venerdì 30 gennaio 2015

First on the Moon ( Alexey Fedorchenko , 2005 )

Giudizio: 8.5/10

Nel 2005 , dopo tre anni di lavoro e all'età di 39 anni Alexey Fedorchenko dirige il suo primo lungometraggio che vede la luce in occasione della Mostra Cinematografica di Venezia, sezione Orizzonti, dove riceve il premio, primo di una lunga serie, come miglior opera.
First on the Moon è opera esemplare e fondamentale nella cinematografia del regista russo, tra i maggiori dell'ex impero sovietico frantumato: dietro la sua particolarissima struttura si nasconde tutto il talento di Fedorchenko che apprezzeremo in forma diversa ma sempre abbagliante nei lavori seguenti.
La firma sotto i suoi lavori il regista russo la lascia sempre col quel suo tono che ondeggia tra il fantastico e il soave e First on the Moon è forse in tal senso l'opera più "pura".
Costruendo un documentario come se fosse una raccolta di filmati d'epoca (quasi tutti naturalmente inventati) il film racconta di una troupe giornalistica che sta indagando su una fantomatica sfera di fuoco caduta dal cielo sulle Ande in Cile nel 1938; durante le ricerche, nascosto in vecchio sterminato scantinato scoprono un archivio cinematografico contentente migliaia di filmati che dimostrerebbero come già prima della Seconda Guerra Mondiale l'URSS aveva dato il via ad un programma spaziale che avrebbe dovuto portare l'uomo sulla luna, quindi più di venti anni prima del leggendario volo spaziale di Yuri Gagarin.

mercoledì 28 gennaio 2015

Women who flirt / 撒娇女人最好命 ( Pang Ho Cheung / 彭浩翔 , 2014 )

Giudizio: 6.5/10

E' un prepotente ritorno alla commedia romantica nello stile di Love in a Puff prima e di Love in the Buff poi da parte di Pang Ho Cheung dopo la divagazione di Aberdeen che rimane il suo film forse più atipico; per dirigere Women who Flirt Pang si sposta nella Cina continentale, a Shanghai , e anche la scelta di scegliere il mandarino come lingua è un chiaro segnale da parte del regista di apertura verso il mercato cinese dove ha ottenuto un buon successo al botteghino.
La coppia protagonista di questa storia, che si svolge nel pieno della Shanghai tornata ai suoi fasti antichi grazie alle sue linee moderne e alle luci notturne, è composta da due vecchi amici , cresciuti insieme per una vita sin dai tempi del college, che per una sorta di cameratismo goliardico si sono sempre rapportati sul piano di una sincera amicizia; ora i due lavorano nella stessa azienda, una società di consulenza che valuta l'efficenza e la qualità dei ristoranti. Quando Marco mette al corrente Angie che ha una fidanzata taiwanese, ecco che il castello costruito per tanti anni cade, i sentimenti profondi e tenuti nascosti vengono a galla e per la donna rimane solo un disperato tentativo per cercare di tirare dalla sua parte quello che alla fine è stato sempre il suo unico amore.

lunedì 26 gennaio 2015

Leviathan ( Andrey Zvyagintsev , 2014 )

Giudizio: 8.5/10

Forte del Premio come migliore sceneggiatura a Cannes e della vittoria al Golden Globe, Leviathan si presenta come il più autorevole candidato alla vittoria agli Oscar che verranno assegnati a breve nella categoria riservata al miglior film in lingua straniera.
L'opera di Andrey Zvyagintsev è lavoro intenso, profondamente russo nella sua spiritualità, tragico per la tematica affrontata , addirittura stupefacente per la grandiosa presenza della forza della natura e della sua capacità di annullare tutto.
E' la storia di Kolya, ex militare, uomo burbero e irruento, che non vuole cedere la sua terra al satrapo locale di una piccola città affacciata sul Mare di Barents nel nord della Russia che ha il volto del sindaco e le maniere del classico malavitoso e imbroglione russo.
Viene aiutato nella sua battaglia da un ex commilitone ora avvocato nella capitale e nello stesso tempo deve tenere a bada il figlio adolescente la cui madre è morta e che vede con occhio ostile la nuova moglie di Kolya.

