martedì 3 marzo 2015

The Eternal Zero ( Yamazaki Takashi , 2013 )

Giudizio: 7/10

Trionfatore all'ultimo Far East Film Festival di Udine, The Eternal Zero è stato un evento che ha fatto largamente discutere ancor prima di vedere la luce sugli schermi: infatti il regista Yamazaki Takashi prende come fonte di ispirazione il romanzo di Hyakuta Naoki, personaggio tra i più in vista della corrente negazionista nipponica del massacro di Nanchino del 1937.
Il film sfrutta un clichè abbastanza utilizzato negli ultimi anni nella cinematografia giapponse, soprattutto per quanto riguarda opere che vanno ad indagare sulla storia del paese: si parte dal presente dove un giovane alla morte della nonna viene a sapere che quello che lui aveva sempre considerato il proprio nonno non è in effetti il padre biologico di sua madre per giungere al vero nonno morto durante una delle ultime battaglie della Seconda Guerra Mondiale, combattendo con le forze dell'aviazione dell'impero giapponese.
Incuriosito dalla notizia Kentaro decide di mettersi sulle tracce ormai lontane del nonno: se all'inizio quanto ascolta non è particolarmente edificante in quanto il nonno viene dipinto come un codardo da alcuni suoi ex commilitoni, ben presto però qualche altra verità viene a galla sulla storia del pilota: quello che per taluni era un codardo , uno che fuggiva dalla battaglia, per altri è stato invece una persona di grande carisma ed umanità, che aveva in mente durante la guerra soltanto il desiderio di salvare le penne e tornare presto a casa dall'amata moglie e dalla figlia in tenera età.

Tutte le quasi due ore e mezza del film si muovono attraverso questi flashback lunghissimi che sono i racconti degli ex commilitoni e che ci presentano un personaggio che poco aveva da dividere con il clima guerrafondaio e di perpetua ricerca della gloria eroica che permeava i militari giapponesi: il nostro eroe pilota amava la vita , voleva un futuro per se e per il suo paese e voleva che anche i suoi allievi, piloti mandati allo sbaraglio in battaglie sempre più disperate, pensassero altrettanto.
Perchè allora l'estremo gesto di volare sul suo Zero in una missione suicida?
Il dubbio ci viene spiegato, sebbene in modo un po' superficiale, ed in effetti è tutto il film che si muove in modo un po' confuso tra enfasi propagandista bellica e intimismo personale votato ad un chiaro pacifismo.
In Eternal Zero c'è indubbiamente la prosopopea bellica fatta di luoghi comuni e di patriottismo, ma c'è anche il ritratto di un uomo che con la guerra non aveva nulla a che fare, tacciato da un lato di codardia per questo e adorato dall'altro da coloro che riconoscevano la follia di una guerra ormai persa che serviva a produrre solo "eroi" buoni per la ipocrita propaganda.
Il finale , poi, va addirittura incontro ad una lettura quasi soprannaturale che vorrebbe enfatizzare ancora di più le due anime che fanno vivere il film.
Eternal Zero comunque è film valido , soprattutto nel suo aspetto tecnico: le ricostruzioni digitali delle battaglie aeree sono pregevoli e sembrano richiamare ai grandi classici bellici del dopoguerra; naturalmente non mancano i momenti di grande pathos, anche questi troppo enfatizzati, ma questo sembra ormai essere il modello col quale le nuove generazioni cercano di fare i conti con un passato terribile.
Se un difetto la pellicola ha è quello di volere troppo barcamenarsi tra un passato che non è stato certo superato ed un presente che stenta ancora a squarciare in maniera totale i veli stesi sulla Storia: per tale motivo Eternal Zero galleggia tra il film bellico classico fatto di eroismi  e il dramma personale ed intimo di un uomo anticonformista che nulla aveva a che fare col clima di fanatismo e che non metteva la patria e l'imperatore davanti a tutto, bensì la salvezza sua e della sua famiglia.


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