giudizio: 4.5/10

Combattere la guerra da casa, avendo l'illusione di trovarsi sui campi di battaglia tra missili e nemici nascosti: la tecnologia ormai ha modificato in maniera totale anche quella che è da sempre l'attività più antica sulla faccia della terra; passare dai jet carichi di bombe e missili in perenne missione al joystick di una consolle davanti a monitor e pulsanti, questo è il destino del Maggiore Tommy Egan dell'aviazione americana.
In un container nel deserto del Nevada , a due passi da Las Vegas, seduto comodamente su una poltrona, manovra i droni che comunicano le coordinate ai missili per colpire gli obiettivi in Afghanistan, Pakistan, Yemen e nei vari teatri di guerra dove è impegnata la superpotenza americana.
Per Egan questo è frustante, poco importa che finito il lavoro se ne può tornare dalla bella moglie e dal figlio e starsene comodamente nel giardino della bella abitazione con gli amici intorno al barbecue; gli manca la guerra vera, l'esaltazione di guidare un caccia, la lontananza da casa.

venerdì 12 settembre 2014

A Pigeon sat on a branch reflecting on existence ( Roy Andersson , 2014 )

Giudizio: 7/10

Nell'inquietante e deludente Palmares della Mostra del Cinema di Venezia, il Leone d'Oro a Roy Andersson per il suo piccione che osserva riflettendo l'esistenza umana è probabilmente l'unico lavoro meritevole di un riconoscimento: più consono sarebbe stato il Premio alla Regia, perchè il lavoro del regista svedese gioca proprio nell'aspetto più squisitamente tecnico le sue carte migliori grazie ad una regia originale e personalissima.
La trentina di quadri che Andersson presenta con il suo inconfondibile stile sono una lunga osservazione distaccata sugli aspetti più vari dei comportamenti umani, cercare una trama seppur esile è ardua impresa, ove si eccettuino le figure dei due venditori che in qualche modo tengono insieme flebilmente i frammenti cinematografici raccontati dal regista.

Intervista ad Ann Hui




"Non mi dispiace il cinema hollywoodiano, ho amato il Dottor Zivago  Lawrence d’Arabia  o West Side Story, però preferisco fare film in cui ci sia anche una ricerca sperimentale formale, qualcosa che vada oltre la spettacolarità e l’effetto visivo, cosa che nei kolossal manca; a me interessava sperimentare raccontando la biografia di questa scrittrice in modo personale."
L'intervista completa può essere letta su LinkinMovies.it

The Golden Era / 黄金时代 ( Ann Hui / 许鞍华 , 2014 )

Giudizio: 8/10

Le ultime luci della ribalta al Lido si sono accese per Ann Hui e il suo  lavoro The Golden Era, presentato fuori concorso e come film di chiusura; la grande regista di Hong Kong , uno dei pilastri della New Wave degli anni 80-90 ha confezionato un film affascinante, nonchè impegnativo, che si impernia sulla biografia di Xiao Hong , scrittrice e poetessa cinese, uno degli elementi di spicco del movimento culturale che animò i primi anni della neonata Repubblica Cinese, morta all'età di soli 32 anni ad Hong Kong.

Partendo dalla sua infanzia nella natia Manciuria, segnata da un padre dispotico e dall'amore di un nonno saggio ed affettuoso, il racconto segue il peregrinare della ragazza da quando, causando scandalo, abbandonò la famiglia rifiutandosi di sposare l'uomo che le avevano scelto, per rifugiarsi ad Harbin; in seguito, scandite dalla invasione giapponese e dalla guerra, le sue fughe toccarono svariate città della Cina centro-meridionale. Durante questa tappe Xiao Hong strinse legami amorosi con alcuni dei suoi amici e colleghi scrittori, primo fra tutti quello con Xiao Jun che segnò indelebilmente la sua vita, per finire la sua esistenza ad Hong Kong tra le braccia dell'unico uomo che sposò tra i tanti amati.
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies.it

mercoledì 10 settembre 2014

Hill of Freedom ( Hong Sang-soo , 2014 )