Il racconto è una spirale progressiva , lenta ma inesorabile di catastrofi personali per Kolya in cui c'è in gioco non solo la sua terra e la sua casa , ma anche gli affetti, le amicizie e la vita stessa.

domenica 25 gennaio 2015

Han Gong-ju ( Lee Su-jin , 2013 )

Giudizio: 8/10

Han Gong-ju è stato prima di ogni cosa un film-fenomeno: opera prima di Lee Su-jin, giovane regista indipendente con alle spalle qualche cortometraggio e tanta gavetta nell'ambiente cinematografico, ha girato il mondo nei vari Festival collezionando numerosi e importanti riconoscimenti, tra cui, il più prestigioso, il Tiger Award al 43° Festival di Rotterdam ma anche a Busan , al Blue Dragon Film Awards e dalla Associazione Coreana dei Critici; oltre a ciò il film , pur non spalleggiato da grandi case di produzione e distribuzione, ha riscosso anche un grande successo di presenze nelle sale.
Il motivo di tutto ciò, cosa abbastanza rara nel cinema coreano indipendente, risiede nella scelta di trattare un argomento che si ispira ad un fatto di cronaca accaduto in tempi pure abbastanza recenti che suscitò orrore ed esecrazione, uno di quei tanti fatti di cronaca che la società coreana sa regalarci con una certa continuità in cui il paese stesso si rispecchia guardando nel profondo della sua coscienza e della sua anima.
In effetti il tema trattato e le inevitabili conseguenze emotive che ne scaturiscono ponevano le premesse affinchè il film potesse ricevere attenzione sia dalla critica che dal pubblico, ma Han Gong-ju, è bene dirlo subito, non ha nulla di ruffiano e di furbo, escluso qualche aspetto che poi vedremo.

giovedì 22 gennaio 2015

Horseplay / 盜馬記 ( Lee Chi Ngai / 李志毅 , 2014 )

Giudizio: 5.5/10

Un ladro abile trasformista e galantuomo che sembra uscito da Mary Poppins ( Tony Leung Ka Fai), una giornalista invasata che si improvvisa segugio ( Kelly Chen), un poliziotto che il ladro ha sempre beffato e che ora fa il cuoco nella mensa della polizia (Ekin Cheng), una coppia di antiquari di Hong Kong e una di gemelle killer, lo sfondo di Hong Kong , Londra e Praga, un prezioso tesoro nazionale di epoca Tang da recuperare e l'immancabile trafficante di opere d'arte: mescoliamo il tutto in situazioni che cambiano ogni momento e che vorrebbero creare una trama intricata e abbiamo Horseplay, lavoro di Lee Chi Ngai, sapientemente lanciato proprio nell'anno del Cavallo che sta per concludersi.
Il girovagare per mezzo mondo vorrebbe conferire al film un certo ritmo e una peculiarità che però stentano ad affermarsi, col risultato che Horseplay è fondamentalmente una commedia in cui azione e thriller sono dei puri orpelli ornamentali.


lunedì 19 gennaio 2015

The Little House ( Yamada Yoji , 2014 )

