lunedì 23 febbraio 2015

Man on High Heels ( Jiang Jin , 2014 )

Giudizio: 7.5/10

Yoon è una leggenda della polizia di Seoul, un tipo tosto di quelli che affrontano senza battere ciglio orde di gangster riducendoli in polpette e che porta scritte sul fisico scultoreo le tracce delle numerose battaglie come abbiamo modo di vedere nell'incipit frenetico.
Ma Yoon, icona del machismo più sfrenato è ( segretamente) una donna nel corpo di un uomo: finita l'ultima missione si licenzierà per cambiare sesso dopo che già da un po' si sottomette a terapie ormonali.
Lo shock non può che essere grande nel vedere il tema del transessualismo trattato con tanta originalità ed in modo rivoluzionario e probabilmente al limite dell'offensivo per la Corea inguaribilmente maschilista.
La storia di Yoon è costellata dal crescente e doloroso disagio che gli procura questa situazione di guado in cui si trova, ma è anche dominata dall'opprimente ricordo della relazione amorosa avuta con il suo amico del cuore ai tempi del liceo che gli spalancò le porte sulla sua femminilità interiore.
E proprio quel ricordo , la tragica fine dell'amico e la promessa fattagli fa sì che per Yoon l'onore e la parola da rispettare possono perfino fermare la sua trasformazione e rinascita in corpo da donna.
Mentre nottetempo e di nascosto frequenta un pub popolati di transgender presso cui svolge una sorta di tirocinio per la sua nuova vita sotto la guida di esperte e affascinanti transex, Yoon deve risolvere il suo ultimo caso che lo contrappone ad una feroce banda di gangster nel quale sarà obbligato a rimettere in campo tutta la sua forza e la sua abilità da maschio vero per averla vinta.


Una cosa è certa: al di là del valore artistico intrinseco, High Heels è film che stupisce per i motivi che abbiamo citato; inserire una tematica da film sociale coi fiocchetti e con i fiorellini in un contesto da crime story anche piuttosto cruenta è scelta destabilizzante che a dire il vero spesso tende a sfuggire di mano a Jiang Jin; sta di fatto che però, pur con qualche limite narrativo essenzialmente dovuto alla pletorica presenza di troppe tematiche tutte insieme il film ha il suo interesse.
Il tormento di Yoon è ben dosato, raramente va oltre le righe , anzi spesso si tinge dei colori della sottile ironia ed inserito in un conteso di machismo estremo presenta una tragica dicotomia nella quale il personaggio si trova sballottato; la crime story da parte sua sembra volere rimettere le cose nei giusti binari di un classicismo cinematografico coreano fatto di violenza pesante che forse nel contesto generale stona abbastanza; l'amicizia virile che si crea tra il protagonista ed il suo giovane collaboratore e che sfocia quasi in adorazione persino quando questi scopre il segreto di Yoon sembra il passaggio finale di una accettazione personale ; i lunghi flashback sul passato del protagonista se da un lato hanno la funzione di mostrarci come sia nata la sua omosessualità, facendo quindi anche un po' di confusione sui reali termini della tematica complessiva, dall'altro appaiono troppo insistiti e ripetitivi; infine c'è la sottotrama che vede il rapporto di Yoon con la giovane barista che ogni tanto lui assolda nei suoi lavori che sembra spingere verso una deriva eterosessuale il nostro eroe.
Per fortuna il regista, grazie ad un epilogo sottilmente beffardo ed aperto, evita di cercare di coagulare tutti questi filoni del film in un unico botto finale.
High Heels è insomma un lavoro che sorprende, che mostra certamente coraggio e qualche pecca in cui indubbiamente un grosso segno lo lascia Cha Seung-won, capace di ben barcamenarsi tra un machismo di facciata e l'anelito femmineo, tra botte da orbi , citazioni un po' ardimentose ( pioggia battente ed ombrelli come il Wong Kar-wai di The Grandmaster  e Johnnie To di Sparrow) e efficaci make up.

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