Giudizio: 5/10

La giovane donna passa a ritirare un corposo pacco di lettere, allontanandosi per le scale queste cadono in terra e vengono raccolte alla rinfusa; questa è la scena madre del film e attenzione a non farsi sfuggire nulla della scena, perchè molti, il sottoscritto compreso, ci sono cascati come fessi.
Queste lettere non sono altro che il filo conduttore, quasi  la sceneggiatura del film : sono state scritte dallo spasimante giapponese della donna giunto in Corea per rincontrarla dopo che tempo prima si erano frequentati, ma siccome lei era in vacanza, lui ha pensato bene di piazzarsi in una pensione vicino casa della donna e nell'attesa scrivere lettere che raccontavano le sue giornate.
Diciamo pure che questo incipit è una idea brillante che crea la struttura del film: le missive, lette alla rinfusa, mostrano situazioni  non sequenziali con frequenti balzi temporali casuali.

martedì 9 settembre 2014

Nobi - Fires on the Plain ( Tsukamoto Shinya , 2014 )

Giudizio: 8/10

Giunto a Venezia preceduto dai soliti spifferi fuorvianti che bisbigliavano di uno Tsukamoto Shinya votato al genere bellico, la visione di Nobi-Fires on the Plain spazza via ogni dubbio: è un film pienamente incastonato nella ormai lunga fila di opere in cui il marchio d'autore è indelebile e riconoscibile dal primo fotogramma.
Anche parlare di remake del lavoro di Ichikawa Kon del  1959 , ispirato al romanzo di Ooka Shoei è pura mistificazione, se non altro perchè Tsukamoto da sopraffino artigiano del Cinema, uno dei pochissimi ormai, grazie al suo stile riesce a dare una lettura personale della storia e in chiave ben più onirica ed estrema.
La storia si svolge sul finire della Seconda Guerra Mondiale nelle foreste delle Filippine dove l'esercito giapponese è ormai in rotta, incalzato da ribelli e alleati: qui il soldato Tamura stremato e malato di tubercolosi viene cacciato da quello che resta della sua compagnia, all'ospedale da campo hanno altro di cui occuparsi e quindi elemosinando patate inizia il suo vagabondaggio in cerca di salvezza.
L'incontro con i resti di un altro plotone che cerca di ricongiungersi al resto delle truppe in una tragica ritirata gli offre forse un ultima possibilità di salvezza, sebbene i suoi nuovi compagni di viaggio appiano più come degli zombi derelitti alla deriva che asseriscono di essersi nutriti di carne umana per sopravvivere.

Intervista a Wang Xiaoshuai


"Il mio film esprime un contrasto tra un passato che non deve essere dimenticato ed un presente in cui molto è stato rimosso"

L'intervista completa può essere letta su LinkinMovies.it

lunedì 8 settembre 2014

The Postman's White Nights ( Andreji Konchalowskji , 2014 )

Giudizio: 5/10

Unico lavoro russo in concorso The Postman's white night di Andrej Konchalowskji regala alla fine della visone una forte sensazioni di inespresso: per stessa ammissione del regista il film è inizialmente inteso come un documentario a sfondo naturalistico ed etnologico, ma poi qualcosa , come vedremo, non ha funzionato e alla fine ci si trova di fronte ad un lavoro che lascia perplessi.

Il piccolo villaggio adagiato sulle rive di un lago immerso in una foresta verdissima della Russia ed i suoi abitanti sono il fulcro sul quale si basa tutta la pellicola; seguendo il postino nelle sue giornate di lavoro e non solo, Konchalowskji racconta un spaccato molto settoriale, minuscolo della vita rurale della Russia, laddove la modernità non esiste ancora.
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies.it

sabato 6 settembre 2014

Pasolini ( Abel Ferrara , 2014 )

Giudizio: 5/10

Premessa d'obbligo: va riconosciuta ad Abel Ferrara se non altro una bella dose di coraggio nel solo avere ideato un film su uno dei personaggi più importanti e controversi della cultura italiana del dopoguerra; che la figura di PierPaolo Pasolini sia una di quelle talmente irte di spine da rimanerne inevitabilmente feriti era assodato ben prima che Ferrara ci presentasse il suo lavoro, motivo per il quale non c'è da stupirsi che il risultato ottenuto è quanto meno contraddittorio.
Il regista decide di affrontare il problema da varie prospettive: la figura umana, quella più strettamente legata all'aspetto intellettuale, e quella della  ricostruzione di cronaca.
Se sulla prima molto del suo ce lo mette un eccellente William Dafoe, anche fisicamente e nell'aspetto, molto calato nella parte, quella che fa della digressione intellettuale-filosofica il suo perno risulta decisamente la migliore; peccato solo che il tutto si riduca ad una intervista e poche altre riflessioni tra l'altro ammantate di un certo snobismo da intellettuale di avanguardia che almeno in parte erano proprie del personaggio.
La Recensione completa può essere letta su LinkinMovies.it

venerdì 5 settembre 2014

Red Amnesia / 闖入者 ( Wang Xiaoshuai / 王小帅 , 2014 )