Giudizio: 8/10

Il sottile fumo che spunta dalla ciminiera del forno crematorio è quello di Taki, una anziana signora nubile morta dopo avere messo nero su bianco, su pressione del nipote, la storia della propria vita; il giovane nipote Takeshi diventa così il cantore ed il narratore di una vita sì semplice ma che ha attraversato nel corso del ventesimo secolo le tappe storiche più importanti e drammatiche della storia giapponese.
Taki è una giovane ragazza di un piccolo villaggio montano, d'inverno perennemente sepolto dalla neve, e come abitudine in quegli anni viene mandata a servizio presso una famiglia agiata di Tokyo che abita in una bella casa dal tetto rosso su una collina, destino si badi bene tutt'altro che gramo per le vedute dell'epoca in quanto fare la donna di servizio assicurava agiatezza e se eri fortunata anche la possibilità di trovare marito e mettere su famiglia.
Dietro l'incalzare pressante di Takashi, Taki inizia a scrivere la sua sua storia che è sì un racconto del Giappone a cavallo tra la Guerra e l'invasione della Cina e la Seconda Guerra Mondiale con tanto di riflessioni sull'ideologia imperialista nipponica, ma è anche, e forse soprattutto, il racconto di una vita semplice , silenziosa, vissuta all'ombra della famiglia presso cui prestava servizio e nella quale trova il suo piccolo microcosmo in cui si agitano passioni e speranza delusioni e amori.

domenica 18 gennaio 2015

Nameless Gangster:Rules of the Time ( Yoon Jong-bi , 2012 )

Giudizio: 7/10

Nei primi anni 80 il governo coreano dichiarò guerra alla malavita organizzata che era stata negli anni precedenti il suo braccio armato per risolvere questioni sporche in favore dei vari regimi dittatoriali, raggiungendo così un potere enorme: una guerra senza confine, con leggi speciali, detenzione illimitata e senza garanzie legali e con le proverbiali maniere spicciole tipiche coreane.
Nameless Gangster racconta tutto ciò: una storia che si dipana lungo un decennio sulla lotta che le autorità intrapresero contro la mafia di Busan, quasi una miniserie racchiusa nell'arco di due ore in cui Yoon Jeong-bi ha voluto infilare dentro anche tematiche diverse, probabilmente anche preponderanti rispetto al cardine centrale che ruota intorno ad un racconto con tinte da revival.
Tanto per essere chiari il film è ben lungi dall'essere quell'opera di denuncia come furono ad esempio i lavori degli anni 80 in Italia di Francesco Rosi o di Elio Petri improntati sulla commistione mafia-stato; Nameless Gangster è più una disamina su un pezzo di storia coreana nella quale sono ben evidenziate quelle che sono le caratteristiche tipiche di quella società: corruzione, violenza, dominio dei clan famigliari.

venerdì 16 gennaio 2015

The Continent / 后会无期 ( Han Han / 韩寒 , 2014 )

Giudizio: 6.5/10

Mancava solo il Cinema nel già ricco e variegato curriculum di Han Han, personaggio tra i più famosi in Cina, che al di là delle pittoresche e iperboliche definizioni di qualche giornale  che tende a fare opinione  che lo pone sistematicamente tra i 50 personaggi più influenti al mondo, o amenità simili, è personaggio che ha al suo attivo diversi romanzi, tutti successi editoriali clamorosi, un blog di quelli che tutti leggono, una produzione musicale e ,come non bastasse, anche una discreta bacheca di trofei conquistati nei rally automobilistici professionistici.
Un personaggio , insomma, a 360 gradi, di quelli che come fanno qualcosa animano discussioni , dibattiti e polemiche.
Con The Continent Han Han fa il suo esordio nel mondo cinematografico, raccontando una storia semplice che ha nel mito del viaggio il suo perno centrale: un road movie in piena regola , sebbene ben lungi dai modelli americani che ne hanno fatto un genere tra i più in voga e abusati.
La storia parte da un isolotto ormai semiabbandonato nell'est della Cina, dove tre amici decidono che è il momento di abbandonare il passato e lanciarsi verso la terra ferma: il pretesto è dato dal fatto che Hu Sheng, insegnante presso la scuola sull'isola si trasferisce a lavorare nel lontano ovest del paese, a lui si aggregano Ma Haohan, tenebroso e nichilista e Hu Sheng, un mezzo ritardato che però funge da narratore della storia e che ben presto abbandonerà gli altri due durante il viaggio.

giovedì 15 gennaio 2015

American Dreams in China / 中国合伙人 ( Peter Chan / 陈可辛 , 2013 )

Giudizio: 7.5/10

Dopo qualche divagazione attraverso generi a lui non abituali, Peter Chan ritorna a tematiche e situazioni più convenzionali alla sua cinematografia: American Dreams in China è infatti una commedia nella quale il regista accumula, a volte anche con un po' di confusione, temi a lui cari quali l'amicizia , la nostalgia, un deja-vu con qualche venatura autobiografica e tutta una serie di argomenti molto "cinesi".
La storia , che si svolge nell'arco di due decenni, vede come protagonisti tre amici che sin dai primi anni del collage condividono il sogno americano: studiare l'inglese, leggere i classici americani, ottenere il visto e abbracciare la terra promessa.
I tre incarnano tipologie diverse: Meng è ambizioso e con una forte considerazione di se stesso, Cheng viene dalla campagna dove la famiglia ha dovuto chiedere i soldi in prestito per mandarlo all'università, Wang è il più estroso dei tre e sfrutta lo studio dell'inglese per rimorchiare le ragazze.
Dopo svariati tentativi, mostrati nel loro aspetto quasi grottesco, solo Meng riesce ad emigrare, con l'idea che giunto in America e fatta fortuna non sarebbe mai più tornato.

martedì 13 gennaio 2015

The Parade ( Srdjan Dragojevic , 2011 )

Giudizio: 8/10

Film dalle premesse narrative quasi tragicomiche: la comunità gay serba sta organizzando il Gay Pride a Belgrado, dopo che i precedenti tentativi si erano conclusi in un pestaggio sistematico dei partecipanti da parte dei nazionalisti e dei neonazisti; siccome neppure la polizia, naturalmente percorsa da forti sentimenti omofobi, ha intenzione di offrire protezione , ecco la trovata di rivolgersi ad un ex eroe di guerra serbo, naturalmente omofobo anch'esso che gestisce una agenzia privata di bodyguard, naturalmente tutti ex militari ed omofobi.
La chiave per giungere a questo assurda decisione è la prorompente ed esuberante fidanzata dell'uomo che per il suo matrimonio si è rivolta proprio ad uno dei leader della comunità gay, regista teatrale fallito e che sbarca il lunario come organizzatore di eventi pacchiani; lo sporco patto è presto fatto: organizzazione del matrimonio gratis in  cambio di protezione.
Limun, l'eroe di guerra, però non riesce a convincere nessuno dei suoi scagnozzi, disgustati dall'idea e quindi deve mettere in piedi la più folle brigata che si sia mai vista: lui serbo che va a rimediare compari tra gli amici delle etnie nemiche contro cui ha combattuto.

sabato 10 gennaio 2015

Gun Woman ( Kurando Mitsutake , 2014 )

Giudizio: 6/10

Due uomini in macchina, diretti verso Las Vegas; uno è un killer che ha appena compiuto il suo sporco lavoro, l'altro è l'autista che ha il compito di condurlo nel Nevada per portare a termine un altro lavoretto.
La strada è lunga e quindi cosa c'è di meglio che raccontarsi la storia di un pazzo che vuole vendicarsi di un altro (più)pazzo?
La cornice introduttiva di Gun Woman sembra un pretesto narrativo alquanto dozzinale per dare vita alla vera storia che anima il film; ma attenzione non è così, la cornicetta tale non è , e scopriremo alla fine come sia invece parte cospicua di tutto il racconto.
Torniamo ai pazzi: uno psicopatico giapponese necrofilo, stupratore , assassino e quant'altro, figlio di un corrotto e spregevole personaggio arricchitosi in Giappone e ora morto che gli ha lasciato una eredità infinita da poter godere però fuori dal paese natale ( sporchi compressi nipponici...),   fa fuori la moglie di un medico che a suo avviso non ha curato a dovere il padre; ovviamente non la fa fuori con una pallottola in testa, bensì nel più abominevole dei modi cui il marito è costretto ad assistere prima di venire reso cieco ad un occhio e zoppo per le botte subite.