Giudizio: 8.5/10

Per la prima volta nella sua ormai abbastanza lunga e apprezzata carriera il regista cinese Wang Xiaoshuai calpesta il iRed carpet veneziano, dopo essere stato negli anni scorsi ospite con certa frequenza sia di Berlino che di Cannes.
Le voci che precedevano la premiere di Red Amnesia parlavano di film che mostrava una svolta commerciale , di thriller e altre amenità simili: nulla di tutto ciò, l'opera di Wang è un tipico e coerentissimo lavoro in cui non solo gli aspetti tecnici ma anche quelli narrativi hanno chiara l'impronta del suo autore.

La storia ci racconta di una anziana donna che vive a Pechino da sola dopo che il marito è morto da poco, ha due figli , uno sposato con prole e l'altro invece gay di cui vorrebbe ostinatamente continuare ad occuparsi; la sera, davanti alla ciotola di riso parla con il ritratto del marito della cui scomparsa non riesce a rassegnarsi.
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies.it

Le Dernier Coup de Marteau ( Alix Delaporte , 2014 )

Giudizio : 4.5/10

Se qualche dubbio leggendo il titolo sul suo significato esisteva, la visione di Le Dernier coup de marteau della francese Alix Delaporte, spazza ogni ombra: è la Sesta Sinfonia di Mahler la protagonista nascosta e strisciante della storia  nell'ennesimo lavoro francese proposto in concorso.
Victor è un ragazzino tredicenne che vive con la madre malata di cancro dentro una roulotte in riva al mare nei pressi di Montpellier; la sua passione è il calcio nel quale mostra un certo talento, è tipo taciturno ben conforme a quel clichè di ragazzini problematici che molto in voga sono nella Cinematografia contemporanea; scopre di avere un padre che dirige l'orchestra dell'opera di Montpellier che dieci anni prima abbandono lui e la madre, disconoscendolo.

Victor cerca di avvicinarsi al padre che a suo volta lo allontana inizialmente e poi invece riesce a costruire uno straccio di rapporto col ragazzino che mostra un crescente interesse per la musica classica.
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies.it

Revivre ( Im Kwon-taek , 2014 )

Giudizio: 7.5/10

La presenza di Im Kwon-taek, probabilmente il più grande cineasta coreano vivente, nobilita una Mostra, che ha detta dei presenti, finora non ha destato grandi entusiasmi. Revivre è presentato fuori concorso ed è lavoro di una solida drammaticità, rigoroso nella regia come è costume di Im che affronta varie tematiche e che solo nei fotogrammi finali mostra una incertezza piccola ma da sottolineare.

E' la storia di un uomo ultracinquantenne, dirigente di una grande azienda produttrice di cosmetici, la cui moglie dopo un paio di interventi chirurgici al cervello giace sul letto di morte; attraverso lunghi e ben articolati flash back seguiamo la storia della malattia della donna, dell'impegno dell'uomo nel prestarle assistenza, ma anche la nascita di una attrazione celata verso una giovane collaboratrice.
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies.it

martedì 2 settembre 2014

Paradise:Hope ( Ulrich Siedl , 2013 )

Giudizio: 7.5/10

La protagonista di Hope, ultimo capitolo della Trilogia di Ulrich Seidl è Melanie, adolescente corpulenta, figlia di Teresa e nipote di Anna Maria , le protagoniste dei due precedenti capitoli, che durante la vacanza keniota della madre in cerca di sesso facile ed illusioni d'amore, viene inviata in un improbabile quanto grottesco campo estivo per ragazzini obesi dove disciplina e sacrificio dovrebbero aiutarla a perdere peso.
Melanie , al pari dei suoi coetanei, non sembra riporre grande fiducia nei metodi utilizzati nel campo, per cui ben presto il raduno di tanti ragazzini, spesso inevitabilmente problematici viste le dimensioni corporee, si trasforma in un'occasione per confrontare la proprie insoddisfazioni e i problemi famigliari e per filosofeggiare sulle prime , vere o millantate, esperienze sessuali e amorose.
La speranza di Melanie non è perdere peso, come si potrebbe ad un primo impatto credere, bensì dare corpo ai primi turbamenti amorosi innescati dalla presenza del cinquantenne dottore del campo di cui la ragazzina si invaghisce. 
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