venerdì 9 gennaio 2015

No Tears for the Dead ( Lee Jeong-beom , 2014 )

Giudizio: 6/10

Quattro anni sono passati da quando The Man from nowhere sbancò il botteghino coreano con presenze ed incassi da capogiro ,  confermando le aspettative che il regista Lee Jeong-beom aveva lasciato intuire nel suo film d'esordio; con No Tears for the Dead il regista coreano riprende alcune delle tematiche utilizzate nel precedente lavoro, costruendo un action movie truce a sufficienza nel quale cerca di incastonare momenti da intimismo gangsteristico che sembrano avere come modelli certi personaggi del cinema HKese degli anni 90.
L'inizio del film ad esempio sembra proprio voler quasi sommessamente citare  il The Killer di John Woo ed anche la figura del protagonista risente profondamente dell'immagine a metà tra il maledetto e lo sporcamente romantico di certi eroi di Hong Kong.
Le similitudini con il precedente lavoro, che pure conteneva già questo richiamo al cinema d'azione HKese, sono molteplici: là la bambina era una via di fuga per il killer ed il legame che si creava era tutto nella solitudine e nella sovrapposizione dei drammi personali; in No Tears for the Dead la figura della ragazzina è una specie di fantasma sempre presente verso il quale oltre che il rimorso il protagonista prova anche un senso di comunanza a causa di suoi tristi trascorsi infantili.

giovedì 8 gennaio 2015

Blind Massage / 推拿 ( Lou Ye / 娄烨 , 2014 )

Giudizio: 8/10

L'ultimo lavoro del regista cinese Lou Ye, sempre più francese d'adozione, ha il suo riferimento letterario nel romanzo I Maestri di Tuina di Bi Feiyu , uno tra i letterati contemporanei  più importanti della Cina, vincitore di numerosi Premi sia in patria che all'estero dove i suoi lavori sono stati tradotti in svariate lingue.
Il riferimento , quindi, è piuttosto impegnativo, anche perchè l'opera di Bi Feiyu si presta a molteplici letture , prima tra tutte quella di esplorare il mondo dell'handicap visivo che crea una sorta di sovrastruttura esistenziale nella quale trova spazio il talento per il massaggio cinese.
Lou Ye però sgombra repentinamente il campo nella sua opera: l'aspetto dell'handicap diviene ben presto assolutamente marginale, solo le immagini sfocate, a volte, vogliono ricordare la condizione vissuta dai ciechi; viceversa è il magma sensoriale che anima i protagonisti, quasi tutti ciechi, il vero cuore del racconto.
La storia è filtrata attraverso il giovane Ma, rimasto cieco dopo un incidente di macchina in tenera età, il quale vive la sua condizione dapprima con disperazione e poi grazie alle scuole specializzate e al lavoro quasi con calma rassegnazione.

martedì 6 gennaio 2015

Kung Fu Jungle / 一个人的武林 ( Teddy Chan / 陳德森 , 2014 )

Giudizio: 6.5/10

Il senso più profondo di Kung Fu Jungle sta nei titoli di coda: un ringraziamento rivolto a personaggi che hanno fatto la storia del Kung Fu movie Hkese, molti dei quali presenti nel cast del film stesso e altri, come Jackie Chan e Liu Chia Liang, citati  con spezzoni di scene sparse qua e là nel contesto della pellicola; insomma il lavoro di Teddy Chan è anzitutto un revival dichiarato di un genere che ha fatto la storia della cinematografia e che sempre più va scomparendo, per lo meno nella sua impronta tradizionale che era poi l'espressione di una cultura ben caratterizzata.
Kun Fu Jungle è film che sia nella storia che nei suoi aspetti tecnici, seppur rivisitati nell'ottica dei moderni effetti speciali, rimanda al classico; tutto il film è incentrato sulla contrapposizione tra i due personaggi principali che è prima di tutto un confronto ideologico: arti marziali come disciplina ferrea di autocontrollo e di esaltazione dello spirito interiore contrapposta al concetto del Kung Fu come arma per uccidere.

lunedì 5 gennaio 2015

The Light Shines Only There ( O Mipo , 2014 )

Giudizio: 8/10

Tatsuo è un giovane che si è trasferito in una città marittima del Giappone oppresso e sconvolto nella mente da un incidente di cui si ritiene responsabile avvenuto in una cava dove lavorava come posa mine; passa il suo tempo vagando per la città tra sale gioco e alcool e un giorno il destino gli presenta il primo snodo cruciale della sua vita: tra un Pachinko ed un altro incontra Takuji, un giovane dall'atteggiamento chiaramente disforico e disturbato che lo invita a pranzo presso la sua casa, una baracca sul mare dove vive con la sua famiglia composta da un padre allettato da un colpo apoplettico che ha lasciato come esito una patologica tendenza al sesso , una madre ridotta a larva umana e una sorella che lavora in una industria alimentare part time e che la sera si vende in uno squallido bordello.
Un quadro , come si intuisce, da autentico film maledetto: il magnetismo che si esplica subito tra Tetsuo e Chinatsu, la sorella di Takuji, è esplosivo, ma tra i due le cose non possono andare per il verso convenzionale, troppo incancreniti sono i loro animi sotto il peso di una vita misera: inoltre Chinatsu è l'amante del datore di lavoro di Takuji che ha consentito al giovane di uscire di galera sulla parola.

sabato 3 gennaio 2015

The Snow White Murder Case ( Nakamura Yoshihiro , 2014 )

Giudizio: 7.5/10

Il cadavere di una giovane donna ritrovato in un bosco, trafitto da numerose coltellate e bruciato, un giovane reporter stagista presso una televisione che passa il tempo a cinguettare col suo smartphone presunte recensioni culinarie, una giovane collega della morta che contatta il reporter, suo vecchio amico, con l'intenzione di raccontare qualcosa che potrebbe essere utile per capire chi ha ucciso la povera ragazza: così inizia questo thriller molto atipico, percorso dalle venature stilistiche molto personali di Nakamura Yoshihiro, regista tra i più originali del panorama cinematografico giapponese.
Inizia da qui un racconto fatto di mille sfaccettature e prospettive: il reporter , armato di telecamera si reca dall'amica, e poi da altre conoscenti di Miki Noriko, la defunta; ma il nostro reporter non riesce a fare a meno di cinguettare e quindi quelle che sono , almeno in apparenza, notizie confidenziali, ben presto fanno il giro della rete e , ovviamente il colpevole è presto individuato: Jono Miki una collega di Noriko che avrebbe agito per gelosia e per vendetta amorosa.

giovedì 1 gennaio 2015

Balzac and the Little Chinese Seamstress / 巴尔扎克与小裁缝 ( Dai Sijie / 戴思杰 , 2002 )

Giudizio: 6.5/10

Due anni dopo avere dato alle stampe il suo primo romanzo in terra francese, dove viveva ormai da diciotto anni, Dai Sijie stesso porta sullo schermo Balzac and the Little Chinese Seamstress; in tutta la sua vita artistica il regista e scrittore cinese ha alternato opere di letteratura a lavori cinematografici nei quali è sempre preponderante l'aspetto autobiografico.
Raro caso di opera letteraria trasposta sul grande schermo dallo stesso autore, il film di Dai Sijie si pone per molti versi sulla scia di Chine,ma douleur, sua opera prima del 1989 in cui la rivisitazione della Grande Rivoluzione Culturale Maoista è filtrata attraverso gli occhi di un ragazzino inviato alla rieducazione in campagna.
Anche in Balzac, opera a forte impronta autobiografica, la storia si poggia sui medesimi cardini: due giovani diciottenni inviati tra le montagne, aspre e magiche, del Sichuan per un periodo di rieducazione finalizzato a scontare le colpe dei genitori, elementi appartenenti al ceto borghese e quindi nemici del popolo.
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